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Aree di appartenenza, ipotesi (?) di destra

Chi mi legge da tempo sa, che come dice anche un pensatore francese, che nomineremo certamente più in la che credo superata, da sempre, la dicotomia destra e sinistra, che leggo molto più volentieri una contrapposizione tra una democrazia più possibilmente democratico-diretta-partecipativa a base federale ed il sistema rappresentativo-coercitivo attualmente in voga. Ma voglio fare, per una volta un passo indietro e chiedermi: se dovessi scegliere qual è lo schieramento di mia competenza, quale sceglierei?

Sono certo che i trequarti dei miei lettori o amici risponderebbero la sinistra… Lo farebbero però errando.

Io, ridotto alla stregua di questa domanda, risponderei, senza mentire e con tanto di prove di essere di destra… Il punto invece è un altro: cos’è la destra? Nell’Italia figlia del fascismo, la parola destra ha sempre messo in allarme chi se ne volesse assumere l’appartenenza senza essere un radicale ed ha sempre messo a disposizione della sinistra un ghetto dove confinare chi la pensasse in modo diverso da essa.

Eppure, già negli anni ottanta, esisteva una destra in Italia che parlava una lingua che è la stessa che parlo io oggi, una destra che trovò come massimo rappresentante nazionale Marco Tarchi, una destra alla quale all’interno proprio della propria area di appartenenza non fu concesso di decollare, perché troppo antagonista al MSI.

“La Nuova Destra”, movimento che si rifaceva all’omonimo francese “Le Nouveau Droit » di Alain de Benoist, nacque nel 1977 e si concluse nel 1994.

Chi si riconobbe in questo pensiero si trovava a disagio con il binomio ordine-legalità, ce l'aveva più con il sistema che con il comunismo, sognando un repulisti generale, pur sapendo che, alla fin fine, tutte le rivoluzioni vengono tradite; pare che il movimento iniziò la sua attività alla fine degli anni sessanta, cercando inizialmente di svecchiare la cultura della destra radicale (Tarchi era iscritto fino al 1981 al Movimento Sociale Italiano), per poi abbandonare definitivamente il neo-fascismo e creare nuove sintesi culturali che potessero oltrepassare i confini della destra. Il movimento si occupa essenzialmente di identità, comunitarismo, federalismo, europeismo, anti-imperialismo, ecologismo. De Benoist ha fondato il Groupement de Recherche et d'Études pour la Civilisation Européenne (GRECE). Agli inizi degli anni ottanta, rotti definitivamente i legami con l' MSI, Tarchi organizzò delle conferenze alle quali parteciparono esponenti della sinistra (tra gli altri Massimo Cacciari e Pietro Barcellona); qualcosa di simile accadde a de Benoist (di cui torneremo presto a parlare, dedicandogli qualche articolo) che fù chiamato a collaborare, tra gli altri, con la sinistra inglese. Non è raro negli scritti di de Benoist, ispiratore di questa area politica, leggere di democrazia partecipativa, di federalismo tendente all’Europa dei popoli a base municipale, di ambiente e antiglobalizzazione.

Spesso, scrivendo, porto questi temi come i cardini di una terza posizione, distaccata dalle classiche contrapposizioni della politica tradizionale ed avanguardia di una democrazia nascente dal basso. Possibile io sbagli, perché se ragioniamo ancora secondo l’antica dicotomia, i temi da me citati sono patrimonio della destra, a meno che per voi destra non rappresenti altro, in tal caso preferisco rifare un passo in avanti e affermare ancora che non ha più senso ragionare di destra e sinistra anziché della contrapposizione che ho citato ad inizio articolo.

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