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Carnevale di Venezia 2022 al Palazzetto Bru Zane

Se vi hanno annoiato le parrucche pulciose e i frusti panier conditi di rondò e “Quattro stagioni” suonati approssimativamente e diffusi dagli altoparlanti, benvenuti nel Carnevale della risata e del buongusto promosso dal Centre de musique romantique françaisePalazzetto Bru Zane.

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Una tre-giorni garbata e spiritosa quella de le 66!, l’operetta di Jacques Offenbach messa in scena da venerdì 25 a domenica 27 febbraio, nel pieno del Carnevale di Venezia, dal Centre de musique romantique Française.

Le 66!, che si richiama alla tradizione dell’ opéra-comique, su libretto di Auguste Piattaud de Forges e di Laurencin vide la sua première nel 1856 al Théâtre des Bouffes-Parisiens e fu subito un successo, come riferisce il cronista di “Le Figaro” il 3 agosto 1856 “…E’ questo il regno di Offenbach: in questo consiste la sua specialità e, dirò di più, la sua superiorità sui suoi colleghi”.

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L’abile regista Victoria Duhamel non ha potuto trasportare nella sala del Bru Zane tutta la scenografia dello spettacolo, ma è senz’altro riuscita a ricrearne lo spirito anche grazie all’invenzione di divertenti “sorprese” e giocose irruzioni dall’alto della balaustra da parte di Berthold, il saltimbanco animatore nonché bravo cantante dalla voce di baritono incarnato da Paul-Alexandre DuboisLara Neumann, soprano, dà corpo e voce alla simpatica e saggia Grittly. La sua voce fresca e chiara alterna con disinvoltura parlato e cantato in una recitazione assai espressiva. Flannan Obé, tenore, con i suoi interessanti mezzi vocali interpreta con spirito un ottimo Frantz.

I costumi della compagnia sono di Emily Cauwet-Lafont e gli accessori di scena di Guillemine Burin des Roziers.

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L’arrangiamento di François Bernard  per soli tre strumenti non ha certo fatto sentire la mancanza dell’orchestra. Pianoforte, clarinetto e trombone, affidati a Christophe Manien, Rozenn Le Trionnaire e Lucas Perruchon hanno saputo dar voce alla malinconia offenbachiana, ma anche intonare jodel alla tirolese nonché dare enfasi ai movimenti scenici, integrandosi quali personaggi-spalla della storia.

All’intera compagnia si deve quell’armonioso equilibrio, quell’assenza di ogni particolare sguaiato e noioso, quel senso confortevole di benessere che dà la presenza vigile della cultura e del gusto.

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Sala piena, applausi a scena aperta da parte di un pubblico divertito e coinvolto in questa piece, un atto unico che sotto l’apparente tono di farsa non nasconde musica d’autore di gran qualità né un messaggio edificante.

Marina Bontempelli

Questo articolo è stato pubblicato qui

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