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Anteprima inchieste di Report – la rete di Messina Denaro, dell’estrema destra, degli stadi col PNRR

La rete di Matteo Messina Denaro

Come è possibile che quello che veniva considerato il numero uno di cosa nostra, Matteo Messina Denaro, abbia potuto rimanere latitanti per quasi 30 anni, sin dalle bombe della stagione terroristico-mafiosa del 1992-93, per poi essere catturato a Palermo, mentre si recava a curarsi in una clinica?

L’imprendibile mafioso, che per anni ha potuto mantenere intatti i suoi legami con la borghesia mafiosa, con l’imprenditoria compiacente, portando avanti i suoi affari grazie ai prestanome, all’improvviso è impazzito tanto da farsi dei selfie assieme ad altri pazienti come lui?
In questo paese, giocare coi misteri è l’unica possibilità che rimane se una persona vuole cercare di avvicinarsi alla verità, visto che la storia ufficiale non è che convinca molto.

Quali erano i veri legami tra la famiglia Bonafede e Matteo Messina Denaro?

Il servizio di Claudia di Pasquale legherà questa vicenda, con ancora tanti aspetti da chiarire, con altri omicidi eccellenti nel passato, come l’assassinio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto ucciso nella notte del 25 gennaio del 1983. Per questo delitto sono stati condannati Totò Riina e il boss di Mazara del Vallo Mariano Agate: tra le varie ipotesi si è parlato che dietro ci fosse anche Matteo Messina Denaro nel commando quella notte – racconta a Report la figlia Marene Ciaccio Montalto che oggi vorrebbe incontrare il mafioso per chiedergli chi erano i mandanti e soprattutto chi era coinvolto da un lato e dall’altro, soprattutto dalla parte delle istituzioni.

Il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto stava indagando sugli interessi della mafia trapanese nel traffico internazionale di stupefacenti, sul riciclaggio del denaro sporco e sulle troppe banche presenti a Trapani.
Rino Giacalone, giornalista della Stampa, ricorda queste indagini: “nelle indagini che il magistrato svolse spuntò fuori non tanto il nome di Castelvetrano, ma spunta fuori il nome di Campobello di Mazara [l’ultima residenza di Messina Denaro era in questo comune].”
Cosa aveva già scoperto il giudice Ciaccio Montalto?
“Il legame tra la mafia trapanese con Leonardo Bonafede, capomafia di Campobello di Mazara ..”
Andrea Bonafede è il geometra di Campobello – arrestato poi dal ROS - che ha prestato la sua identità al capomafia.
Hanno un sapore amaro le parole della figlia: “In questi 40 anni il nome di mio padre è andato completamente perduto e da solo è morto in quella stradina dove nessuno si è dato la briga allertare la polizia, ed è stato trovato il mattino dopo.”
Tutti in silenzio, il silenzio della paura, dell’omertà, della complicità. Ma sempre silenzio rimane: “non ci stupiamo del fatto che Matteo Messina Denaro sia vissuto per 30 anni indisturbato ..”

Ecco, quale rete di protezione ha garantito a Matteo Messina Denaro una latitanza quasi indisturbata? Nelle carte del processo a Ruggero Ruggirello si dice che aveva avuto contatti con personaggi contigui alla mafia proprio per le elezioni a Campobello nel 2014 e che alla fine il suo intervento aveva portato anche alla vittoria dell’attuale sindaco Giuseppe Castiglione.
Il sindaco a risposto alla giornalista spiegando che, all’epoca, Ruggirello era deputato regionale, “potevo immaginare che eventualmente lui potesse avere contatti con persone malavitose o quant’altro?”
In aula, al processo, il pm ha fatto ascoltare l’audio di una intercettazione tra Ruggirello e un esponente mafioso a commento della vittoria di Castiglione dove si dicono “è salito il nostro sindaco ”. Lo scorso 12 aprile Ruggirello è stato condannato a 12 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa: un paradosso secondo il suo difensore, “è stato ritenuto responsabile per avere favorito l’elezione del sindaco Castiglione e il sindaco Castiglione è immune da qualsiasi censura di carattere penale. ”
Anche l’onorevole, in Sicilia i consiglieri regionali si chiamano così, si pone la stessa domanda, di fronte alla giornalista che ha cercato di porgli qualche domanda per strada.
“E’ una cosa gravissima ..” spiega il sindaco: “io sono vittima semmai, perché se avessi avuto il minimo sentore che lui fosse vicino ad ambienti mafiosi giammai lo avrei fatto avvicinare alla mia campagna elettorale”.

La scheda del servizio: INSOSPETTABILI IN BUONAFEDE di Claudia Di Pasquale

Collaborazione Norma Ferrara

Consulenza Rino Giacalone

 

Il 16 gennaio 2023 è stato catturato Matteo Messina Denaro dopo trent'anni di latitanza. Ora sappiamo che ha trascorso gli ultimi anni a Campobello di Mazara, che ha un tumore, che è stato operato già due volte e che ad aiutarlo nella gestione della latitanza sono stati i parenti più stretti dell'ex capofamiglia di Campobello, Leonardo Bonafede, deceduto nel 2020 all'età di 88 anni. Oggi sono agli arresti la figlia dello storico boss e tre dei suoi nipoti. Ma cosa facevano prima i cugini Bonafede? Davvero non era possibile immaginare un loro eventuale coinvolgimento nella gestione della latitanza di Matteo Messina Denaro? In una girandola di incredibili paradossi Report tocca con mano la commistione, gli intrecci insospettabili, le relazioni inconsapevoli tra favoreggiatori, istituzioni e società civile.

 

La rete di protezione nelle carceri italiane

La scorsa inchiesta di Giorgio Mottola si era occupata delle associazioni che si occupano della riabilitazione dei detenuti nelle carceri: associazioni di ex detenuti di estrema destra che si sono occupate della riabilitazione e della possibilità di uscire dal carcere di altri terroristi di destra.

Come ad esempio i responsabili della strage di Bologna, i Nar Mambro e Fioravanti, in semilibertà da anni, che non hanno mai rifondato quanto dovuto ai parenti delle vittime della strage in quanto nullatenenti. Nullatenenti ma alla loro figlia è intestata una casa a Roma dal 2002, quando aveva appena un anno di età, casa che non si può pignorare.

 

 

Questa sera il servizio partirà dall’ex esponente del partito dei radicali in Sicilia Antonello Nicosia e i suoi legami con alcuni mafiosi: in una intercettazione lo si sente parlare dell’aeroporto di Palermo, intitolato a Falcone e Borsellino con un’altra persona che pensa si debba cambiare il nome, “ma perché dobbiamo sempre spiegare chi sono, perché dobbiamo sempre riminare la stessa merda? Poi non è detto che.. sono vittime, ma di che cosa? Di incidente sul lavoro, no?”.
Una risata chiude questa vergognosa frase.
Nicosia è un attivista siciliano per i diritti dei detenuti che all’epoca ricopriva il ruolo di membro del comitato nazionale dei radicali italiani. In virtù di questo suo incarico Nicosia faceva continue ispezioni nelle carceri siciliane e, come è emerso dalle indagini, nel corso di alcune visite, recapitava messaggi ai boss e si accertava di alcuni detenuti mafiosi sospettati di voler collaborare.
Tra queste, l’imprenditore siciliano Domenico Maniscalco che ha “gentilmente” invitato il giornalista a non fargli domande.


Durante una di queste ispezioni Nicosia approccia anche un detenuto molto vicino a Matteo Messina Denaro, l’ex consigliere di Castelvetrano Santo Sacco, condannato ad 8 anni per aver curato gli affari del boss e consegnato alcuni suoi pizzini.

“[Nicosia] è una persona che l’ho incontrata due volte ma alla presenza di tutte le autorità all’interno del carcere, dal comandante, al direttore, all’ispettore.. Quindi, di che cosa stiamo parlando?”.
In una intercettazione Nicosia definisce l’ex consigliere il braccio destro, il primo ministro di Messina Denaro: “io tutte queste qualifiche non ce le ho” ha risposto Sacco.
Nicosia era già stato in carcere per dieci anni per traffico di stupefacenti, ma, come racconta a Report l’ex tesoriere dei radicali Capano, non sono abituati a fare le analisi del sangue alle persone con cui entrano in rapporto. Un insegnamento di Pannella, che però non esclude che si debbano prendere informazioni sulle persone che porti nel partito.
Questo non vuol dire che i radicali sono un partito vuol bene ai mafiosi, ma la domanda lecita che una persona è tenuta a farsi è questa, c’è il rischio che i radicali siano stati strumentalizzati?

“Assolutamente si..” la risposta dell’ex tesoriere.

 

Giorgio Mottola si occuperà anche dell’associazione Nessuno tocchi Caino: da anni si occupa, anche in modo meritorio, della situazione delle carceri italiane.

 

Come il carcere di Rebibbia, dove – racconta il servizio – per la terza volta in pochi mesi, l’associazione del partito radicale ha svolto un’ispezione con una delegazione di cui facevano parte alcuni dirigenti dell’associazione neofascista di Casa Pound.

Non erano molto felici delle domande di Report, “come mai siete qui con una delegazione di Casa Pound”: Rita Bernardini ha risposto che nella sua associazione ci sono anche iscritti di Casa Pound, “cosa c’è di strano? Tutti coloro che sono impegnati ad attuare la Costituzione, ci teniamo moltissimo, abbiamo una storia pannelliana ..”.

Cosa c’entra con la Costituzione antifascista con Casa Pound? “Non mi pare che abbiano ricostituito il partito fascista” ha risposto Bernardini “su questa cosa della pena siamo perfettamente d’accordo.”

Eppure dopo la tentata strage di Traini a Macerata, il segretario di Casa Pound Di Stefano si era detto a favore della pena di morte (per i responsabili della morte di Pamela Mastropietro), non un qualcosa in linea coi principi garantisti dei radicali.
I neofascisti sono molto interessati alle carceri italiane: nel settore carcerario l’ex terrorista nero Luigi Ciavardini ha costruito un piccolo impero, ma dalle carte a cui Report ha avuto accesso emergono legami tra l’autore della strage di Bologna e il mondo di mezzo di Massimo Carminati.

La scheda del servizio: OMBRE GRIGIE di Giorgio Mottola

Consulenza Andrea Palladino

Collaborazione Norma Ferrara

 

Report torna a occuparsi di uno degli autori della strage di Bologna, Luigi Ciavardini, e delle sue attività nel settore carcerario. Dopo aver ottenuto la semilibertà nel 2010 ha riallacciato i rapporti con figure criminali legate al mondo dei Nar, protagonisti negli ultimi anni della scena mafiosa romana. L’estrema destra sembra da tempo molto interessata al mondo dei penitenziari italiani. Di recente molti esponenti di organizzazioni neofasciste hanno aderito a Nessuno Tocchi Caino, una delle principali e più autorevoli associazioni che si occupa di carceri in Italia. Fondata negli anni ’90 sotto l’egida di Marco Pannella e del Partito Radicale negli ultimi anni sembra essersi focalizzata sulla lotta contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, con una presenza massiccia di detenuti ed ex detenuti condannati per mafia nei suoi organismi dirigenti.

 

La rete di amicizia attorno agli stadi

Stavamo spendendo dei milioni del PNRR, il piano di resilienza ottenuto dall’Europa dopo il covid, per costruire stadi. Non ospedali, asili nido (per quei figli che mancano e per cui questo governo Meloni teme la sostituzione etnica), nemmeno la digitalizzazione della ppaa.

Uno stadio di calcio a Firenze e uno a Venezia: per fortuna, dopo la bocciatura dall’Europa, i progetti sono saltati, ma chi c’era dietro la rete di politici che aveva spinto per questi progetti?
Il senatore di Italia Viva Matteo Renzi era favorevole ad un progetto di rifacimento dello stadio di Firenze, ma pagato dalla Fiorentina, per evitare di rimanere indebitati nei prossimi trent’anni, mentre costruendolo da soli, lo stadio potrebbe diventare un valore.

Ma, racconta il servizio di Lorenzo Vendemiale, Renzi starebbe lavorando ad un progetto sul cambio di proprietà della squadra di calcio, per favorire contatti con l’Arabia Saudita.
Uno dei maggiori investitori del calcio internazionale che cerca di applicare il suo soft power per l’assegnazione dei mondiali di calcio 2030, anche come rivalsa per quelli disputati lo scorso anno in Qatar. Mentre l’attuale proprietario, Rocco Comisso, smentisce ogni intenzione di voler vendere.
Il giornalista ha chiesto conto di queste voci al senatore stesso, sempre disponibile ad un confronto, senza risparmiarsi in qualche frecciatina: “di solito vi vedo in autogrill..”.
Quali privati ricostruiranno lo stadio, una volta tolti i vincoli per abbattere lo stadio (o una sua parte)? Renzi ha risposto che a lui non è stato chiesto alcun interessamento ad alcuna cordata, né italiana né straniera.

 

La scheda del servizio: I CIRCOLI DEGLI AMICI di Lorenzo Vendemiale

 

L’Europa ha bocciato gli investimenti all'interno del PNRR per quanto riguarda gli stadi di Firenze e Venezia, e il governo Meloni è stato costretto a escludere i due progetti. Ma come c’è finito uno stadio di Serie A nel Pnrr? Un caso internazionale che ha visto scendere in campo anche Matteo Renzi, che sostiene la ristrutturazione privata pagata dalla Fiorentina. Quale partita sta giocando il senatore di Italia Viva? Report ha scoperto altri progetti controversi, ancora inediti, che riguardano il mondo dello sport e sono entrati nel Pnrr: diverse Federazioni sportive hanno indirizzato i finanziamenti proprio verso la città d’origine dei loro presidenti. Mentre altri 4 milioni di euro serviranno per realizzare un grande campo da golf in Toscana, che sta a cuore a un noto politico.

 

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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