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BolognaFiere licenzia 123 persone senza trattativa. Una petizione in solidarietà ai lavoratori

BolognaFiere ha avviato il 27 giugno 2016 la procedura per il licenziamento di 123 lavoratori sui 248 totali. 

"L'inderogabile necessità di procedere alla riduzione degli organici trova ragione nella esigenza di preservare la sopravvivenza della società, sottraendola al pregiudizio di una grave situazione finanziaria". 

Con questa lettera ai sindacati e ai rappresentanti dei lavoratori Franco Boni, presidente di Bolognafiere, ha annunciato il licenziamento collettivo di 123 persone, sulle 248 che lavorano per l'ente. L'azione è stata giustificata, sempre nelle sue parole, con una perdita di 8,9 milioni di euro nel 2015 e con una riduzione dei metri quadrati venduti e delle manifestazioni ospitate da BolognaFiere. 

L'azione è stata improvvisa e brutale, senza preavviso, tanti di noi lo hanno saputo dai giornali. Nessuna trattativa preliminare e nessuna delicatezza nelle parole sbandierate sui giornali da Franco Boni e rivolte a persone che lavorano con disponibilità estrema e competenza nell'azienda da oltre 30 anni.

Le 123 persone che hanno perso il lavoro rappresentano, come dice Boni stesso, "l'intero reparto della unità produttiva di manifestazione con tutto il personale part-time ad esso addetto, nonché l'intera squadra antincendio".

Il 29 giugno, due giorni dopo, il Consiglio dei Soci di BolognaFiere ha approvato il provvedimento all’unanimità. In diverse dichiarazioni, il Sindaco di Bologna Virginio Merola ha detto che i licenziamenti sono “dolorosi ma necessari per ottimizzare il sistema fieristico”.

Tuttavia l'azienda non ha presentato alcun piano industriale, e dunque non è affatto chiaro come si pensa di ottimizzare il sistema. 

I lavoratori si sono organizzati in un collettivo: Meno123, che è anche un blog dove si seguono gli sviluppi della vicenda. Inoltre c'è una petizione su Change rivolta al Cda di BolognaFiere.

La trovate qui, vi chiediamo di firmare e far girare. 

 

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