Cannes 2024. "The apprentice", la cinica formazione di Donald Trump
“The apprentice” , il film del regista danese di origine iraniana Ali Abbasi, ci presenta un Donald Trump a meno di trent’anni, ai tempi in cui girava nei rioni poveri per riscuotere gli affitti delle case del padre. Ambizioso e determinato frequentava i club esclusivi di New York per conoscere gli uomini più in vista, cercando di capire come arrivare in alto. In uno di questi club un giorno trova Roy Cohn, avvocato tristemente famoso per essere stato accanito fautore del maccartismo e Donald lo tampina per chiedergli aiuto negli affari, a qualsiasi prezzo.
Cohn è sedotto dalla possibilità di guadagnare e si fa suo mentore dettandogli le regole: per farcela bisogna attaccare attaccare attaccare, negare sempre, non ammettere mai una sconfitta. Il loro linguaggio è impudico: nella vita, dicono, “o si è killer o si viene eliminati”. In Trump Roy Cohn riconosce la stoffa del killer.
Trump padre, fondatore dell’impero, è severissimo. Considera una nullità Freddy, fratello maggiore di Donald, che morirà giovane per alcolismo. Donald, troppo impegnato nella scalata sociale, non ha tempo di aiutarlo. Dietro lo scintillio delle apparizioni in pubblico, assistiamo al deterioramento del matrimonio di Donald con Ivana (interpretata da Maria Bakalova), con la quale Roy Cohn aveva suggerito un’unione con tanto di contratto. Con lei Donald ha un calo della sessualità e cerca diversivi. Per vanità si fa tagliare una fetta di pancia e ricostruire il cuoio capelluto.
Idea fissa è per l’ex presidente la costruzione della Trump Tower, con cui sente di aver superato il padre. Accettando di pagare il pizzo Trump riuscirà a erigerla, anche a costo di immani debiti. Crescendo d’importanza le regole di Roy Cohn restano il suo credo, ma prenderà le distanze dall’amico appena si ammala di AIDS. La morte di Cohn e l’atteggiamento di Trump fanno luce sui lati più bui dell’ex presidente, Roy Cohn al capezzale si ritrova il cinico risultato del suo addestramento
The Apprentice, è stato un reality show che Trump guidò dal 2004 al 2015, nel quale selezionava futuri manager : da qui il titolo del film. L’opera di Alì Abbasi si avvale di due grandi attori: il molto credibile Sebastian Stan nei panni di Donald Trump e il formidabile Jeremy Strong in quello di Roy Cohn.
La critica ha trovato questo film piatto, rispetto ad altre opere del bravissimo Abbasi, qualcuno ha scritto che non aggiunge nulla a quello che si conosce di Trump. Credo invece che la scelta di un biopic chiaro, godibile, condito di ironia, può essere capita dal grande pubblico, il quale spesso su Donald Trump sa ben poco. Se questo film aiuta lo spettatore medio a farsi un’idea dell’uomo che vorrebbe candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti, assolve un compito davvero importante.
La proiezione a Cannes è avvenuta nello stesso momento in cui Trump è sotto processo per lo scandalo Stormy Daniel. In sala potrebbe uscire a pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi. Steven Cheung , direttore della campagna di comunicazione di Trump, ha dichiarato che verrà intentata causa ad Alì Abbasi. Alla prima il regista aveva affermato che non esiste un modo metaforico per affrontare l’onda crescente del fascismo, le persone sono rimaste in silenzio per troppo tempo ed è ora di rendere i film rilevanti e di nuovo politici.
Un film di Ali Abbasi con Sebastian Stan, Jeremy Strong, Maria Bakalova, Martin Donovan, Emily Mitchell. Genere Biografico durata 120 minuti. Produzione USA, Danimarca, Irlanda, Canada 2024
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