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Carlo Giuliani: la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo assolve l’Italia

Con le condanne del maggio scorso sui “fatti della Diaz” si consumano le ultime speranze di tutti quegli italiani che vivono da un bel po’ in un clima politico in cui regna l’impunità; infatti è di ieri la sentenza - a quasi dieci anni dalla morte di Carlo Giuliani durante gli scontri di polizia nel G8 di Genova del luglio 2001 - della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha assolto in via definitiva l’Italia nella morte di Carlo.

La decisione presa a maggioranza, con tredici voti a favore e quattro contrari, chiude una lunga vicenda giudiziaria, assolvendo l'Italia dalle accuse mosse dai genitori di Carlo, circa le responsabilità e le inadempienze delle forze dell’ordine che hanno portato alla sua morte. Era il 20 luglio 2001 quando, nel mezzo dei violenti scontri innescati dalle cariche dei carabinieri, un colpo di pistola esploso dall'ausiliare Mario Placanica uccideva Carlo Giuliani che, insieme ad altri dimostranti, bloccava la camionetta dei carabinieri a Piazza Alimonda. Placanica sarà assolto per legittima difesa, benché i filmati rivelassero che nel tentativo di fuggire, la camionetta dell'Arma passò due volte sul corpo del giovane e che Carlo Giuliani sollevò l'estintore solo dopo aver visto la pistola puntata contro di lui.

Per i genitori di Carlo, la sua morte fu da imputare ad "un uso eccessivo della forza" da parte delle forze dell'ordine, al quale concorse anche 'l'assenza di soccorsi immediati' e "un'organizzazione non adeguata per ristabilire l'ordine pubblico". "Non ci rassegniamo" dichiara il padre Giuliano Giuliani: "faremo la causa civile perché è l'unico strumento per avere un dibattimento in un’aula di tribunale, porteremo tutta la documentazione che dimostrerà come le cose che sono state dette e decise intorno all'uccisione di Carlo siano delle vere e proprie menzogne, delle trascuratezze, delle cose non onorevoli per il Paese. Cercheremo naturalmente di ottenere, se non giustizia, almeno l'affermazione della verità perché questo ci compete e questo per noi è un obbligo".

Nella sentenza di 109 pagine della Grande Chambre si legge che, limitatamente all’episodio specifico, l’uso della forza fu necessario contro la «violenza illegale, anche se questo non vuol dire che si giustifica tutto quello che è successo quel giorno e che non c’è stata violazione dell’articolo 2 della Convenzione»

Altro che violazione dell’art.2, tutti sanno che quel «massacro in stile sudamericano», coprì l’Italia di vergogna agli occhi di tutto mondo. Sono trascorsi dieci anni, tempo in cui i responsabili hanno continuato a ricoprire le più alte cariche dello Stato pur avendo derogato al loro mandato, quello della tutela dei diritti inviolabili e dell’integrità della persona. I giovani che hanno visto il G8 sono cresciuti e soprattutto coloro che erano alla prima esperienza di partecipazione politica, hanno visto cambiare il mondo attraverso le degenerazioni della politica dopo le giornate di luglio. Il mondo dei poteri forti prendeva una direzione e in futuro nulla sarebbe stato come allora. Si portava a casa la paura e la repressione e con essa l’utopia di una certa idea di democrazia che solo il decennio successivo ne avrebbe spiegato i teoremi. Pur considerando che mai come oggi i temi dell’impunità dei poteri e i continui attacchi ai principi costituzionali assumono forza e attualità, Genova nella ricorrenza del decennale della morte di Carlo Giuliani, continua ad essere un riferimento fondativo di una rivolta politico-culturale, che in anni difficili in cui non ci siamo fatti mancare nulla quanto a “democrazia”, tra le cure e l’olio di ricino abbiamo assistito per uno strano paradosso anche alle condanne di quei giornalisti che hanno reso pubbliche le verità sui «fatti della Diaz».

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