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Aquila è. A sei anni dal terremoto


 
Aquila è case costruite senza rispettare le regole edilizie. Case crollate ammazzando le 309 vittime, tra cui i 25 ragazzi morti nella casa dello studente. Aquila è la commissione grandi rischi che viene convocata solo per tranquillizzare la gente, non per fare il suo dovere.
 
Per questo erano stati condannati in primo grado: non perché non sono stati in grado di prevedere la scossa del 6 aprile, ma perché dopo la sciame (che andava avanti da mesi) dovevano valutare il rischio.
E invece preferirono rassicurare: “è una situazione normale”, “è uno scarico di energia”. Erano i tempi della protezione civile di Bertolaso, braccio operativo della politica berlusconiana.
La sentenza di appello ha negato pure questo. Il fatto non sussiste. A che serve allora questa commissione? Bastava non dire nulla, se non si avevano prove scientifiche.
 
Aquila è lo show mediatico messo in pista dal governo di centrodestra: le new town, interi paesi trasferiti lontano, in zone senza servizi. La case di Berlusconi, inaugurate con spumante e con le telecamere di Vespa che poi si sono rilevate una mezza sola.
Case con difetti di fabbricazione, non tutte ignifughe, non tutte ecocompatibili.
Non solo: il progetto CASE è costato 800 ml di euro. I soldi per costruire quegli appartamenti (e la fortuna politica di B.) arrivano per due terzi dai fondi europei, che sarebbero serviti per l'emergenza.
La corte dei conti europea ha stimato un aumento dei costi delle case del 158%, gare per gli appalti fatte troppo in fretta, rincari sul calcestruzzo.
Non solo: alcuni degli isolatori messi sotto queste case non sarebbero a norma. Significa che le case non sono nemmeno antisismiche.
 
Aquila è una città abbandonata, dagli Aquilani forse. Sicuramente dalla politica. La ricostruzione del centro latita. E non solo per colpa del governo Berlusconi, ma di tutti quanti i governi che sono succeduti. Che hanno continuato con le grandi opere, il TAV, le autostrade dimenticandosi di questa città.
 
Aquila è stata anche i campi con le tende che hanno accolto, lontani dalle telecamere, migliaia di persone che nel terremoto avevano perso la casa. È quello che ha raccontato Sabina Guzzanti in “Draquila l'Italia che trema”. La propaganda, la censura dell'informazione, i rapporti illegali tra politica ed economia.
Le infiltrazioni della camorra e della mafia negli appalti.
Mentre il popolo delle carriole veniva identificato dalla Digos, per ordine del prefetto de l'Aquila.
 
Perché l'Aquila è anche questo. Mentre le macerie seppellivano le centinaia di vittime del terremoto, imprenditori sciacalli ridevano pensando ai soldi che avrebbero fatto per la ricostruzione.
 
Aquila è un presidente del consiglio che latita. Come anche ha evitato di calpestare il fango di Genova dopo l'alluvione. Come anche altri politici hanno evitato di fare.
L'Aquila è stato il dover agire in emergenza, in deroga alle leggi.
Come anche sta succedendo a Milano per Expo.
 
E, guarda caso, anche a Milano, siccome dobbiamo lavorare in fretta, l'informazione è tenuta lontana dai cantieri. E anche a Milano ci sono state le infiltrazioni, lavori in ritardo, i costi per gli appalti che sono cresciuti senza controllo (come l'appalto zero, finito alla CMC), le opere che avranno una autocertificazione sulla sicurezza.
 
E anche qui verrà allestito un grande show.
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