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Colombia, strage di difensori dei diritti umani durante la pandemia

Dall’inizio del 2020 in Colombia sono stati uccisi 100 difensori dei diritti umani, 28 dei quali dopo il 25 marzo, quando il governo ha imposto la quarantena obbligatoria.

Nel paese sudamericano i difensori dei diritti umani sono obiettivi facili da colpire. La pandemia ha solo peggiorato la situazione. Chi vuole eliminarli sa dove trovarli.

Danelly Estupiñán è una delle attiviste più note dell’Associazione delle comunità nere del dipartimento di Buenaventura, in Colombia.

L’anno scorso ha trascorso un po’ di tempo è stata fuori dalla Colombia, quando era diventato pubblico il piano di ucciderla, poi è rientrata per difendere la sua comunità di discendenti africani, contrastare il progetto di ampliamento del porto di Buenaventura, che significherebbe altri sgomberi forzati.

Tornata a Buenaventura, Danelly è stata sorvegliata, minacciata, fotografata quando usciva da casa.

Così, poco prima dell’annuncio della quarantena, si è trasferita in un luogo in cui non conosce nessuno e spera non sia riconosciuta da nessuno.

E intanto si pone delle domande: come resistere in questo clima d’impunità? Come difendere i diritti collettivi? Come proteggere i frutti e i raccolti? Come far rispettare il diritto di partecipare alle decisioni riguardanti le tue terre, quando sei in esilio interno e hai paura di essere assassinata ogni volta che esce di casa?

(Questo articolo riprende un testo scritto da Danelly per la rivista colombiana Semana)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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