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Assoluzione in deroga per chi ha abortito

La repubblica Torino.it riporta la notizia apparsa sul settimanale della diocesi di Torino "Voce del popolo", ovvero che la chiesa cancella la scomunica alle donne che hanno praticato l’aborto previa confessione e relativo pentimento. La scomunica, secondo il codice canonico, avviene automaticamente e solo il vescovo o un sacerdote da lui delegato può annullarlo, sempre previa confessione e comunque seguite da penitenze che impegnano il fedele in un atto di fede "pratico": si chiede di impegnarsi nell’adozione a distanza di un bambino oppure, per chi ha lasciato la pratica religiosa, di rendersi disponibili per un impegno forte nella propria comunità ecclesiale.

Assoluzione in deroga per chi ha abortito

Ciò avviene in concomitanza con l’ostensione della sindone e in un momento particolarmente difficile per la chiesa cattolica, la cancellazione della scomunica da parte di un sacerdote prende così un significato sociale forte, un messaggio al mondo moderno affinché veda nella chiesa cattolica non più un impedimento ma un significativo modello di vita anche mondana. Già nell’omelia di Pasqua, papa Benedetto XVI aveva introdotto una "leggenda" tratta da un libro apocrifo, che per definizione non è ispirato da dio, aprendo la strada a una interpretazione delle scritture più aperta e mondana.
Ma perché queste aperture?

Omicidio

L’aborto è, per i cristiani, un omicidio. Ce lo ricordano ogni qualvolta si parla di interruzione della gravidanza. Però, a differenza del "normale" omicidio, nell’aborto, la vita che viene soppressa non è ancora nata, perciò, impossibilitata a difendersi. Il che ci porta a capire perché la chiesa scomunica l’abortista e non l’assassino in genere. Rimane però da considerare perché l’infanticidio o l’omicidio di persone anziane, comunque indifese, non vengono considerati al pari dell’aborto, vedi l’esempio dell’eutanasia. La differenza nel giudizio di "peccati" che hanno lo stesso fine porta in sé una forte contraddizione perché, l’omicidio, in sé, è soppressione di una vita e, nel cristianesimo, la vita è creata da dio e solo lui la può togliere, da cui ne deriva che, l’uomo, quando si arroga il diritto di uccidere una vita, commette il più grave dei peccati e perciò dio lo condanna all’esclusione dalla comunità (Caino).
Questo allontanamento, per dio, è definitivo, cioè non lo assolve, ma, allo stesso tempo, proibisce a chiunque di fare giustizia di Caino.

L’apertura della chiesa, però, non deve essere vista come una discrepanza con le scritture; l’uomo in sé è peccatore e dio, alla fine, perdona tutti coloro che crederanno in lui, anche Caino qualora si penta. Casomai va vista come una presa di coscienza dell’impossibilità di allontanare l’uomo dal mondano, cioè da tutto ciò che riguarda la sua sopravvivenza.

Dopo la bufera dei preti pedofili, la chiesa non poteva non prendere atto che l’uomo è tale anche se fa voto di fede in dio; non poteva e non può pretendere di sopprimere gl’istinti primordiali che albergano in noi (al riguardo va detto che se fosse permesso ai preti di sposarsi, sicuramente problemi simili si ridurrebbero drasticamente). Usare la mano pesante come affermato non può essere la soluzione giusta anche perché, se dio è il giudice finale, la chiesa non può sostituirsi a lui in nessun caso.

Nel contesto attuale, assolvere dal "peccato di aborto" indica, oltre che alla presa di coscenza, la volontà, mai del tutto sopita (si veda in proposito le dichiarazioni per un più incisivo impegno dei cattolici in politica), di gestire, in termini temporali, la fede ovvero, dare priorità ai problemi reali.

Priorità che, però, non va confusa con la sminuizione di significato del significato spirituale della fede ma come supporto ad essa; supporto che dovrebbe servire a (ri)portare l’uomo a una dimensione spirituale della vita.

Per concludere, si potrebbe dire che l’intruzione della chiesa nella sfera mondana non è altro che la rivendicazione dello spazio necessario per la sua sopravvivenza ma che porta in sé, probabilmente, anche la sua condanna di entità portatrice di valori superiori, o presunti tali, che l’ha carettirizzata nel corso della sua storia. Si potrebbe dire, ma in realtà già in passato e per molti secoli, la chiesa fu sostenitrice di istanze mondane arrivando, essa stessa, a pratiche contrarie al suo credo; pratiche che, però, non hanno mai portato alla sua condanna definitiva.

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