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Brexit: the Long and Winding Road

E quindi, ci siamo. A mezzanotte, ora di Bruxelles, il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea. Dopo di ciò, seguirà una corsa contro il tempo per arrivare, entro il 31 dicembre di quest’anno, ad un trattato di libero scambio con la Ue. 

Cosa ad oggi piuttosto improbabile, perché Boris Johnson vuole un trattato che consenta la divergenza regolatoria con l’Unione che a sua volta ribatte che, in tal caso, Londra dovrà starsene a proporzionata distanza di dazi e tariffe. A parte ciò, c’è molto altro.

Ad esempio, i diritti di pesca: fondamentali per le due parti. Oggi il limite di accesso comunitario è di 12 miglia nautiche dalla costa, riducibile a 6, a cui possono spingersi i pescherecci di paesi dell’Unione con accordo bilaterale separato. In assenza di accordi, varranno 200 miglia nautiche. La vita di numerose comunità costiere dipende da questi accordi. Bruxelles ha già detto che, in caso di disaccordo sulle fisheries, Londra si scordi qualcosa che possa assomigliare al passporting europeo per le sue banche. Ma non sarà facile liberarsi della City, a Francoforte, Parigi e dintorni.

Ministri e leader politici conservatori hanno già avvertito la confindustria britannica: ci saranno disruption e problemi. Intuitivi. Resta da capire di quale ampiezza e profondità. Johnson ha già detto, ad uso interno, che cercherà la massima flessibilità di interpretazione dal trattato di ritiro con la Ue, scordandosi che quel trattato non lascia margini di reinterpretazione.

E ancora: gli americani stanno già mandando messaggi a Londra. “Non è vero che il pollo da noi è lavato con cloro, le tecniche sono cambiate. E comunque, le nostre carni trattate con ormoni non hanno mai ammazzato nessuno”. E che bel sistema sanitario che avete, sarebbe un peccato se accadesse qualcosa al vostro paese. E questo accordo con Huawei per il 5G, anche se vi illudete che usare l’azienda cinese per parti “periferiche” della rete vi metta al sicuro? Non è che vi siete liberati del giogo di Bruxelles per diventare vassalli di Pechino? Pare che i britannici scopriranno (o riscopriranno) che nel commercio estero non ci sono “special relationship“. Men che mai con l’ex colonia. Per chi fugge dal presunto vassallaggio alla Ue, un brusco risveglio.

Decisamente interessante, poi, anche se non direttamente legato alla Brexit, la gestione dello sviluppo economico nel Regno Unito. “Livellare” è la parola d’ordine. Nel senso di portare crescita alle zone depresse del Nord inglese, quelle a sud del confine con la Scozia. Budget reimpostato, cambio di parametri di selezione degli investimenti. Meno alle zone sviluppate ed al maxi polo aggregatore di Londra, e più alle zone povere di infrastrutture.

Ottima idea, naturalmente. Altrettanto interessante, ad uso dei piccoli italiani con bandierina e fischietto, il fatto che, per finanziare queste iniziative in conto capitale, sia già partito l’input a promuovere una spending review della spesa corrente pari a tagli del 5% sulla medesima. Il che conferma una clamorosa rivelazione: i soldi non si stampano. Neppure quando si stampano.

Sulla immigrazione, il governo Johnson tenta di introdurre un sistema a punti, funzione delle competenze, per chi cerca lavoro nel Regno Unito, ed una soglia minima di retribuzione per chi arriva nel paese con un contratto di lavoro. Ma la soglia sarebbe di 30 mila sterline e taglierebbe fuori molte professioni critiche, ad esempio nel settore sanitario, oltre a terremotare il mercato del lavoro scozzese.

E infatti Edimburgo ha già chiesto la devoluzione della politica immigratoria. Che non otterrà, perché altrimenti servirebbe un bel confine fisico tra Scozia e Inghilterra per evitare afflussi, riflussi e deflussi di immigrati. Ma è piuttosto intuitivo che obiettivo di questo sistema di immigrazione è quello di “far fare ai britannici i lavori che i britannici non vogliono più fare”, come si direbbe con urticante retorica in una povera penisola a Sud dell’Europa.

Ferve il dibattito, soprattutto fuori dal Regno: che tipo di conservatorismo è, quello di Johnson? Una versione populista da Big Government, assai lontano da quello storico thatcherita? Forse sì ma serve tempo per avere conferme. Per ora, prendiamo atto che il Cancelliere dello Scacchiere, Sajid Javid, vuole puntare a colpi di infrastrutture ad una crescita annua del 2,7-2,8% mentre la Bank of England prevede un potenziale di crescita annua di 1,1%, frutto dell’anemica crescita della produttività e del freno all’espansione dell’offerta di lavoro.

Il cantiere britannico è aperto, quindi: si tratta di un esperimento di reset senza precedenti in era moderna. Ma sarà un reset non solo tra Regno Unito e Unione europea ma anche tra le comunità nazionali del regno, e questo rende tutto più sinistramente affascinante, ai miei occhi. L’era della deglobalizzazione è iniziata, il Regno Unito rischia di essersela portata in casa, sotto forma di autodisgregazione.

Per concludere, a proposito di “relazioni speciali” vere ed immaginarie, vi offro l’eccellente distillato di quella che -secondo me- è la raison d’être della Ue, in un mondo che resta hobbesiano. Un po’ di sano realismo non guasta mai, nella vita.

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