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Charta 08, nuova ondata di arresti tra i firmatari

Un manifesto per la democrazia i cui promotori fanno paura al regime perché tra loro potrebbe esserci la futura classe dirigente cinese, come avvenne in Cecoslovacchia con Charta ’77. Lettera aperta di Bao Tong al governo

Una forma di dissenso impensabile nella Cina di oggi – che sembra scalfire l’immagine di un popolo cementato da un monolitico nazionalismo – sta da qualche settimana impegnando l’apparato repressivo del regime di Pechino. Prosegue e si estende, infatti, la repressione contro Charta 08, riporta il sito Asianews. Si contano a decine i firmatari interrogati, minacciati, posti sotto controllo o agli arresti, secondo ordini che vengono «da molto in alto».

Charta 08 è un documento in cui si chiede al governo di Pechino di trasformare il sistema autoritario e corrotto cinese in una democrazia pluralista e rispettosa dei diritti umani, compresa la libertà religiosa. Centinaia i firmatari, che hanno scelto volutamente il 10 dicembre, 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani, per esporre la loro visione di una Cina democratica. Ciò che spaventa il regime è che tra di essi non ci sono solo noti dissidenti e intellettuali, ma anche funzionari di medio livello, leader rurali e comuni cittadini.


Per di più Charta 08 si richiama esplicitamente a Charta ’77, il documento firmato nel 1977 da centinaia di intellettuali e attivisti cechi e slovacchi, in cui si criticava il governo comunista della Cecoslovacchia per il mancato rispetto degli impegni in materia di diritti umani sottoscritti a livello internazionale, per esempio con l’atto finale della conferenza di Helsinki sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (1975). L’influenza di Charta ’77 fu tutto sommato modesta in patria, ma enorme in Occidente, contribuendo ad aumentare la pressione esterna sul blocco comunista. Tra i firmatari, Vaclav Havel, che sarebbe poi divenuto presidente della Repubblica Ceca.

Per il suo potenziale di visibilità internazionale il documento è molto temuto dalle autorità cinesi. Come successe per Charta ’77, anche alcuni firmatari di Charta 08 potrebbero diventare interlocutori politici dei governi e dei parlamenti occidentali e tra di essi potrebbero esserci i leader della Cina democratica del futuro. Charta 08 costituisce quindi un’associazione sia pure informale di cittadini che sfidano il potere unico del Partito comunista cinese. Il testo tradotto in inglese verrà pubblicato sul numero di gennaio della New York Review of Books e la speranza è che ottenga nel mondo, e soprattutto in occidente, la stessa visibilità e considerazione che ebbe Charta ’77.

Sebbene sia stato censurato su internet, dal 9 dicembre il manifesto continua a circolare su blog e siti web. Liu Xiaobo, dissidente dall’epoca di Piazza Tiananmen, è stato arrestato con l’accusa di «istigazione alla sovversione contro lo Stato» e quando sua moglie ha chiesto notizie di lui la polizia le ha risposto solo che l’arresto è stato deciso «a un livello davvero alto».

L’ex leader comunista Bao Tong, per 20 anni agli arresti domiciliari, ha sottoscritto Charta 08 firmandosi «un cittadino» e in una lettera aperta chiede al governo cinese di spiegare perché, in che modo, questo documento sarebbe contrario alla legge e osserva che in nessuna sua parte è contro lo Stato.

«Chiedo al governo cinese di rispondermi: "Che crimine c’è in Charta 08?". I concetti-base della Carta sono libertà, diritti umani, uguaglianza, ordine repubblicano, democrazia, dominio della Costituzione. Così, chiedo a chi ha il potere che voglia per cortesia dire a 1,3 miliardi di persone perché la libertà è un crimine, perché lo sono i diritti umani, l’uguaglianza, il governo repubblicano, e in cosa sono delittuosi la democrazia e lo stato di diritto sotto la Costituzione?»
Bao Tong indica il governo come responsabile di «perquisizioni, arresti e interrogatori» nei confronti dei firmatari del manifesto e osserva:
«Se c’è un problema al livello di base, esso va corretto a un livello superiore. Se un incidente accade più in alto nella catena di comando, allora spetta a un livello ancora più in alto intervenire. Se il problema è al massimo livello, allora è la popolazione che deve fare qualcosa. In una repubblica ci dovrebbe essere un meccanismo per correggere i problemi. Una repubblica in cui alle cose ingiuste è permesso di rimanere tali e nella quale le ingiustizie si accumulano una sull’altra, non è degna di essere chiamata repubblica. Mentre siedo qui tranquillo in attesa che la mia abitazione sia perquisita, in attesa di essere arrestato e interrogato, con pari calma attendo una risposta dalle autorità».

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