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Armi in cambio di coltan: che affare per i signori della guerra!

Armi in cambio di coltan: che affare per i signori della guerra! L’omicidio Attanasio ha svelato un traffico che coinvolge i governi

di Laura Tussi su FARO DI ROMA

Luca non é morto invano. La sua morte ha smascherato 6 milioni di morti anonimi di una guerra di esproprio finanziata dalle transnazionali. Armi in cambio di coltan: che affare per i signori della guerra!
Nel traffico dei minerali in cambio di armi ci sono complicità dell’Occidente.
Luca ha preso distanza da queste complicità, forse anche per quello era amato dai missionari.
Non vogliamo che Luca sia morto invano. Per questo dobbiamo investire su una solidarietà che sia anche giustizia distributiva.

E’ un dovere da parte nostra fare memoria e soprattutto per le tre bambine di Luca così piccole. Quando saranno abbastanza grandi per capire, vogliamo che sappiano che loro padre era un “giusto” il cui sangue versato seminerà più giustizia in Congo.
L’Europa farebbe bene a investire maggiormente nella missione di mantenimento della pace e della sicurezza in Centro Africa.L’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista congolese Mustapha Milambo sono morti a seguito di un attacco all’auto su cui viaggiavano nella provincia orientale del Nord-Kivu, a quasi 2.500 chilometri dalla capitale Kinshasa.

La vettura faceva parte del convoglio di una delegazione del World food programme – Programma alimentare mondiale dell’Onu, che andava da Goma a Rutshuru per ispezionare un programma della stessa Pam per la distribuzione di cibo nelle scuole.
Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, rappresentano una lunga serie di omicidi ignorati sia dai media internazionali sia dal governo centrale di Kinshasa, distante in tutti i sensi dal martoriato Nord Kivu.

Il genere umano esce nuovamente sconfitto dalla violenza incontrollata, dall’assenza di giustizia, dall’affermarsi dell’assenza di speranza. E di speranza ne portavano tanta l’ambasciatore Luca Attanasio, il giovane carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista del WFP Mustapha Milambo: tre persone che hanno creduto in un futuro migliore, senza povertà, ingiustizie, violenza. Abbiamo la responsabilità di custodire quei valori caduti nel territorio di Nyiragongo per far sì che possano mettere radici, che diventino alberi e che un giorno possano nutrire gli affamati di speranza.

L’uccisione di Luca Attanasio e delle due persone che lo accompagnavano non è un caso, ma “una grande questione collettiva”.
Salvatore Attanasio racconta il figlio Luca Ambasciatore d’Italia che credeva fermamente nella pace e voleva un Congo libero dai soprusi, dalla guerra genocida e dallo sfruttamento dei più fragili da parte dei poteri forti.


Luca era dalla nostra parte: documentava, fotografava, denunciava.
Mi chiedo se non é per questo che lo hanno assassinato, come nel 1996 uccisero il cardinale Munzihirva.

Il sangue versato del giusto, reclama giustizia per 6 milioni di morti. Il governo deve denunciare i massacri all’Est e smascherarne i mandanti.
Investire sulla giustizia distributiva è investire sulla pace. Salute per tutti, scuola per tutti: queste le sfide per costruire la pace.
Non vogliamo che Luca sia morto invano.

Luca potrebbero averlo eliminato perché denunciava il traffico dei minerali e lo sfruttamento dei minori. E’ solo un’ipotesi. Ma il suo agire fuori dagli schemi burocratici del corpo diplomatico gli aveva creato dei nemici.
Come si può fermare tutta questa mostruosità? Smettendo di vendere le armi, anzi smettendo di scambiare armi con minerali preziosi.
Il Governo deve riaprire la cooperazione allo sviluppo in Congo. Non c’è solidarietà senza giustizia. Non basta limitarsi all’emergenza e agli aiuti umanitari che aumentano dipendenza. Vogliamo progetti di sviluppo.

A che è servita MONUSCO, la forza di pace, i caschi blu? Non hanno protetto Luca. In Congo serve giustizia distributiva, scuola gratuita, salute per tutti.
Se aiutiamo lo sviluppo avremo la pace. E soprattutto bisogna smettere di vendere armi ai cosidetti ribelli, longa manus delle transnazionali, coltan in cambio di armi: che affare!
Scuola non per tutti, ma per i ricchi. Idem per la salute. Milioni di morti ogni anno all’Est in Congo. Come si può fermare tutta questa mostruosità? Smettendo di vendere le armi, e ovviamente smettendo di scambiare armi con minerali preziosi.

Laura Tussi

 

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