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Chi ha nostalgia del Muro di Berlino ?

Forse che dal 1989 noi Italiani ci sentiamo orfani di qualcosa ?

Un’inchiesta di un paio di anni fa attestava che un Italiano su tre aveva una gran voglia di riparare all’estero, e non è detto che un giorno non lo faccia davvero. Un dato inquietante che fa riflettere e che ci dovrebbe indurre a ricercare le ragioni di fondo di questa pericolosa disaffezione.

E’ ormai chiaro a tutti che l’Italia non offra più le suggestioni magiche di un tempo, quando le persone convinte di trovare di meglio in qualche parte recondita del globo non erano poi molte.

Adesso sono solo gli stranieri in visita turistica nel nostro paese ad apprezzare le bellezze italiane, ma ciò accade perché in Italia non ci devono vivere stabilmente. E anche quando vi prendono la residenza, fanno gruppo tra di loro, evitando frequenti contatti con gli Italiani.

Abbiamo perduto la fiducia nel futuro. Ecco la verità che manca nei nostri ricorrenti dialoghi intellettuali. Un tempo vivevamo un sogno, ora temiamo che si materializzi, viceversa, un incubo chiamato declino.

Soltanto se diamo un’occhiata al passato possiamo far riemergere brandelli di verità sommersa e renderci finalmente conto di come siamo cambiati nel corso degli anni.

Quando i Pink Floyd scrissero nel 1980 l’opera memorabile "The Wall" , che terminava con la caduta di un muro molto simile a quello di Berlino, molti sostenitori del comunismo fecero i debiti scongiuri. Chi militava su sponde opposte si augurò, invece, che quell’epilogo musicale si traducesse presto in realtà. In verità c’era una grande differenza tra il muro di cui parlavano i Pink Floyd e quello di Berlino. Il primo era stato edificato dal protagonista dell’omonimo film musicale, allo scopo di isolarsi dal mondo. Era una sorta di barriera protettiva che si era creato per sfuggire all’abbraccio morboso del pubblico. Il muro di Berlino era invece il frutto di un compromesso politico tra le forze che avevano vinto la seconda guerra mondiale. E rappresentava così il simbolo più evidente della cosiddetta "guerra fredda", un conflitto latente che tenne con il fiato sospeso tutta l’umanità. Nel 1989 il muro di Berlino cadde davvero, e furono in molti a tirare un sospiro di sollievo. Dopotutto gli scambi interpersonali si riallacciarono e un clima di serenità sembrò restaurarsi in Europa. Ma era tutto oro ciò che luccicava ?

La domanda è naturalmente nella risposta. La gente si sentì effettivamente più libera, la Chiesa cattolica esibì la fierezza di chi aveva contribuito in prima persona allo smantellamento del comunismo. I capitalisti gridarono al miracolo, anche se ormai nei santi non credevano più. E i tedeschi gonfiarono di orgoglio il loro petto, pronti a far risorgere le antiche prerogative di grandezza. In tutti questi rivolgimenti, gli Italiani, come al solito, hanno avuto una parte da non protagonisti. Erano immersi nel clima festaiolo che si respirava in quegli anni di rampantismo e yuppismo esagerato . E oggi che tutto è passato quasi senza lasciare traccia, è lecito chiederci una cosa: la caduta del muro è stata una bene o un male per l’umanità ? Troppo facile rispondere con un si o con un no. Molto meglio domandarci se gli Italiani hanno tratto giovamento da quell’evento epocale. A occhio e croce non direi, ma potrei sempre sbagliarmi.

Il muro di Berlino è caduto e con esso anche gli Italiani. A proposito, possiamo ancora chiamarci così o siamo stati degradati al rango di banali e anonimi Europei ?

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