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Beppe Fiorello sarà Mimmo Lucano, il sindaco di Riace

Beppe Fiorello sarà il sindaco di Riace. A dare la conferma è Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction e lo stesso Fiorello in un incontro al festival di Dogliani.

Realtà estreme, storie di migranti e confini reali sono i tratti distintivi di uno degli attori più apprezzati e versatili: Beppe Fiorello che, da sempre, si batte, con impegno, verso queste tematiche dal forte impatto sociale.

In un paese in cui si assistono alle tragici morti in mare dei migranti che scampano dalle guerre per trovare un posto in cui potersi rifare una vita, è il motivo che ha indotto Fiorello a ideare questo importante progetto.

«Ci stiamo abituando alla morte – dice l’attore -, ormai le notizie sui migranti che perdono la vita nei naufragi sono la quarta, quinta notizia dei telegiornali. Invece è importante raccontare, spiegare cosa succede. Grazie a Giovanni Maria Bellu siamo riusciti a raccontare I fantasmi di Portopalo, la più grande tragedia del Mediterraneo».

L’attore, reduce dal successo della fiction “I fantasmi di Portopalo”, si è imbattuto, di notte, nella ricerca di Mimmo Lucano. Da lì apprende che il sindaco di Riace accoglie, nelle file calabresi, migranti di ogni nazionalità. È forte il desiderio di Mimmo di prestare accoglienza a chi ha attraversato il Mediterraneo per trovare rifugio in un luogo sicuro.

«Nel 1998 a Riace sbarca una nave carica di curdi. Le vecchie case e le botteghe abbandonate rinascono, ora ci lavorano un calabrese e un migrante. Ho girato per Riace, c’è tutto il mondo, è una comunità perfetta. È bellissima perché in ogni bottega trovi un calabrese e un migrante, un calabrese che fa il pane con un’indiana, un netturbino cingalese. Il modello Riace ti dice che il Paese non deve avere paura dei migranti».

«Non dobbiamo avere paura dei migranti – dice con passione l’attore tra gli applausi -, ma di chi non sa gestire queste anime perse. Siamo tutti migranti. Lucano mi ha raccontato delle lacrime della madre quando accompagnò la sorella che si imbarcava per l’Argentina. Sapeva che non l’avrebbe più rivista. È un gioco di specchi la migrazione: loro siamo noi», afferma l'attore.

«Tv, vero servizio pubblico», conclude Andreatta, a sottolineare come sia forte l’impegno sociale, da parte della Rai, di raccontare queste realtà tragiche.

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