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C’era una volta il centrodestra

Diciamo le cose come stanno: il centrodestra, che ha inventato Berlusconi con la sua discesa in campo del ‘94 e la successiva salita sul predellino a Piazza San Babila alcuni anni dopo, non esiste più. Si è sciolto come neve al sole, ed il bilancio che lascia dietro le sue spalle è disastroso sia politicamente sia perché gli attori di quella che fu la destra berlusconiana si stanno estinguendo come i panda sugli altopiani del Sichuan. Tutti i puntelli che reggevano il mondo del Cavaliere stanno via via venendo meno, provocando un immenso vuoto di idee di valori e soprattutto di politica un tempo definita di “destra”.

Silvio Berlusconi ha annunciato la sua intenzione di non presentarsi come candidato premier alle prossime elezioni politiche, è un leader finito, con il carisma ed il morale sotto i tacchi (e che tacchi!), l’evento che ultimamente gli ha dato un po’ di consolazione è l’invito al sessantesimo compleanno di Putin, unico discusso leader mondiale che gli riconosce ancora un ruolo (forse più come organizzatore di party che non per il resto).

Il Pdl guidato da Alfano è un partito spiaggiato come un grosso cetaceo alla deriva, senza organi decisionali, senza una vera linea, dilaniato dagli scandali e dalle correnti. L’Angelino A. alterna momenti di sottomissione al Cavaliere a frangenti di autostima in cui cerca una difficile indipendenza dal suo ex mentore, che stenta a scomparire veramente. I colonnelli di quello che fu il Popolo di Silvio in perenne lotta tra loro, si dilaniano quotidianamente per avere un posto (sicuro) nelle liste delle prossime elezioni. Così esauriscono la loro funzione sociale e pubblica. Quelli che un tempo come un gregge seguivano acriticamente le orme del Capo ora come iene fameliche ne circondano il corpo in decomposizione per spartirsi la magra eredità politica.

Gli ex An sono pronti ad uscire, la corrente socialista del partito lancia un documento per distinguersi, i cattolici fanno il proprio manifesto, i ciellini sono insofferenti, Tremonti  fino a ieri super ministro dell’Economia è andato via ed ha inaugurato il proprio movimento. E’ tutto un fiorire di manifesti, distinguo ed iniziative personali che segnalano il caos e l’inconsistenza organizzativa della destra. Il Pdl nel Lazio è evaporato, la Polverini si è dimessa, Formigoni subissato dagli scandali (lui stesso è sotto inchiesta per corruzione aggravata) è sotto scacco della Lega che ne chiede un passo indietro e potrebbe essere costretto a dimettersi nei prossimi giorni. Per ritorsione il PDL dovrebbe far cadere le giunte di centrodestra del Piemonte e Veneto guidate dai leghisti Roberto Cota e Luca Zaia.

E’ tutto qua? No. Alemanno secondo alcuni il peggior sindaco di Roma, dai tempi della gestione di Nerone che la città eterna la mise direttamente a ferro e fuoco, non verrà rieletto nella Capitale, Zingaretti esponente del PD quasi sicuramente sarà il nuovo presidente della regione Lazio, Milano è già in mano alla sinistra, la Sicilia un tempo feudo del berlusconismo potrebbe andare al centrosinistra guidato da Rosario Crocetta. Dal punto di vista delle alleanze le cose non vanno meglio. Il Pdl è percepito dagli altri partiti come un gruppo di “untori” che contamina e “corrompe” ogni cosa su cui mette mano. L’Udc di Casini non vuole saperne di essere associato all’ex primo partito italiano fino a che l’ex premier sarà l’unico vero decisionmaker, Fini con il suo sparuto gruppo di fedelissimi veleggia per altri lidi, la Lega di Maroni si tiene alla larga, Luca Cordero di Montezemolo, prima di cadere nella rete di Silvio, proverà tutte le opzioni alternative, Mario Monti per non compromettere la sua immagine in Europa non prenderebbe con il Cav nemmeno un caffè, ma è costretto a far buon viso a cattivo gioco pur di non compromettere l’esperienza del suo governo. L’unico alleato sicuro è la formazione di Storace che da un lato porta voti, dall’altro ne fa perdere tantissimi perché sposta a destra il baricentro della possibile futura coalizione conservatrice, o “moderata” come qualcuno ama chiamarla.

La situazione del centrodestra italiano è drammaticamente grave quanto seria. Quelli che dovevano animare la rivoluzione liberale stanno soccombendo sotto il peso dei propri insuccessi e delle scelte scellerate che hanno effettuato in questi ultimi 15 anni. Tra un po’ l’era del centrodestra di Berlusconi e dei berluscones sarà un lontano ricordo. Difatti però si sono messi fuori gioco da soli, la loro scomparsa sarà generata più dalla gravità dei loro fallimenti, che non dai meriti dei propri avversari. Il Cavaliere che doveva passare alla storia per i miracoli compiuti sarà ricordato per le brutte figure fatte nel corso dei suoi mandati e per l’autodistruzione che sta avvenendo sempre più celermente in questi mesi. C’era una volta il centrodestra: ora c’è principalmente una massa di inquisiti o di politici impauriti consci che prossimamente perderanno il posto. Che tristezza e che sollievo.

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