• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Ambiente > Appunti di viaggi italiani: dalla Puglia alla Sicilia, fra scorci (...)

Appunti di viaggi italiani: dalla Puglia alla Sicilia, fra scorci d’incanto

Ogni volta che mi capita di recarmi in Sicilia, sia pure per un giorno soltanto, percorro interiormente una parentesi di godimento e di gioia.

Ho modo, infatti, di rivivere tutta una serie di scenari, panorami e paesaggi che già conosco e mi sono familiari, finanche nel loro materiale susseguirsi ubicativo, ma, pur tuttavia, si accende sempre la suggestione della loro prima scoperta, tanto mi prendono e mi penetrano dentro con le vere e proprie meraviglie naturali di cui sono intessuti.

Superata Cosenza e lasciate alle spalle le residue sinuosità di quella sezione dell’Appennino calabrese, sembra di effettuare uno spettacolare tuffo nella distesa azzurra, delimitata da ampi e candidi arenili, del mare di Falerna.
 
Da lì, quindi, in un battibaleno si raggiunge e si taglia la piana ove è adagiato l’aeroporto di Lamezia.

Non v’è dubbio, gli occhi, e non solo, del viaggiatore possono inebriarsi dello splendore di una delle aree costiere più belle d’Italia: così, appunto, merita di essere definita la Calabria tirrenica.

Improvvisamente, dopo le zone terrazzate, e contraddistinte da rigogliosi coltivi, di Lamezia Terme e verso Vibo Valentia, il tracciato della Salerno – Reggio Calabria si inerpica su un piccolo altipiano: dal suo culmine, nonostante la corsa del viaggio, sembra di essere travolti, attimo per attimo, da cascate di emozioni, da visioni estasiate, dal godimento, insomma, di un panorama indicibile che si dischiude al livello sottostante, con i porticcioli di Pizzo Calabro e di Vibo Valentia Marina, incastonati a guisa di brillanti nella falce del Golfo di S. Eufemia.

Gli stessi nomi delle località sparse nel circondario (S.Elia, Melicuccà, Serre S. Bruno, S. Onofrio) sono contemporaneamente indizi di rivelazione e di mistero. Come appaiono lontane e diradate, per fortuna, le ombre di avvenimenti cupi, tristi e dolorosi e di vicissitudini tragiche che, in tempi da poco trascorsi, hanno, purtroppo per decenni, intelaiato gli schemi e il modo di vivere della gente di queste parti! Una sorta di bilico fra esistenza e morte, fra pace e lotte familiari e generazionali, su basamenti di passioni, amicizie e odi.


Il mare, qui, raffigura un sublime mosaico: non appalesa uniformità d’insieme, bensì un ventaglio o arcobaleno di sfumature; i fondali si mostrano e si propongono come tappezzerie distinte e assortite; nell’eccezionale situazione, invero tipica dell’estate, di una giornata (l’odierna) di sole, caldo, calma e quiete, un insieme pressoché irreale, la coltre azzurra accoglie e contraccambia intensamente il bacio dei raggi solari, penetranti, appunto, come succede nella piena stagione calda, con il desueto effetto che, dalla superficie dell’acqua, si sollevano tenui nuvolette di vapore suscitando sensazioni e idee di veri e propri prodigi.

E così, pure i punti scuri e non lontani dell’arcipelago eoliano, anziché apparire come al solito semi immersi fra le onde con lo stacco nitido dei contorni perimetrali, sembrano appena librarsi sulla tranquilla e piatta distesa del Tirreno.
Anche l’estensione delle campagne, in cui primeggiano agrumeti intrisi di gradevolissime fragranze e piantagioni di ulivi dagli argentei riflessi, scorre e si pone come ininterrotta catena di meraviglie: conferisce, prodigiosamente, l’impressione di disporre di una propria comunicativa che rimanda ad immagini di vita attiva ed operosa e, insieme, di abbandono e di quiete.

Subito a ridosso della cittadina di Bagnara Calabra, le cui donne, dette per la precisione «bagnarote», usavano una volta indossare lunghe ed ampissime sottane nere, al cui interno venivano celati e mimetizzati i tesori di poveri ed innocenti commerci (vendita nella vicina Messina di cassette di pesce e contestuale acquisto, con il ricavato, di pacchi di sale che nell’isola non costituiva genere di monopolio e, quindi, costava molto di meno), su un versante scosceso e degradante verso il mare, si dispone il borgo di Scilla avente per cuore un grazioso castello ed un delizioso tratto di arenile, con annesse antiche case di pescatori, conosciuto con il nome di Chianalea.

Trattasi dell’ultima, luminosa perla del versante tirrenico della Calabria: in concomitanza, è dato di calcare scenari di assoluta straordinarietà, un susseguirsi, una lunga galleria di capolavori artistici sottoforma di bellezze e miraggi naturali. Nessun pittore, non è esagerato affermare ciò, potrebbe rappresentare integralmente e fedelmente la loro mirabile essenza e il loro fascino.

Che immagini sublimi, quale arricchimento e nettare per gli occhi, la mente e l’animo dello spettatore!

Nel tratto conclusivo del percorso autostradale, dopo Scilla, ecco Cannitello e Santa Trada, il rettangolo dello Stretto e la grande Isola a portata di mano, in un profilo, anzi una serie nitida, di speciali magie di cui si riesce a percepire colori e contenuti. Sullo sfondo, finanche la sagoma di Mongibello, col suo, attualmente quieto, pennacchio fumoso.

Gli svettanti piloni che legano i mitici promontori di Scilla e Cariddi si stagliano giusto l’uno dirimpetto all’altro: chissà quale effetto verrà a scaturire allorquando scorgeremo, a stregua di copricapo per questo fantastico specchio d’acqua, il tanto discusso, ma nello stesso tempo tanto atteso, ponte sullo Stretto di Messina!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares