Abbiamo disposto le risposte in stretto ordine cronologico di arrivo in redazione: LucidaMente – come san tutti – non è partiticamente schierata. Qualcuno, peraltro, non ci ha (ancora) risposto. Se lo farà, essendo la nostra una rivista telematica, quindi costantemente in divenire, immetteremo tempestivamente on line le sue idee.

Per Stefano Aldrovandi, candidato civico sostenuto dal Terzo polo, il concetto di laicità significa autonomia, più che dalla religione, dai partiti politici.
«Credo che in italiano significhi la condizione di essere laico e quindi il comportarsi indipendentemente dalle indicazioni espresse dalla religione. Per me essere laico significa anche indipendenza dai partiti. Ciò non m’impedisce di essere anche cattolico. Tratta questo tema la celebre frase di Gesù quando dice “Date a Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio”, invitando i fedeli a ottemperare le leggi dello Stato, sia nella vita ordinaria che nell’esercizio delle proprie eventuali funzioni pubbliche. Nel mio comportamento individuale seguo da sempre questa direttiva, comportandomi nelle cose pubbliche conformemente alle regole che devo applicare come amministratore. Quando dirigevo Hera perseguivo il fine di servire la società, tenendo conto degli obiettivi datimi dagli azionisti, e dei vari portatori di interesse, sempre seguiti; rapportandomi con le persone, però, tenevo conto del mio Credo, con modestia e nel rispetto del ruolo di ognuno.
Come sindaco civico sarà per me agevole il compito, dovendo rispondere del mio mandato ai bolognesi, indipendentemente dalla loro collocazione politica e religiosa; libero da vincoli di partito, non sarò obbligato a scegliere i miei collaboratori tra i “fedeli”, ma mi rivolgerò ai più competenti e disponibili. La laicità va pure letta in questo senso: essere svincolato anche da logiche di partito e lavorare liberamente nell’interesse della maggioranza».

Angelo Maria Carcano della Lista Nettuno ci ha risposto in modo articolato, facendo riferimento alla cultura umanistica, e dichiarandosi, pur da cattolico, sostenitore dello Stato laico.
«Da sempre, vista la mia formazione culturale umanistica, mi sono interrogato sul valore della laicità per uno Stato moderno. Vivendo e osservando quanto accade nel mondo non ho potuto fare a meno di restare inorridito davanti alle aberrazioni compiute da Stati in cui la divisione dei poteri, politico e religioso, non solo non esiste, ma la loro convergenza viene usata strumentalmente per reprimere e spesso uccidere in nome di un diritto divino trasceso e trasfuso nell’umano. Ecco, la matrice di questa degenerazione, se si vuole, la si può far risalire alla stessa storia della civiltà occidentale, con gli imperatori romani prima, e Carlo Magno poi. Ma è nei tempi moderni che si è reso evidente quanto teorizzato da Thomas Hobbes nel suo Leviatano, che basterebbe leggere se si sceglie di governare e di dedicare la propria vita alla RES PUBBLICA, o alla POLIS, per comprendere che la tirannia trova il suo fondamento nella strumentalizzazione della religione.
Proprio per questo io, cattolico e credente, sono fermamente convinto dell’assoluta necessità di uno Stato laico e morale. Fermo restando che la laicità, ossia la distinzione tra fede e politica, è fondamentale per la democrazia e il buon governo, ritengo tuttavia che la morale caratterizzi uno Stato giusto, che tutela il diritto dei suoi cittadini esattamente come una madre e un padre fanno con i propri figli. Tutela, non reprime, attenzione. Un padre e una madre educano al rispetto di valori di giustizia e libertà, di rispetto e onestà. Lo stesso – è evidente – deve fare uno Stato.
Leggendo la nostra Costituzione, una delle migliori esistenti – e lo affermo con la competenza che mi deriva da 40 anni di professione –, è evidente la volontà dei nostri padri di voler garantire la laicità dello Stato e di indicare contemporaneamente la morale e l’etica cui ogni cittadino italiano deve ispirarsi.
In chiusura, ancora un’osservazione. I dieci comandamenti, decontestualizzati e per un momento resi laici, non sono altro che il fondamento del diritto di ogni essere umano. Ogni Stato libero e democratico li contiene nella sua Costituzione perché essi stessi sono garanzia di giustizia, onestà, morale e libertà».

Per Michele Terra, del Partito comunista dei lavoratori, l’indipendenza dalla chiesa cattolica è invece in primo piano, così come l’eliminazione dei suoi privilegi.
«La laicità è prima di tutto libertà della religione ma anche libertà dalla religione. Tradurre questo concetto nella pratica significa come prima cosa evitare che le religioni, in primis la chiesa cattolica, continuino a usufruire all’infinito di immensi finanziamenti pubblici. Se il Comune di Bologna tagliasse, come chiediamo, i finanziamenti alle scuole private, nonché quelli per l’edilizia dei luoghi di culto, si risparmierebbero ingenti somme. La Chiesa cattolica, che già gode di vari privilegi (è la prima proprietaria immobiliare in città), non credo che abbia bisogno anche dei nostri soldi. Inoltre i politici, i rappresentanti del popolo italiano, dovrebbero essere meno proni alle richieste vaticane – dall’eutanasia all’applicazione della 194. Il papa non lo eleggono gli italiani, così come il vescovo non lo votano i bolognesi».


Daniele Corticelli – supportato da Agire insieme civica-mente, Partito repubblicano italiano, Lega consumatori, I popolari di Italia domani e Bologna capitale – richiama brevemente l’importanza dell’autonomia dai partiti.
«Laicità per me è avere autonomia decisionale rispetto a qualunque condizionamento. In questo senso la civicità che rappresentiamo, cioè il nostro essere liberi dai partiti, è una applicazione nei fatti della nostra laicità verso ogni condizionamento ideologico».

Massimo Bugani, del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, sottolinea l’importanza della laicità nelle scelte personali.
«Sarò brevissimo: la laicità a mio avviso è un sinonimo di libertà. La mia libertà finisce laddove inizia la libertà altrui. Questa è la frase che meglio di tutte identifica la mia posizione in tema di laicità. Ogni persona deve essere libera di scegliere come morire, come e chi amare, quale culto professare o meno, a chi e in che cosa credere. Quando qualcuno, su questi temi, cerca di imporre la propria idea su quella degli altri offende il principio primo di libertà».

Aperta e articolata è stata la risposta di Virginio Merola – candidato del Partito democratico, appoggiato, oltre che dal Pd, da una vasta coalizione di centrosinistra, comprendente Italia dei valori-Lista Di Pietro, Con Amelia per Bologna (vendoliani di Sinistra ecologia e libertà), Rosa per Bologna-Laici socialisti riformisti, Sinistra per Bologna (Federazione della sinistra) – il più “pronosticato” per la vittoria finale.
«La laicità è innanzitutto, occorre ricordarlo, un principio fondamentale dell’ordinamento italiano, come affermato più volte dalla Corte Costituzionale. Laicità per me è la cornice dentro la quale deve avvenire il libero confronto fra tutte le posizioni. È la garanzia che ogni concezione del mondo, religiosa, filosofica o politica, possa avere libertà di espressione nello spazio pubblico senza che le istituzioni dello Stato o le sue leggi impongano ai cittadini l’adesione a dei valori ai quali non credono. Sono convinto che lo spazio del confronto pubblico debba favorire e non emarginare la libera espressione dei punti di vista religiosi o filosofici.
Credo però che il momento della decisione politica, a tutti i livelli, debba rispettare la pluralità dei punti di vista e delle convinzioni profonde di ogni cittadina o cittadino, qualunque sia la sua fede o visione del mondo, la sua concezione della vita e della morte, il suo orientamento sessuale, la sua cultura di provenienza. Nel pieno rispetto, beninteso, dei principi costituzionali.
Sulla base di queste convinzioni mi sono impegnato, tra l’altro, ad attivare il registro dei testamenti biologici nel comune di Bologna, a riaprire il Servizio contro le discriminazioni di gay, lesbiche e trans, e a garantire che i matrimoni e i funerali civili abbiano la stessa dignità delle cerimonie religiose».

L’immagine: chi oltrepasserà il portone di palazzo D’Accursio?

Viviana Viviani

(Lucidamente, anno VI, n. 65, maggio 2011)