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Chi ha ucciso il merito?

Nonostante le turbolente fasi adolescenziali che caratterizzano oggi i nostri giovani delle scuole secondarie di secondo grado (sembra uno scioglilingua ma è così che si chiamano ora le ex medie superiori) non possiamo in alcun modo negare che ci siano giovani talenti tra i banchi di scuola, e che talenti, ragazzi e ragazze ammaliati dalla conoscenza, sagaci ed intelligenti, insomma quei giovani che matureranno un curriculum di tutto rispetto. L’Italia si è sempre distinta e si distingue tuttora per l’eccellenza raggiunta dai suoi migliori cervelli, il sistema scuola – università , sicuramente suscettibile a modifiche e migliorie, riesce a far sbocciare autentici talenti che in un contesto lavorativo favorevole non faticherebbero a raggiunger in breve i massimi livelli professionali. Ed è qui che il bel Paese viene meno, nel passaggio tra la scuola ed il mercato del lavoro ci sono una serie di meccanismi che quasi sempre annullano il merito. Una delle motivazioni principali che portano alla mortificazione dei migliori é la paura di chi detiene le posizioni di alto livello di vedersi superati dalle nuove leve, questo distorto meccanismo fa si che in Italia meno dell’ 1% delle posizioni dirigenziali siano occupate da giovani sotto i trentacinque anni, e se è vero che l’apice delle facoltà intellettive si raggiunge intorno ai trenta anni per poi iniziare un lentissimo ma inesorabile declino questo la dice lunga su quale danno si stia facendo al Paese. Ora oltre le raccomandazioni, i concorsi universitari ad personam, insomma tutte quelle anomalie Italiane che ben conosciamo e che portano valanghe di ricercatori Italiani ad arricchire (nel vero senso della parola) Usa, Giappone, Svizzera, Inghilterra e via dicendo c’è qualcosa di distorto anche nel meccanismo di reclutamento e valorizzazione delle risorse nelle aziende Italiane. C’è un intricato meccanismo che porta le aziende a cercare di valorizzare il meno possibili i giovani laureati, in modo da tenere molto bassi i loro salari, quindi si cerca di dequalificare in qualche modo coloro che in un sistema normale dovrebbero avere un livello retributivo di tutto rispetto. Mi chiedo come sia possibile in primo luogo solo proporre stage di sei mesi o più a giovani con lauree Specialistiche o Magistrali e come sia possibile assumere in un secondo tempo costoro con contratti da mille euro al mese. Con quale arrogante superbia si possa pretendere di dare mille euro al mese a persone altamente qualificate è qualcosa di difficile comprensione. Insomma i migliori dopo anni di studi e sacrifici vengono ributtati nel calderone indifferenziato della forza lavora (alla stregua di manovalanza) ed il loro merito è destinato a rimanere un bel voto sul diploma di Laurea, su quello di Master o su quello della scuola di Altissima Formazione. Finiti gli studi ai Migliori non resta che fare fagotto e andarsene a cercar fortuna erranti per il mondo, oppure aspettare i sessanta anni in Italia quando a quel punto un laureato può ottenere l’agognata posizione di dirigete.

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