#Celochiedeleuropa. Il voto italiano: una minaccia o una promessa per l’Unione Europea?
Ad uscire dalle urne, lo scorso 26 febbraio, è un'Italia che ha dimostrato forte antipatia per Berlino, simpateticità con Londra ed avviatasi lungo la strada che da Atene porta a Lisbona, dove il battibecco Monti-Merkel sull'endorsment di quest'ultima ha rappresentato l'ultimo passaggio di una campagna elettorale all'insegna della scarsa capacità comunicativa, dove il Partito Democratico è riuscito a non-vincere elezioni che aveva in mano non smacchiando completamente il giaguaro (impostando una campagna elettorale su una cosa per la quale persino i propri elettori hanno provato vergogna), consegnando l'Italia alla fase di incertezza nella quale ci troviamo.
Secondo pacchetto di voti, dicono i dati dell'Istituto, arrivato all'M5S dalla Lega Nord, che ha ceduto il 46% dei voti del padovano al movimento di Beppe Grillo, oltre ad avergli ceduto parte dell'identità partitica, in particolare in merito a questioni come l'immigrazione o il forte euroscetticismo. Quest'ultimo, insieme al populismo ed alla moderazione a sinistra – l'ennesima esclusione della fu estrema sinistra dovrebbe insegnare qualcosa ai dirigenti politici dell'area – rappresenta il volto dell'Italia post-elettorale, andata alle urne credendosi invece europeista e progressista.
Numeri che forse sarebbero stati ben diversi se si fosse tenuto conto del diritto al voto di lavoratori e studenti fuori sede. Solo per gli studenti coinvolti dal progetto Erasmus – uno dei possibili tagli al Fondo Sociale dell'UE nonostante sia uno dei pochi progetti attraverso i quali creare una identità culturale e sociale realmente europea – si parla di almeno 25.000 persone. Tutti voti che, stando ai racconti di chi è stato coinvolto da questo progetto, sono stati potenzialmente tolti alla cultura europeista del Paese. «Gli Erasmus sono all'estero partecipando a un progetto firmato anche da un governo italiano, lo stesso governo che oggi non riesce a garantire il voto», come ha raccontato Andrea, ingegnere ventiquattrenne in Erasmus a Parigi a Gabriella Conte in un articolo di Cafebabel.it. Quello stesso governo – è bene sottolinearlo – che ha invece concordato con le autorità indiane diritti speciali ai due Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali è stato concesso un permesso di quattro settimane per permettergli di votare dopo quello concesso durante il periodo natalizio (qui la ricostruzione della vicenda da parte di Matteo Miavaldi, giornalista italiano del China Files). Una diversità di trattamento che fa sorgere più di un dubbio sulle priorità italiane.
Il dilemma di Pericle
Chi, invece, ha tutto l'interesse a rimanerci, puntava – e forse punta ancora – alla prosecuzione del governo Monti con altri leader, parafrasando von Clausewitz. Dal presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, che ha chiesto di continuare «l'ambizioso progetto di riforma» portato avanti dal governo uscente che, «se completato, potrebbe significativamente innalzare il potenziale di crescita» dell'Italia, fino al nuovo presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem che, alla televisione privata olandese RTL-Z, ha evidenziato come un governo stabile a Roma sia importante per tutta l'Europa, sottolineando che «non è importante quale sarà l'aspetto del nuovo governo italiano purché sia all'altezza degli accordi già presi», un governo «in grado di garantire la fiducia dei cittadini e dei mercati», secondo il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle.
“Per Pericle la democrazia è l'isonomia più la velocità dell'informazione, assicurata dalla rettilinearità e ortogonalità degli assi, secondo il principio che regola la trasformazione dell'intero Mediterraneo in un unico mercato: quello della rettificazione, della riduzione del mondo e delle sue città a una gigantesca mappa quadrangolare. La città di Clistene, idealmente circolare, è ancora la città in cui i cittadini sono uguali di fronte alla legge e partecipano alle decisioni, nel centro che garantisce, con la propria unicità e il proprio carattere geometrico, della coerenza tra l'ordine urbano e l'ordine del cosmo. Nella città di Pericle, in cui tale coerenza è smarrita e nella sua unicità il centro più non esiste, l'informazione è più veloce ma la decisione non è più collettiva, e pochi sanno quel che davvero accade.[...]Il progetto di Pericle fallì, perché risultò impossibile trovare una soluzione al problema che è ancora oggi il nostro: conciliare le ragioni della democrazia con il funzionamento del mercato”.
[Franco Farinelli, “Geografia. Un'introduzione ai modelli del mondo“, pag. 165]
http://www.infooggi.it/articolo/celochiedeleuropa-il-voto-italiano-una-minaccia-o-una-promessa-per-lunione-europea/38163/
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