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Bitcoin, la quotazione ballerina

C’è già chi si riferisce al 2014 come all’anno della volatilità. Diversi mercati hanno sofferto movimenti profondi e improvvisi, la questione russo-ucraina ha fatto scattare paure trasversali ai prodotti finanziari (ma soprattutto alle materie prime), gli indici USA hanno invece imposto nuovi record mentre l’euro si è inabissato ai minimi di 9 anni fa. Il 2015 si è aperto con una crisi altrettanto impetuosa: la decisione della Svizzera di rimuovere il limite alla rivalutazione del franco locale ha esacerbato i problemi dell’euro e fatto scattare la miccia che ha bruciato centinaia di milioni sui mercati finanziari di tutto il mondo. Nonostante gli eventi tumultuosi, il bitcoin si aggiudica la palma di peggiore investimento dell’anno. La valuta digitale ha affrontato varie sfide e segnato momenti di svolta.

Da questo punto di vista, offre diversi spunti di riflessioni sul destino riservato a tutte le cripto-valute. Il prezzo della moneta virtuale è stato decisamente volatile nel corso di tutto il 2014, danneggiando coloro che avevano deciso di utilizzarla come riserva di valore. Per alcuni analisti il 2015 vedrà una forte rivalutazione dei bitcoin. Sebbene sia possibile istituire dei paragoni tra bitcoin e monete reali (le più popolari sul forex restano sempre la britannica GBP e il biglietto verde americano, sinteticamente definito USD), ma c’è una differenza fondamentale che va ribadita. I bitcoin non hanno un ente regolatore che svolge lo stesso ruolo di una banca centrale, come la Banca d’Inghilterra per la sterlina e la FED per il dollaro, entrambe investite dell’incarico di regolare il valore di liquidità in circolazione. La quantità massima di bitcoin che finisce in giro per il web è definita dall’atto di fondazione, la creazione della moneta è dettata da un complesso processo detto “mining” portato a termine dai computer che fanno parte della rete bitcoin. La conseguenza ovvia è che nessuno può intervenire per limitare o aumentare l’emissione di moneta, influenzandone alla fine il valore come accade alle altre valute. I bitcoin non s’identificano in un dato territorio e per questo, non avendo alle spalle un’economia di riferimento, il prezzo può fluttuare liberamente. Nei primi giorni dell’anno, i Bitcoin hanno raggiunto la quotazione di $900.

Attualmente il valore si aggira invece intorno ai $300. Gli unici a gioire sono i traders che utilizzano strumenti quali i contratti per differenza, visto che con questi ultimi è possibile maturare profitti anche quando le quotazioni di un titolo sono in ribasso. I trader con CFD continuano a vedere rosa, sulla piattaforma di trading IG, per esempio, il 71% dei clienti con posizioni aperte su questo mercato crede che il prezzo aumenterà. Cos’è successo per provocare un tale scivolone? Prima di tutto, il bitcoin ha sofferto del crollo di una delle piattaforme di scambio più note, Mt. Gox, che nel 2013 processava il 76% degli scambi tra bitcoin e valute nazionali. Poco dopo, uno dei fondatori della rete bitcoin è stato accusato di sfruttare il sistema per riciclare soldi sporchi. Soprattutto nella seconda parte dell’anno, la valuta digitale è scivolata lentamente in un’area di minore rilevanza. I titoli scandalistici sono stati presto dimenticati e rimpiazzati da un più dignitoso silenzioso mediatico. Il 2014 non è stato però solo negativo. Nonostante gli alti bassi, sono aumentati i siti di e-commerce che accettano di concludere transazioni in cambio di bitcoin, spiccano tra tutti eBay e PayPal, che hanno avviato una serie di test per valutare il modo d’inglobare la moneta digitale nei loro circuiti.

 

Foto: Copley/Flickr



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