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Aspiranti avvocati "ciucci"? Che dire, allora, di un famoso politico?

Sul sito web del più antico e diffuso quotidiano della Puglia, in un pezzo dal titolo "Aspiranti avvocati baresi bocciati perché ciucci in italiano", si legge che, all’atto della correzione dei compiti scritti nell’esame per l’abilitazione alla professione forense, i Commissari competenti sono stati costretti a compiere una vera e propria strage, per via di gravi errori grammaticali: "habbiamo" invece di abbiamo, "un’altro" anziché un altro, “correzzione” al posto di correzione.
 
Alla fine, solamente tre candidati su dieci sono stati ammessi alle prove orali.
 
Non v’é alcun dubbio, è grave che giovani laureati incorrano in simili strafalcioni. E però, in questo Paese, di questi tempi, sembra proprio che non esistano limiti e che non sia il caso di meravigliarsi più di tanto.
 
Ad esempio, basta guardare o sentire un attimo in TV con quale e quanta correttezza grammaticale e di sintassi si esprime l’onorevole Antonio Di Pietro: non un semplice aspirante avvocato, ma già famoso – il più famoso – magistrato italiano, ex Ministro e ora, addirittura, capo di un partito politico nazionale.
 
 

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