Basilicata | Dalla politica dei bonus ad una visione di regione
Siamo prossimi alla fine della consigliatura regionale, a cinque anni dall’ascesa al governo della Regione Basilicata del centrodestra guidato dal generale di brigata della Guardia di Finanza Vito Bardi c’è un solo modo per definirne l’azione politico- amministrativa: la politica dei bonus.
Quando circa cinque anni fa il Centrodestra vinse le elezioni la Basilicata terminava un’esperienza politica iniziata negli anni 90 con la vittoria della coalizione dei Progressisti e l’elezione a Presidente della Giunta di Dinardo. La coalizione dei Progressisti, sintesi della culture politiche Comunista, Socialista e Democristiana, anticipò ciò che sarebbe successo, di li a non molto tempo dopo, con la nascita de l’Ulivo a livello nazionale. La vittoria del centrodestra ha segnato la fine di un ciclo politico senza convincere, fino in fondo, i lucani circa la bontà del proprio progetto politico. Il centrodestra vince più per demeriti del PD e più in generale del centrosinistra che per meriti propri. La prima avvisaglia della crisi del PD e della coalizione del centrosinistra era già presente nella precedente tornata che vide l’elezione di Marcello Pittella a Presidente della Giunta Regionale. Allora al votò si recò solo il 46% degli aventi diritto. Più della metà dei lucani non andò a votare perché non trovò convincente nessuna delle proposte in campo. Già in quella tornata amministrativa appariva in modo fin troppo chiaro che la “spinta propulsiva”, iniziata negli anni 90 grazie a gruppi dirigenti degni di nota, si andava esaurendo. La vittoria di Bardi è avvenuta, dicevo, a causa degli errori fatti dal centrosinistra, errori che addirittura spinsero, una percentuale seppure piccola di elettori ad andare al voto spingendo il livello della partecipazione ad oltre il 50% dei votanti. Allora si verificò uno spostamento notevole di elettori da uno schieramento all’altro, il M5S superò addirittura il 20% dei voti. Il PD, nascosto tra un pulviscolo di liste civiche e personali prese poco più del 6% dei voti. Il M5S passò dal 15 al 20% dei consensi. Il centrodestra pur vincendo non rappresentava comunque la maggioranza dei lucani. La forza politica più consistente era quella del non voto con circa la metà degli elettori che il giorno delle elezioni preferì fare altro. La vittoria del centrodestra venne interpretata come una richiesta di cambiamento. A distanza di circa cinque anni è possibile affermare che, al netto dell’operato di Donatella Merra, eletta nelle liste della Lega assessore ai trasporti e alla mobilità, il resto del governo regionale non è pervenuto. Le uniche cose da ricordare del Governo Bardi sono i bonus, gas e acqua, forse; e il muro di collaboratori importati da fuori regione dei quali il Presidente della Giunta si è circondato per paura, devo ipotizzare dei lucani. L’ex assessore Merra dimissionata dal Presidente della Giunta, era già da tempo in palese conflitto con il Presidente Bardi, è passata al Gruppo Misto a testimonianza del vuoto a perdere del governo regionale. In questi anni le condizioni sociali ed economiche della Basilicata sono peggiorate e di molto. Che sia così lo provano gli indicatori economici e sociali tra questi, ne cito solo due, la fuga dei giovani dalla Basilicata e la progressiva chiusura dell’industria dell’auto a Melfi con la conseguente perdita di posti di lavoro diretti e indiretti. Di tanto in tanto vedo sbandierati i dati relativi alla crescita del turismo il che la dice lunga sulle capacità di questo governo. Solo per inciso il turismo è una attività economica a basso valore aggiunto, è fortemente stagionale per cui puntare solo su questo settore equivale a sostenere che i giovani lucani a parte fare i camerieri stagionali e le guide turistiche non devono fare altro. E’ chiaro che se questo è i giovani laureati dell’UNIBAS, piccola università con valide facoltà scientifiche, l’unica cosa che possono fare è emigrare contribuendo ad aggravare le condizioni economiche e sociali della Regione. Non nego che alcune delle criticità che interessano la Basilicata non sono risolvibili in ambito strettamente locale, di questo bisogna esserne consapevoli, il punto è che al netto di questo dato il governo di centrodestra alla guida della Basilicata ha dimostrato di essere privo di idee ed incapace di immaginare un futuro. Cosa sono infatti i bonus, soprattutto se dati a pioggia senza tener presente un principio minimo di equa distribuzione delle risorse disponibili, se non un palliativo funzionale alla conservazione di un sistema fatto di vere e proprie consorterie che gestiscono ciò che arriva e ciò che il territorio offre? L’idea di fornire gratis ai cittadini lucani gas non sarebbe completamente sbagliata se fosse un provvedimento riservato ai soli percettori di redditi bassi e di persone ridotte in povertà. La politica dei bonus è tipica dei paesi del terzo mondo e in via di sviluppo in quali ricchi di materie prime ( nel caso della Basilicata petrolio, gas e acqua) utilizzano i relativi proventi per alimentare filiere clientelari e per tenere buone masse di esclusi che vivono sulla propria pelle i costi dei processi di ristrutturazione del sistema economica. I costi sociali determinato da questo stato di cose sono dati dallo spopolamento della regione con la fuga di giovani in prevalenza laureati e diplomati verso il nord Italia e l’U.E; l’esportazione di risorse finanziarie dalla Basilicata verso altre parti dell’Italia e dell’UE per sostenere, nella fase di avvio e non solo, i figli emigrati; l’invecchiamento della popolazione con la conseguente desertificazione del territorio, la svalutazione e il deperimento del patrimonio immobiliare. Di recente il Rapporto del centro studi Fondazione migrantes della CEI ha evidenziato come circa 6 milioni di italiani, in prevalenza giovani laureati e diplomati; sono emigrati negli ultimi anni , per capirci oltre il 10% della popolazione italiana; tra questi diverse migliaia sono lucani. Il capoluogo di Regione Potenza, ad esempio ha perso nel giro di pochi anni circa 4000 abitanti. Per la Basilicata perdere ogni 500 – 600 giovani l’anno perché emigrano significa rinunciare al futuro. Leggere sui media locali, come ormai accade da qualche anno a questa parte, la notizia della fuga dei giovani dalla Basilicata e vedere l’ignavia del governo regionale è come assistere alla lenta agonia di un malato terminale. La politica dei bonus messa in campo dal Governo Bardi è pertanto paragonabile ad una sorta di accanimento terapeutico. Con la politica dei bonus si tende a conservare il più a lungo possibile un sistema in decomposizione con l’unico scopo di alimentare quelle rendite di posizioni utili a mantenere filiere elettorali che consentono al ceto politico di svolgere la funzione di rappresentanza dell’istituzione regionale. Tradotto è possibile affermare che l’attività politica si è ridotta a pura e semplice attività imprenditoriale individuale. Per invertire o quanto meno provare a bloccare il declino la Basilicata ha bisogno di passare dalla “politica dei bonus” ossia dalla disperazione alla speranza che può venire solo dalla capacità di mettere in campo una visione di regione. Di recente il PD ha avviato la conferenza programmatica, primo tema trattato la sanità e quindi quale welfare per una regione in crisi demografica; gli altri temi che verranno trattati, ne cito alcuni: artigianato, transizione ecologica, trasporti, crisi industriale, occupazione. Questi temi sono il minimo sindacale, mi si faccia passare il termine, per aprire un confronto con le altre forze di opposizioni al fine di guidare la Basilicata fuori dalla “politica dei bonus”. Non servono grandi progetti, serve realismo perché la politica si fa a condizioni date e questo è il momento di una nuova stagione di riforme.
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