• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Candiani Groove. Autunno 2013

Candiani Groove. Autunno 2013

Mestre (Ve). Tra i sette concerti in programma nella prima parte di ‘Candiani Groove’, la rassegna di jazz e di musiche del mondo del Centro Culturale Candiani, che ha preso il posto dopo otto anni della precedente ‘Jazz Groove’, ha bene impressionato il 30 ottobre quello del quintetto di Dave Douglas. Il trombettista americano, da almeno un ventennio ai vertici del Jazz internazionale, ha festeggiato i 50 anni d’età presentando l’ultimo album ‘Time Travel’. Nel sottile equilibrio tra scrittura e improvvisazione che caratterizza la sua musica, Douglas appare sempre convincente, fantasioso, dotato di un ottimo ‘Groove’, appunto, e soprattutto capace di coinvolgere i musicisti che suonano con lui, a partire dal sassofonista tenore Jon Irabagon. Nei suoi temi echeggiano sia un frizzante hard-bop, sia il jazz modale, entrambi attraversati da un solido Swing e da una lucida vena compositiva. Buona la sezione ritmica composta dal pianista Luis Perdomo, particolarmente a suo agio nei momenti latini, dalla contrabbassista di origini taiwanesi Linda Oh, apprezzata sia nell’accompagnamento che nei momenti solistici e dal batterista Rudy Royston, preciso, dal tocco discreto, mai debordante.

Più che discreta la prova, anche se priva di sussulti, del trio americano ‘Badplus’, sceso al Candiani il 24 Novembre. La sua musica, che combina elementi di Jazz d’avanguardia, con influenze pop e rock, tende ad eludere classificazioni di genere. Se ne è avuta conferma anche a Mestre, dove il trio ha presentato l’ultimo lavoro ‘Made possible’, nel quale compaiono quasi esclusivamente brani originali, composti sia dal batterista, l’energico percuotitore Dave King, sia dal più compassato pianista Ethan Iverson che dal contrabbassista Reid Anderson, il quale si è preparato, in un apprezzabile italiano, le spiegazioni dei vari temi. Il pubblico ha mostrato di gradire, applaudendo in special modo le lunghe improvvisazioni di ognuno, eccitandosi nei momenti più scatenati del batterista.

Ha fatto quasi ballare la platea e, comunque, l’ha stimolata all’agitazione, il tre dicembre, il quintetto olandese ‘PumpOrgan’. Il suo jazz, contaminato e positivamente contagioso, ha in sé qualcosa di ipnotico, a causa di riff ossessivi e lunghe improvvisazioni. Leader del gruppo è il polistrumentista Dirk Bruinsma, che suona strumenti tra loro molto diversi come il sax contralto e il basso elettrico, da circa un ventennio sulla prolifica scena del jazz olandese. Anche gli altri musicisti meritano un encomio, a cominciare da Christian Ferlaino al sax baritono, a Wilbert Bulsinck alle tastiere, che ha rispolverato il caldo suono dell’organo hammond, ai giovani Mikaek Szafirowski alla chitarra e al basso elettrici e allo scatenato batterista Nout Ingen Housz. Il pubblico, non molto numeroso, nonostante il modesto prezzo d’ingresso, è entrato subito in sintonia con i cinque musicisti, dei quali ha apprezzato la generosità e la voglia di suonare per il gusto di suonare, in una jam session che avrebbe potuto durare chissà quanto.

Un po’ monotono, il concerto conclusivo, il 15 dicembre. Protagonista il ciarliero polistrumentista maliano Pedro Kouyatè, alla testa del quintetto ‘Mandinka Transe Acoustique’. Formatosi musicalmente accanto a Toumani Diabate, leggendario virtuoso della Kora mandinga, una volta trasferitosi a Parigi, ha fondato nel 2007 la sua Band. Kouyatè propone la musica tradizionale dei Griot, ‘i cantastorie girovaghi’, contaminata da ritmiche funkeggianti e da una strumentazione elettrificata, con chitarra e basso, oltre al N’goni,strumento tipico ad 8 corde inserito in una zucca inguainata da una pelle di mucca. Se la sua voce profonda ha dato un carattere alle canzoni, i momenti ritmici, assai esili, non hanno convinto. La musica, tuttavia, si presta al ballo, al quale l’artista avrebbe invitato la platea. Tuttavia i consueti motivi di sicurezza non hanno permesso di proiettare gli spettatori dalla serietà di un concerto alla vivacità di una festa. 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità