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California: ecco come vincerà il movimento LGBT

Quando parliamo della capacità di cambiamento dei politici statunitensi, pensiamo tutti a Obama. In realtà dovremmo anche pensare a quegli esponenti del Republican Party che hanno avuto il coraggio, in tempi anche non recenti, di rivedere delle loro posizioni pure molto radicali, in nome del fatto che amministrare una società complessa è qualcosa che impone un work-in-progress mentale e una predisposizione a imparare dalle realtà che non si conoscono. E’ questo il caso del Governatore della California, Arnold Schwarzenegger, già avversario del matrimonio gay, che ora è da alcuni mesi un suo sostenitore. Schwarzenegger è nella Sinistra del suo partito e solo grazie a questo suo profilo liberal è riuscito a diventare Governatore del grande Stato.

La notizia del giorno è che Scwarzenegger ha preso posizione sul controverso risultato del referendum sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ieri, sulla CNN ha dichiarato quello che qui si è sempre scritto e detto (vedete anche l’esergo di Gay: diritti e pregiudizi, del 2005), ossia che "proibire ai gay di sposarsi è la stessa cosa che proibire i matrimoni inter-razziali nel 1948".

Per ciò, il Governatore ha ufficialmente chiesto alla Suprema Corte della California di prendere una nuova iniziativa per garantire alle coppie dello stesso sesso la possibilità di sposarsi, e quindi di annullare la proposition 8:

"It’s unfortunate, obviously, but it’s not the end. I think that again maybe we will undo that, if the court is willing to undo that and then move forward from there and again lead in that area".

Sono pienamente d’accordo col Governatore della California. Oltretutto, la Magistratura americana ha una tradizione di posizioni progressiste che hanno consentito di superare le discriminazioni contro minoranze, considerate giuste da una maggioranza di persone che reputano giusto discriminare una minoranza sulla base della loro razza o del loro orientamento sessuale. La Corte Suprema della California dovrebbe agire come ha già fatto all’inizio di quest’anno e nel 1948.

In ogni caso, non tutto il male viene per nuocere. Anzitutto, da un punto di vista democratico, il risultato del referendum sulla proposition 8 ha segnato un aumento dell’8% in favore del matrimonio tra coppie dello stesso rispetto a un analogo referendum (prop. 22, che terminò con i discriminatori al 61,4%) votato in California nel 2000 e poi abrogato sempre dalla Corte Suprema. Otto punti percentuali in otto anni, e per altro conquistati soprattutto tra le classi d’età più giovani, significano che in capo a due o tre anni anche sul piano democratico il movimento GLBT segnerebbe una vittoria. Ma il dato più intellettualmente stimolante è che finalmente abbiamo affrontato in modo plastico il limite che un referendum popolare può avere. Un ragionamento che Cadavrexquis aveva già riportato nel suo blog. Se la Corte Suprema della California ha stabilito nel gennaio che il matrimonio è un diritto civile fondamentale per tutti, come è possibile che un voto democratico con una maggioranza del 52% (o anche maggiore) possa negare un diritto civile fondamentale a una minoranza?

Proprio su questo concetto si basa la causa già depositata dalla American Civil Liberties Union e dalla Lambda contro il risultato dell’ultimo referendum. Per chi avesse voglia di approfondire i termini della questione, consiglio questi due link qui.

Potremmo poi discutere se sia il caso, per il movimento LGBT californiano, di attendere 2-3 anni e segnare una vittoria anche sul piano democratico, o se invece sia preferibile affidarsi al verdetto di una Corte Suprema. Io penso che la lotta per l’eguaglianza sia appunto una lotta, non qualcosa da ottraiare da un gentil sovrano o da una Corte illuminata. Ma è anche vero che gli strumenti di tale lotta non sono soltanto le marce e le manifestazioni, ma anche la capacità di presentare argomenti giuridicamente inappellabili.

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