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Anteprima inchieste Report: lunedì 12 aprile

La lotta contro la corruzione all'interno della Chiesa e la fabbrica dove si produce il vaccino russo SputnikV: sono questi due degli argomenti della prima puntata della nuova stagione di Report che riprende stasera.

Chi e come sta ostacolando il lavoro di papa Francesco in Vaticano? Il servizio parlerà di alti prelati in affari con faccendieri spregiudicati in contatto con servizi segreti, di congiure e di ricatti.

Poi un servizio sul virus: come si è sviluppata la variante brasiliana e come si è propagata in Italia. Per come il governo di Bolsonaro non ha gestito la pandemia, il Brasile potrebbe diventare la fucina delle varianti del virus e questo potrebbe indebolire l'efficacia dei vaccini.

Vaccini come il russo Sputnik V: i giornalisti di Report sono entrati laddove si produce questo vaccino

La lotta di papa Francesco contro la corruzione

Il servizio di Report racconterà di come funziona il processo di beatificazione dei santi, non bastano miracoli, servono anche tanti soldi (alcune cause sono arrivate a costare anche 1 milione di euro).

All'interno della Congregazione per le cause dei santi ci sarebbe qualcuno che chiede le mazzette per velocizzare i processi di beatificazione.

Il servizio di Giorgio Mottola si occuperà anche dei segreti più reconditi dell'Obolo di San Pietro, custoditi in Svizzera a Lugano, in una villa a strapiombo sul lago dove vive Enrico Crasso,il broker romano a cui la segreteria di stato vaticana ha affidato le chiavi della sua cassaforte.

E' arrivato a gestire un quinto, quasi un quarto del patrimonio – racconta Crasso al giornalista: fino al 2014 ha gestito al massimo 40 ml di euro, è con l'arrivo di Becciu che Crasso fa il salto di qualità, lascia Credit Suisse per fondare una sua società di brokeraggio a cui la segreteria di Becciu arriva ad affidare oltre 400 ml di euro.

Le aspettative era per un profilo [di investimento] moderato e pertanto il mio compito è stato facilitato da questo” spiega a Report, ma forse si dimentica di alcune operazioni davvero sorprendenti: col suo fondo di investimento dal profilo moderato, Centurion, dentro cui sposta i soldi della segreteria, finanzia due produzioni cinematografiche. Tre milioni vanno a Man In Black 3 e 1 ml a Rocket Man, il film sulla vita di Elton John, star della musica pop e icona gay.

 

 

 

I promoter volevano fare questo investimento in un film di Oliver Stone, White Lies, verso la fine del 2018 ci comunicano che Stone non era più diponibile a fare il film, una doccia fredda, però alla fine i promoter investirono in questi film, con una performance del 14%, peraltro un film di grande successo”: talmente di successo che Elton John ha accusato la chiesa cattolica di ipocrisia, da un lato accusa il cantante della sua omosessualità, dall'altro guadagna con un film sulla sua vita e che celebra il suo matrimonio gay.

Tutti gli investimenti sono stati concordati con la segreteria vaticana: anche l'investimento fatto coi soldi delle donazioni su un fondo altamente speculativo che scommetteva sull'arrivo di una catastrofe, di una guerra o di una pandemia.

Un hedge fund su cui è stato investito circa l'8% del patrimonio del fondo gestito dal broker con la sua Centurion: “credo che sia stata un'ottima strategia” racconta il broker “perché poi purtroppo scoppiò la pandemia e questo fondo cominciò a salire tantissimo”.

Si tratta del fondo “georisk” della banca d'affari Merryl Lynch che garantiva ritorni altissimi in casi di crisi geopolitiche, pandemiche grazie alla speculazione sulle valute internazionali: dopo i primi mesi della pandemia i valori di questo fondo sono schizzati in alto costringendo la banca a chiuderlo. E ora dovranno pure rispondere al broker e al Vaticano di questo.

 

 

 

Cecilia Marogna è stata una delle persone di fiducia dell'ex segretario di stato Becciu: a lei il cardinale ha affidato la raccolta di segreti dentro e fuori il Vaticano, un dossieraggio su altri prelati, una sorta di servizio segreto parallelo.

Chiamiamolo così, in interazioni con gli altri servizi segreti paralleli internazionali”: sembra una spy story ma non è così, Cecilia Marogna aveva un incarico ufficiale presso la segreteria di stato, con un documento firmato da Becciu, col ruolo di “analista geopolitico”.

Come ha maturato l'esperienza geopolitica? Da autodidatta, ha risposto. Come fa una persona così ad entrare in contatto con i vertici del Vaticano?

Con una mail scritta al cardinale nel 2016, la risposta data, molto poco credibile.

Altra versione quella fornita da Francesca Chaoqui, una dei protagonisti dello scandalo Vatileaks: “so che è stata presentata al cardinale e questo ha deciso di fidarsi di lei.”

Prima di collaborare col Vaticano la Marogna era dentro gli ambienti della massoneria e si era iscritta al movimento Roosvelt, l'organizzazione politica fondata da Gioele Magalvi, massone del grande oriente d'Italia e gran maestro venerabile.

Una vicinanza che la Marogna giustifica come necessaria per “deformazione professionale”: nei suoi studi e nelle sue frequentazioni ha conosciuto anche Gianmaria Ferramonti (leghista della prima ora considerato vicino a Gelli): anche queste frequentazioni (Ferramonti, Pazienza, Flavio Carboni) erano tasselli del suo “studio”.

C'è anche Bisignani in questo pantheon fatto di esponenti della massoneria vicini a Licio Gelli (gran maestro della P2, coinvolto in diversi episodi neri della nostra storia): Ferramonti stesso si considera un “gelliano” che, recentemente sembra aver puntato su Italia Viva e sulla caduta del governo Conte.

Ferramonti avrebbe fatto pressioni sull'onorevole Boschi tra gennaio e febbraio per aprire la crisi.

Diciamo che con la Boschi ho una corrispondenza .. ci scriviamo non ci parliamo [..] Gli avevo dato una piccola notizia che se buttavano giù sto cretino Conte magari gli davamo una mano, vediamo ..”

Gli davate una mano, chi?

Allora, qui hai un rappresentante di Confimpresa, di Confimea, della Cifa, insieme qualche milioncino di voti ce lo abbiamo, no? E se decidiamo di [spostarli sulla Boschi] chi sarà al momento giusto al posto giusto.”

Per entrare nei suoi giri, Cecilia Marogna si avvicina a Ferramonti, partecipando alle sue cene romane: “[Cecilia Marogna] è una brava ragazza intelligente e furba.. è venuta a qualcuna delle mie cene romane. C'è stato un periodo tre o quattro anni fa che organizzavo cene a Roma ogni 15 giorni, facevano a gara per esserci, ma non roba da 10-20, 80-100 persone.”

E chi partecipava a queste cene?

“Tutti quelli che volevano di un certo livello in su. Anche la Chaoqui è una cara amica”

 

La scheda del servizio: LO STERCO DEL DIAVOLO di Giorgio Mottola con la collaborazione di Norma Ferrara e Giulia Sabella

 

 

Da anni Papa Francesco ha avviato una battaglia interna al Vaticano per portare trasparenza nei conti della Santa Sede. Ma la resistenza interna continua a essere forte: troppi sono gli interessi finanziari in ballo. Un’inchiesta esclusiva di Report documenta come gli scandali all’ombra del Cupolone non si fermano nemmeno davanti ai Santi. Secondo una denuncia inedita raccolta dalla trasmissione, all’interno della Congregazione per le cause dei santi, la commissione vaticana che gestisce i processi di canonizzazione, un alto funzionario avrebbe chiesto una tangente per avviare il processo di beatificazione di un candidato molto noto e amato. Una vicenda avvenuta mentre il prefetto della Congregazione per le cause dei santi era il cardinale Giovanni Angelo Becciu, l’ex sostituto della Segreteria di Stato dimessosi lo scorso settembre dopo le accuse di peculato. Con documenti inediti e testimonianze esclusive Report ricostruirà gli investimenti finanziari realizzati dalla Segreteria di Stato negli ultimi anni, a partire dall’acquisto degli ex magazzini Harrod’s di Londra, un palazzo costato al Vaticano oltre 400 milioni di euro e che oggi varrebbe non più di 290 milioni. Dietro agli investimenti opachi fatti con i soldi dei fedeli, si nasconderebbero uomini d’affari spregiudicati, faccendieri, religiosi corrotti e una guerra all’interno dei servizi segreti italiani.

 

La censura del piano pandemico

Giulio Valesini e Report ritornano sul rapporto redatto dai ricercatori italiani dell'Oms, coordinati da Francesco Zambon: rapporto che criticava la gestione iniziale della pandemia da parte del governo italiano, parlando di approssimazione e caos e della mancanza di un piano pandemico.

Il 14 maggio il piano, finanziato dall'OMS fu ritirato: un ruolo importante a tacitare il lavoro degli “scemi di Venezia” lo ha avuto il direttore aggiunto Ranieri Guerra, ex dirigente del ministero della salute fino a pochi anni fa, che aveva responsabilità proprio su quel ruolo.

Ai magistrati di Bergamo aveva raccontato di non aver avuto alcun ruolo in questa faccenda che, di fatto, appare sia una censura che un atto di omaggio di un ente terzo come l'Organizzazione della sanità verso un governo (che l'aveva appena finanziata). Ma da alcune chat col direttore dell'ISS Brusaferro emerge il contrario e per la prima volta tira in ballo il dottor Tedros, il più alto rappresentante dell'OMS.

 

 

 

Alla fine l'unico che ha pagato per questa vicenda è stato il capo dei ricercatori di Venezia Zambon, che ha abbandonato il posto: al giornalista, molto amareggiato, racconta che ad uscirne male è soprattutto il ruolo dell'OMS, un'agenzia delle Nazioni Unite dove queste pressioni sui ricercatori per nascondere un loro report sono inammissibili.

Sul Fatto quotidiano del 10 aprile è uscita una anticipazione di queste chat.

La scheda del servizio: IL TRIANGOLO DELLA CENSURA di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella con la collaborazione di Norma Ferrara e Eleonora Zocca

 

Nuovi documenti esclusivi: Ranieri Guerra si vantava di aver censurato il rapporto Oms sull’Italia, con il supporto di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione. Maggio 2020. Negli stessi giorni in cui Report denunciava le gravi problematiche dell’Oms e il mancato aggiornamento del piano pandemico, il direttore aggiunto dell’agenzia Onu dirigeva una campagna di censura per bloccare uno studio critico della gestione italiana della prima ondata Covid. Incontri riservati con i vertici del ministero della Salute, comunicazioni senza peli sulla lingua, accordi per riscrivere il testo del rapporto. Tra Ginevra, Roma e Copenaghen si sarebbe messo in moto un meccanismo per oscurare la verità, sino a oggi sempre negato dal ministro Speranza e dai vertici di Oms e Istituto Superiore di Sanità. Report può mostrare in esclusiva nuove prove che rivelano una realtà alquanto diversa dalla versione ufficiale sin qui raccontata al pubblico.

 

Le varianti del virus e il vaccino russo

Report è andata a vedere come la comunità di indios a Manaus, la città più popolosa dell'Amazzonia, sta affrontando la variante brasiliana del Sars Cov2, ormai diffusa in tutto il mondo.

Qui la comunità ha allestito un piccolo ospedale dove gli ammalati possono accedere alla terapia dell'ossigeno, sdraiati sulle amache.

Come ai tempi dei conquistadores, gli indios sono particolarmente esposti alla malattia per la debolezza delle loro difese immunitarie, gli ammalati sono poi portati in ospedale. Ad oggi nel Brasile di Bolsonaro ci sono 4000 morti al giorno.

In Brasile si sta usando un vaccino cinese che si teme non sia efficace contro la variante brasiliana.

Altro vaccino di cui si parlerà nel servizio è quello russo: Report entrerà nello stabilimento dove si produce lo SputnikV, anticipando l'ispezione dell'Ema che verrà fatta tra il 17 e il 21 maggio: l'audit dell'ente di controllo europeo sarà un evento storico, racconta la dottoressa Navoicik, capo del laboratorio sterile dello stabilimento: “sentiamo una grande responsabilità, anche perché le regole tra l'Unione Europea e la Russia sono diverse, sarebbe stato senz'altro meglio se ci fossero state regole uniformi.”

Finché non arriverà l'approvazione di Ema questo vaccino non potrà essere utilizzato in Europa che dovrà vagliare la validità dei dati scientifici e verificare il rispetto dei protocolli di validità dei siti di produzione.

Se anche le verifiche dovessero essere positive, non potremo avere questo vaccino prima di due mesi.

Report sarà la prima televisione europea ad entrare in questi stabilimenti: oltre al servizio sulla produzione, verrà intervistato anche il proprietario del fondo sovrano russo che detiene il vaccino.

Nell'anticipazione a Uno Mattina, Sigrifo Ranucci ha raccontato che ha avuto più problemi a parlare con l'Ema che non coi russi i quali avrebbero iniziato a studiare il virus dopo che un italiano lo avrebbe portato in Russia, dove i numeri ufficiali di morti e contagiati sono relativamente bassi, grazie alle restrizioni forti ai confini.

Report ha fatto un'altra scoperta: in Russia non usano mascherine e non c'è distanziamento sociale, hanno i vaccini ma i centri vaccinali sono vuoti. Anche Putin, che ostenta ogni suo gesto, questa volta si è vaccinato lontano dalle telecamere, “per non irritare in prossimità della campagna elettorale i russi che non tollerano tanto la politica della vaccinazione”

La scheda del servizio: SPUTNIK, IL VACCINO CHE VIENE DAL FREDDO di Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale con la collaborazione di Edoardo Garibaldi

 

Efficacia dichiarata altissima (92%), prezzo contenuto (10 dollari a dose), scarsi effetti collaterali: mentre in Europa mancano i vaccini e le dosi arrivano con il contagocce, tutti parlano di Sputnik V. Il siero russo però in Europa non arriva e la sua autorizzazione si sta trasformando in un giallo. Per Ema il dossier sarebbe ancora incompleto, i russi invece dicono che è tutto pronto e aprono le porte dei loro stabilimenti. Gli inviati di Report sono stati a Mosca, nelle fabbriche che producono il vaccino, dove nemmeno gli ispettori europei sono ancora ancora riusciti a entrare. E hanno scoperto che l’ispezione avverrà soltanto a metà maggio, quindi per vedere Sputnik in Europa dovremo aspettare almeno due mesi. Attraverso le interviste esclusive ad Alexander Gintsburg, capo dell'Istituto Gamaleya che ha scoperto la formula, e ai più alti responsabili del progetto, Report mostrerà perché lo sbarco di Sputnik in Europa non è solo una questione scientifica, ma anche una complessa partita geopolitica, e svelerà la reale capacità produttiva delle fabbriche russe, per rispondere alla domanda che tutti si pongono: Sputnik è davvero la soluzione ai problemi dell’Europa? Con immagini e testimonianze inedite l’inchiesta racconterà anche come sta andando la campagna vaccinale in Russia, un paese che oggi vive come se il Coronavirus non esistesse.
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