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 Home page > Attualità > Cultura > 54° Biennale di Venezia: l’ennesima occasione mancata

54° Biennale di Venezia: l’ennesima occasione mancata

Uno dei giornali più interessanti del mondo, il New York Times, ecco cosa scrive del padiglione italiano a Venezia e dell'Italia: 

A new and historic Biennale low is reached in the vast Italian Pavilion where Vittorio Sgarbi, an Italian art historian, television personality and former under-secretary of culture, has overseen a ludicrously dense installation of work by some 260 Italian artists, almost all of it unredeemable still-born schlock. Bristling with an unbelievably venomous hatred of art, the exhibition would be a national scandal, if Italy weren’t already plagued by so many.” 

"Un nuovo e storico basso é stato raggiunto nel vasto Padiglione italiano dove Vittorio Sgarbi, uno storico dell'arte italiano, personalità televisiva ed ex sottosgretario alla cultura, ha supervisionato una ridicolemente densa installazione di opere di circa 260 artisti italiani, per la maggior parte irrimediabilmente mediocri e scadenti. Pervasa di un incredibile e velenoso odio per l'arte, la mostra sarebbe uno scandalo nazionale, se l'Italia non ne avesse già così tanti". 



Oramai in Italia, dove prevale la gerontocrazia (The Economist, 10 giugno 2011), si confonde l'erudizione di fine '800 con l'intelligenza. Con la sua scelta di andare contro corrente e liberare l’arte contemporanea dalla mafia dei critici, con un padiglione dal titolo “L’arte non è Cosa Nostra”, Sgarbi ha solamente dimostrato incompetenza e indifferenza. Infatti, non è riuscito a far passare quel messaggio forte contro gli oligopoli dell'arte (rigorosamente italiani) ma paradossalmente ha dimostrato la veridicità del contrario.

Le scelte fatte dagli intellettuali più o meno noti del panorama nazionale, hanno lasciato ampi dubbi sulla loro onestà e competenza in materia e di fatto, senza un critico che sceglie, non si può fare un lavoro qualitativo. Sembrerebbe che, non avendo il coraggio di fare delle scelte, lo storico dell'arte si sia inventato una pantomima di mostra che si è dimostrata un'arma a doppio taglio per gli artisti che vi partecipano, poiché le loro opere sono infruibili, sommerse in un caos disordinato e inconcludente. Se un'opera interessante vi è, questa non verrà notata. Allora non sarebbe stato meglio per i 150 anni dell'Italia, organizzare un noisissimo padiglione didascalisco che guidava lo spettatore attraverso alcune delle tappe più importanti della storia dell'arte contemporanea italiana? Almeno Sgarbi avrebbe dimostrato di essere un buon storico dell'arte, visto che non si poteva prescindere da lui.

Sembrerebbe quasi che questa classe dirigente goda a distruggere quel che di buono c'è nel nostro Paese. Un altro esempio è il Festival del Cinema di Venezia, uno dei più prestigiosi e antichi del mondo. E invece no, un sindaco che ama definirsi critico cinematografico organizza il festival del cinema di Roma in aperta concorrenza, anche di fondi, per soddisfare il suo ego e non doversi scomodare fino alla città lacustre. Ma i francesi con Cannes fanno lo stesso?

La Biennale di Venezia dà lustro e prestigio e allora organizziamo uno dei più brutti padiglioni della sua storia con l'intento di sdoganare una polemica tutta italiana, incomprensibile al di fuori dei confini nazionali. Risultato? Il paese è deriso, mortificato e con lui anche noi cittadini. Ma i campanilismi sono troppo forti per comprendere le conseguenze di tali azioni.

La cultura è stata campione dell'Italia prima ancora dell'Unità. Il Paese e le sue città erano simbolo internazionale dell'arte e della creatività, ma adesso tutto langue nelle mani della mediocrità e dell'ingordigia da operetta. L'Italia unita è diventata un ricco osso da spolpare ma le risorse si stanno ormai esaurendo e allora diamole il corpo mortale tanto le tasche sono piene, gli stomaci sazi e le fauci stanche.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.7) 22 giugno 2011 11:39
    Damiano Mazzotti

    L’articolo è molto interessante e condivisibile, ma di Festival del cinema in Italia c’è ne sono molti... E ci può stare bene pure a Roma... Chiaramente più commerciale e purtroppo anche più politico... Ogni Festival può trovare la sua identità, da Torino a Pesaro, passando da Milano...

    E non sono i fondi a fare la differenza, ma l’intelligenza, l’onestà e la modernità di chi li organizza...

    Comunque parlando di cose serie, affidatevi alle menti italiane non rincretinite dalla continua masturbazione verbale e mentale più o meno politicizzata: www.pardo.ch (Festival del Film indipendente di Locarno). 

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