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Cina, sorvegliati in farmacia

In un crescendo paranoide di tracciamento, esacerbato dalle imminenti olimpiadi invernali, ora chi compra farmaci "sospetti" verrà testato

 

Come ben sappiamo noi occidentali, questa pandemia ha messo e sta mettendo a dura prova i nostri ambiti di libertà, che dovrebbe essere garantita dalle carte costituzionali. Tra speranze e ruvidi risvegli, inframmezzati da dotte e meno dotte dissertazioni su proiettili d’argento e convivenze col virus che vengono invocate praticamente dall’inizio di questo, inframmezzate da esibizione di casi-modello che sono tali solo nella nostra fantasiosa e vieppiù disperata ricerca di una confirmation che in realtà è solo bias, c’è chi si sta portando sempre più avanti sulla strada del controllo sociale.

È il caso della Cina, che insiste a perseguire una strategia di Zero Covid anche in presenza di una variante che si è sin qui dimostrata in grado di penetrare i nostri setting con grande facilità, grazie alla sua trasmissibilità elevatissima.

C’è posta con virus per te

Malgrado ciò, la Cina prosegue con i suoi lockdown e i suoi controlli pervasivi, per usare un blando eufemismo. Nei giorni scorsi, le autorità sanitarie di Pechino hanno segnalato che il primo caso di residente infettato con Omicron segnalato nella capitale cinese aveva ricevuto giorni prima una lettera spedita dal Canada il 7 gennaio. Di conseguenza, “non escludiamo che la persona possa essersi infettata per contatto con un oggetto proveniente dall’estero” è stata la conclusione, degna forse dei dibattiti vagamente allucinati che si possono leggere quotidianamente sui social network.

Agli osservatori ben più qualificati di me è parso subito piuttosto inverosimile che un coronavirus sia in grado resistere a un viaggio di migliaia di chilometri, sotto condizioni ambientali anche estreme, non essendo congelato. Dopo tutto, è stata la considerazione, un coronavirus non è antrace. Il tutto senza scordare che quella lettera, prima di essere recapitata, quattro giorni dopo la spedizione, aveva transitato negli Stati Uniti e -soprattutto- a Hong Kong. Alla fine, la Commissione sanitaria nazionale cinese ha sentenziato, durante questo fine settimana, che non ci sono prove che il virus valichi i continenti per posta.

Sarà l’imminenza delle Olimpiadi invernali, che rende più tesi, oppure “altro”, sarà la propaganda che insiste a intervalli regolari con la tesi della importazione del virus in Cina dall’Occidente, immagine speculare delle tesi occidentali; sarà altro a vostro fantasioso piacere ma le autorità cinesi procedono sulla strada del controllo draconiano di virus e persone.

Preoccupate anche da quello che potrà accadere durante la settimana di festività per il nuovo anno lunare, che inizia il 31 gennaio, quando milioni di persone si metteranno in viaggio per raggiungere le famiglie. Il governo municipale di Pechino ha “chiesto” ai suoi 20 milioni di residenti di astenersi dal viaggiare.

Spiati in farmacia

Ma questo non è evidentemente sufficiente. La commissione sanitaria municipale di Pechino ha disposto che chiunque acquisti farmaci antipiretici, antivirali e per il trattamento di tosse e mal di gola debba sottoporsi entro 72 ore a un test Covid, sotto pena di restrizioni di movimento. Della serie “cosa mi stai nascondendo?”

Nel frattempo, a conferma che quando la popolazione viene suggestionata è difficile ricondurla alla ragione, ora la fobia si è estesa anche ad aglio, cipolle e zenzero. I contadini locali faticano a vendere la propria produzione e personale sanitario sta testando i vegetali per garantirli Covid-free.

Intanto, anche a causa del fermo dell’attività economica nel periodo dei festeggiamenti per il nuovo Anno Lunare, il commercio di aglio e cipolle con altri paesi è stato bloccato. C’è il rischio di rialzi dei prezzi che potrebbero infastidire i sin qui pazienti cittadini ma, com’è noto, durante le emergenze bisogna essere disciplinati, anche per evitare di finire rieducati. Difficile sfuggire alla sensazione che sia stato aperto un gigantesco vaso di Pandora.

Black Mirror con app

Tutto è agevolato dal sistema di app di tracciamento che il governo cinese utilizza su scala pervasiva, e che ormai hanno esondato dalla funzione di controllo sanitario. Si pensi anche alla poderosa spinta all’uso della moneta digitale, il cui cronoprogramma prosegue con implacabile precisione, e che potrà “aiutare” la autorità a sorvegliare la popolazione e i suoi eventuali comportamenti “antisociali”, come in una puntata di Black Mirror. Non scordiamo che gli sceneggiatori di questa splendida serie hanno gettato la spugna confessando la loro manifesta inferiorità creativa rispetto alla realtà.

Oggi, dopo un mese di lockdown che ha bloccato 13 milioni di cittadini e dopo tre giorni a zero casi, la città di Xi’an riapre. Sperando che duri. Nel frattempo, l’Occidente, già preoccupato dall’inflazione e dalla stretta monetaria che partirà dagli Stati Uniti, guarda con apprensione a questi lockdown cinesi, che potrebbero ulteriormente dissestare le catene globali di fornitura, aumentando la pressione sui prezzi. Un mondo difficile e interconnesso, decisamente.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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