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Ceti politici in decomposizione e la necessità di un Governo di transizione

In questi giorni stiamo assistendo alla melina di Luigi Di Maio e Matteo Salvini circa la formazione del Governo. Mi sembra abbastanza ovvio che una cosa è stato l’accordo per le elezione dei presidenti di Camera e Senato, altra cosa è sostenere un Governo.

 

I presidenti delle Camere eletti certificano per storia personale e formazione politica e culturale, quanto centrodestra e M5S siano distanti sul piano politico e programmatico. Per quanto i media di regime operino, assecondando l’establishment, per convincere l’opinione pubblica delle irresponsabilità del M5S e della Lega incapaci di formare un Governo, il dato è che i due soggetti politici sono lontanissimi per rappresentanza di interessi, radicamento territoriale e sociale, proposte di governo. Appare ogni giorno più chiaro che Renzi e Berlusconi avevano siglato un’intesa (e nemmeno tanto tacita), entrambi speravano nel PD primo partito e Forza Italia l’azionista di maggioranza della coalizione di centrodestra, per potersi presentare al Presidente della Repubblica e all’opinione pubblica presentando, in nome della responsabilità e del mantra l’Europa lo vuole, un governo in piena continuità con le politiche liberal liberiste precedenti.

Il risultato elettorale è stato tale che il PD è ridotto all’ombra di se stesso, ostaggio di Renzi, con un ceto politico frastornato incapace di prendere decisioni nell’interesse del partito, di rilanciare il centrosinistra e incapace di dialogare con quel popolo che lo ha abbandonato per il M5S e un centrodestra dove il leader è Salvini auspica sì una politica neoliberista, ma in chiave nazionalista e sovranista. Il sistema democratico appare paralizzato, incapace di decidere. La verità è che anche questa paralisi è tutta una costruzione mediatica. Intanto Gentiloni continua a governare e non mi sembra proprio che i provvedimenti che sta producendo siano tutti riconducibili all’ordinaria amministrazione. O meglio i paletti messi in questi anni di Governo sono tali che di fatto impediscono qualsiasi cambiamento di rotta delle politiche economiche e sociali sin qui condotte.

Il M5S e Di Maio si sono fatti portare per mano. Eppure sia Flores d'Arcais che Travaglio avevano indicato loro la strada. Di Maio, invece di perdere tempo con Salvini e con "il doppio forno" doveva presentarsi da Mattarella e proporre un nome terzo alla guida di un Governo al quale il M5S avrebbe dato il proprio sostegno. Avrebbe dovuto rivendicare per il M5S ministeri come quelli economici, politiche sociali, innovazione, ricerca, istruzione ed esteri. Lui non sarebbe dovuto entrare nel governo. In sostanza avrebbe dovuto fare una proposta che nessuno poteva rifiutare. Renzi si è arroccato tenendo in ostaggio il PD, Berlusconi, a quanto pare, ha in pugno Salvini il quale si è prestato per la melina in attesa dell'evento shock che avrebbe consentito a Mattarella di forzare la mano. L'evento shock si è verificato ed è la crisi siriana. Forza Italia invoca con urgenza un Governo per affrontarla. E' ormai cosa nota che l'establishment interviene per imporre governi funzionali ai propri interessi attraverso terapie shock. La teoria dello shock è stata descritta molto bene Naomi Klein.

Il dato certo è che siamo in presenza della decomposizione del ceto politico del PD e di Forza Italia. La decomposizione come tutti i processi chimici è lenta è crea qualche problema. Berlusconi ha la necessità di sistemare in via definitiva i propri affari. La questione Telecom si inserisce in questa difesa degli interessi padronali di Berlusconi. Renzi e il cerchio magico hanno degli interessi di sopravvivenza politica. I poteri forti che li hanno sostenuti e finanziati iniziano a guardare altrove, non è un caso che una delle fondazioni di Renzi ha chiuso i battenti per mancanza di risorse finanziarie. Le varie minoranze PD si guardano intorno e capiscono che non è possibile continuare a stare sull’Aventino, anche perché questa posizione è utile solo a Renzi e al suo entourage perché gli consente di prolungare i tempi di decomposizione. Di fronte a questo marasma politico sono i meccanismi previsti dalla nostra Costituzione che salvaguardano il nostro sistema Democratico.

I meccanismi in particolare sono due: ruolo e funzioni del Presidente della Repubblica e la centralità del Parlamento. In attesa della decomposizione totale del ceto politico di PD e Forza Italia, il Presidente della Repubblica può operare. Di esempi in questi anni di Storia repubblicana ne abbiamo avuti tanti. I regolamenti parlamentari sono tali da consentire l’operatività di un Governo del Presidente. Un tale Governo opererebbe all’insegna della continuità, non ci si potrebbe aspettare grossi cambiamenti. Non tutto è perduto. Bisogna avere pazienza. Il governo del presidente, o come si chiamerà, sarà l’ultimo sussulto di ceti politici in decomposizione, non reggerà a lungo. E' vero che Renzi ha messo a segno un altro punto a suo favore con il rinvio della Direzionale del PD e con Franceschini e Orlando che hanno fatto marcia indietro rispetto ad alcune posizioni, è anche vero che il PD non potrà reggere a lungo una situazione di questo tipo. Sarà sufficiente il solo accordo sull'attuazione dell'art. 116 della Costituzione a soddisfare gli elettori del PD? Ci credo poco.

Non bisogna dimenticare ciò che è successo all'indomani del governo Monti. Il PD rispetto al 2008 ha perso metà del consenso. E' anche vero che Renzi in questo modo salva se stesso e il suo entourage, la domanda è: fino a quando? Matteo Salvini e la sua Lega fino a quando potranno reggere un governo che imporrà di rinunciare a molte delle cose sostenute in campagna elettorale? Il conflitto tra la Lega e il resto della coalizione che sosterrà il Governo del Presidente non sarà sull'emigrazione e sul regionalismo differenziato ma sui rapporti con l'UE e su ciò che da questi rapporti discenderà per una Lega trasformatasi da Lombarda in Nazionale. Gli scenari sono complessi, spero che il M5S e LeU non abbocchino, per una errato senso di responsabilità, e non diano il proprio appoggio a un governo ammucchiata. Sarebbe questa un’ipotesi davvero pericolosa per la tenuta della nostra democrazia. Un tale governo reggerebbe fino alle elezioni Europee, data in cui è destinato ad andare in crisi. E' sufficiente aspettare che la carcassa politica dei ceti che sosterranno tale governo si decomponga definitivamente perché la Terza Repubblica e un nuovo bipolarismo possano ufficialmente nascere.

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