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Caso Magherini: come procedono le indagini?

di Riccardo Noury

 

Il caso è noto: la notte tra il 2 e 3 marzo, a Firenze, Riccardo Magherini muore dopo l’intervento di una pattuglia dei carabinieri, accorsa a seguito di una crisi di panico che aveva colto l’uomo nei pressi della sua abitazione a San Frediano e delle successive segnalazioni di alcuni cittadini. Sulla vicenda vengono avviate indagini.

Il 9 giugno, i familiari di Magherini hanno presentato un esposto lamentando che, nei primissimi momenti successivi alla morte del loro congiunto, avrebbero avuto luogo veri e propri tentativi di insabbiamento e depistaggio di quanto stava emergendo dalle indagini. Più testimoni sostengono di non essere stati ascoltati o che la loro deposizione non è stata verbalizzata integralmente.

Una testimone ha inviato una comunicazione al legale della famiglia, l’avvocato Fabio Anselmo, parlando di “tono arrogante e minaccioso” dei carabinieri che hanno raccolto la sua deposizione. La testimone ha riferito che, prima di iniziare a rispondere alle domande, il carabiniere che la interrogava ha definito il suo atteggiamento come “immorale”, poiché colpevole di non essersi rivolta immediatamente e di sua spontanea volontà nei loro uffici, preferendo invece rilasciare interviste a “sconosciuti”.

Infine, mancherebbero alcune telefonate nei file consegnati dalla procura rispetto a quelli ricevuti direttamente dal 118. Da una telefonata fra operatori del 118, che la famiglia Magherini avrebbe ottenuto dall’Asl e non dalla procura, emerge che l’intervento del 118 è stato approssimativo e che si è cercato di far coincidere orari che non coincidono. Questo è quanto affermano i familiari di Riccardo Magherini, riportato dall’avvocato Anselmo e dai mezzi d’informazione.

“Qualora le circostanze riferite sopra fossero confermate” – ha scritto ieri Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia, al ministro dell’Interno Angelino Alfano – “si potrebbe essere in presenza di azioni finalizzate ad alterare il risultato delle indagini”. Per questo motivo, l’organizzazione per i diritti umani ha chiesto al ministro Alfano di voler fare tutto quanto in suo potere per assicurare che sia fatta luce su quanto denunciato.

 
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