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CINA | Xi Jimping, il Roosevelt cinese

di Andrea Muratore

Nel 2017, negli Stati Uniti, è stato pubblicato un testo fondamentale per comprendere i futuri sviluppi delle relazioni tra Cina e Stati Uniti. “Destined for War“, scritto dal professore di Harvard Graham Allison, è un’approfondita analisi dei potenziali focolai che potrebbero innescare una deflagrazione conflittuale tra le due principali potenze mondiali e, al tempo stesso, una dettagliata ricerca storica che indaga sulla potenziale riproposizione, nel campo della rivalità sino-americana, della cosiddetta “trappola di Tucidide”.

Questa è la situazione di conflittualità tra una potenza egemone e un rivale in rapida ascesa che potrebbe causare lo scoppio di una guerra, secondo una dinamica descritta dal grande storico ateniese nella sua cronaca della Guerra del Peloponneso che oppose la sua città, in dinamico sviluppo nel mondo greco, a Sparta nel V secolo a.C.


Allison, nel saggio, cita sedici esempi storici di rivalità modellate su quella tra Sparta e Atene che possono risultare istruttive per delineare gli scenari futuri della relazione sino-americana; dodici di queste rivalità (come quelle tra Regno Unito e Francia per il dominio dell’Europa tra XVIII e XIX secolo, tra Russia e Giappone in Estremo Oriente a inizio Novecento e tra Germania e Regno Unito per la supremazia navale e coloniale poco prima della Grande Guerra) sono degenerate in conflitti aperti, mentre altre quattro (come la sfida tra Stati Uniti e Unione Sovietica nel corso della Guerra Fredda) hanno visto un diverso svolgimento.

In questa seconda categoria, Allison descrive la sfida tra Regno Unito e Stati Uniti svoltasi a cavallo tra XIX e XX secolo, mentre la potenza americana sorpassava l’ex madrepatria britannica come prima economia mondiale e consolidava la propria supremazia sull’emisfero occidentale. L’uomo che guidò e impersonificò gli arrembanti USA del tempo fu il Presidente Theodore Roosevelt, la cui figura presenta non pochi tratti di somiglianza con il leader cinese Xi Jinping.

Xi Jinping cammina sul sentiero di “Teddy” Roosevelt in quanto leader capace di guidare la propria nazione alla consapevolezza della caratura globale delle proprie potenzialità e di porre in essere politiche capaci di concretizzarle. Cresciuti attraverso esperienze di vita degne di un romanzo di formazione e fattisi strada in un agone politico complesso e feroce, Roosevelt e Xi sono accomunati dallo stile della leadership, capace di garantire forti tratti personali a sistemi collegiali e di focalizzarsi sull’elaborazione di grandi strategie per i rispettivi Paesi.

Roosevelt consolidò la dottrina Monroe e sancì la primazia di Washington sul continente americano, dall’Alaska alla Patagonia, rintuzzando i tentativi di ingerenza britannica in Venezuela e vincendo contenziosi territoriali sui confini col Canada, imponendo manu militari alla Colombia l’indipendenza di Panama e, con essa, la costruzione del Canale che, aprendo alle comunicazioni dirette tra Oceano Atlantico e Pacifico, si trasformò sul lungo termine in un asset fondamentale per il dispositivo geostrategico statunitense, fondato sul controllo delle rotte di comunicazione oceaniche. Fu lo stesso Roosevelt a tramutare in realtà concreta le teorie dell’ammiraglio Mahan sul dominio dei mari e a avviare la rapida modernizzazione della United States Navy, ancor’oggi con ogni probabilità la più formidabile delle forze armate della superpotenza.

Con Xi Jinping, Mahan è letteralmente sbarcato in Cina: la Repubblica Popolare è conscia che per poter condurre una politica attiva su scala mondiale non può non consolidare la propria flotta, e si sta di conseguenza impegnando in profondità per svilupparla, destinando alla Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione stanziamenti imponenti per rafforzare la dotazione di portaerei, sottomarini, incrociatori e missili antinave di interdizione. La Belt and Road Initiative e l’elaborazione della Nuova Via della Seta, al tempo stesso, rappresentano la prima, forte concretizzazione di una vera e propria strategia globale da parte cinese: Xi Jinping punta ad accrescere l’influenza del suo Paese negli affari mondiali ed è innanzitutto favorevole a un’estensione dell’interconnessione commerciale, politica e diplomatica tra i principali Stati asiatici, fonte di un’erosione indiretta dell’influenza di Washington sulle sponde dell’Indo-Pacifico che appare simile a una riproposizione edulcorata e “multilaterale” della “dottrina Monroe”.

Il parallelismo storico tra Roosevelt e Xi Jinping è sorprendente e richiama il confronto tra Stati Uniti e Cina che Allison, nel suo libro, descrive dettagliatamente. L’egemone, che si considera nazione indispensabile per l’ordine mondiale contemporaneo, convive e rivaleggia con il potenziale concorrente numero uno, certo della legittimità del suo ritorno al rango di indiscutibile protagonista della storia che appare inscritto nel suo stesso nome (non è un caso, infatti, che i cinesi chiamino il loro Paese “Impero di Mezzo”).

La “trappola di Tucidide”, tra Cina e Stati Uniti, potrebbe attivarsi da un momento all’altro, ma la guerra tra i due pesi massimi del sistema mondiale rimane, allo stato attuale delle cose, un’eventualità abbastanza remota. Ai decisori strategici spetterà il compito, nei prossimi anni, di disinnescare le tensioni che a più riprese si accendono nella dialettica tra Pechino e Washington: il monito di Tucidide sui potenziali fattori di rivalità che rischiano di trasformare la guerra in un atto inevitabile risulta ora più che mai attuale, segno distinitivo della rilevanza dei consigli che la storia può dare ai suoi protagonisti contemporanei.

Andrea Muratore

Questo articolo è stato pubblicato qui

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