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Caso Boffo: estratti del fascicolo giudiziario, sospetto per talpa

Il gip di Terni Pierluigi Panariello ha permesso la pubblicazione di alcuni estratti del fascicolo giudiziario riguardante Dino Boffo, che confermano le molestie contestate al direttore di ‘Avvenire’, senza alcuna considerazione sulle sue presunte inclinazioni sessuali. L’interessato, si legge “è stato imputato del reato di cui all’articolo 660 c. p. perché, effettuando ripetute chiamate sulle sue utenze telefoniche nel corso delle quali la ingiuriava anche alludendo ai rapporti sessuali con il suo compagno (condotta di reato per la quale è stata presentata remissione di querela) per petulanza e biasimevoli motivi recava molestia a [omissis] in Terni dall’agosto 2001 al gennaio 2002″. Ci si riferisce ai rapporti che la donna aveva col suo compagno, non ad altri eventuali di natura omosessuale. Il fascicolo però rimane segreto, anche per volere dei legali di Boffo.

In base a quanto però riporta ‘Repubblica’, l’estratto reso pubblico ha di fatto rivelato, nonostante fosse secretato, il nome della signora coinvolta nel caso, a causa di “un pennarello un po’ sbiadito, l’evidenziatore che un cancelliere ha utilizzato per ‘omissare’ sul decreto di condanna l’identità della parte lesa […] leggibili un nome e un cognome”: “E’ una ragazza di una famosa famiglia di Terni con padre e madre molto vicini alla curia. Un brutto pasticcio”, scrive Attilio Bolzoni.


Si fa strada il sospetto di una talpa in tribunale, che da tempo ha avuto accesso al fascicolo e ne ha diffuso delle parti (come il casellario giudiziario, apparso sul famigerato ‘dossier Boffo’ spedito a centinaia vescovi). ‘Il Giornale’, pubblicandolo, avrebbe coperto il codice operativo (”cioè chi materialmente ha prelevato dalla rete il certificato”, accedendo al database del tribunale con tanto di password) e “il tribunale dove quel qualcuno ha effettuato la ricerca”.

D’altronde, riporta ‘Il Corriere’, lo stesso Boffo ha ammesso davanti ai giudici di aver conosciuto la donna “in occasione di un evento pubblico organizzato dalla Curia”. I giudici, risaliti al numero di cellulare tramite controllo dei tabulati, hanno interrogato alcune persone in stretto contatto col direttore di ‘Avvenire’, le quali hanno sostenuto di aver chiamato quel numero e di aver parlato sempre e solo con Boffo. Il pm ha chiesto perciò la condanna, nel 2004, ma solo per molestie, dato che la querela per ingiurie è stata ritirata dalla donna per motivi non noti.
Intanto Dino Boffo si è recato a Roma per presentare le sue dimissioni dalla direzione di ‘Avvenire’, ma il cardinale Angelo Bagnasco le ha rifiutate. Il caso Boffo ha fatto emergere voci sul possibile contrasto tra componenti della curia vaticana, in particolare tra una corrente Cei guidata da Ruini e sostenuta da Boffo e quella “istituzionale” della Segreteria di Stato del cardinal Bertone. Papa Benedetto XVI ha quindi chiamato il presidente della Cei, il cadinal Bagnasco. In un comunicato Cei si riporta che il papa “ha chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale e ha espresso stima, gratitudine ed apprezzamento per l’impegno della Conferenza Episcopale Italiana e del suo Presidente”.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.42) 3 settembre 2009 19:33
    Damiano Mazzotti

    Troppi prelati e troppi cardinali hanno troppo potere in Italia...

    Gestiscono troppi soldi e troppi posti di lavoro...

    Proprio come i politici, solo che hanno una divisa diversa...

    Perchè la gente crede ancora a chi veste e vive così diversamente da Gesù?

    La religione personale dovrebbe essere una cosa ben diversa dall’adorare i gerarchi religiosi..

    La vera e unica religione adora Dio...

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