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AnnoZero. Il paese dei Manganelli

Dal partigiani Biagi, al Montanelli dei manganelli: la puntata di annozero ha approfittato dei 100 anni dalla nascita di Indro Montanelli, per parlare dello stato dell’informazione italiana. Ci sono ancora spazi per la critica, per il giornalismo di inchiesta? Gli editori sono permeabili alle pressioni (che ci sono sempre state) da parte del potente di turno, che sia Craxi su Berlusconi (per gli articoli sul governo Craxi del 1983) o Agnelli sullo stesso Montanelli (per gli articoli sul processo per le tangenti Fiat)?

Verrebbe da rispondere di no: ci sono notizie che spariscono dai media di massa (Telegiornali e i grossi giornali), come la prescrizione a Dell’Utri (processo con Virga); la tragedia dei profughi sulla Pinar; il tribunale del riesame che cancella il reato che Gioacchino Genchi non ha commesso; Berlusconi assolto per la vicenda Sanjust.

C’è anche un certo conformismo, sempre più diffuso: il caso Bianchetti Silvan per tutti.

Poi, è vero: Vauro è rientrato ad Annozero; Report continua a trasmettere nonostante le pressioni, le indagini interne alla Rai. C’è internet, che ancora non è controllata (ma fino a quando?).


Ma quanti italiani guardano internet, i blog, Youtube (che non censura nulla), soprattuto di una fascia di età medio alta? La puntata è iniziata con la risposta di Santoro agli editoriali di Mario Giordano, che aveva riportato i costi di una puntata di Annozero (220000 euro); tre volte meno il costo medio di una prima serata Rai. E parliamo di una tramissione che fa pure guadagnare la RAI. Vogliamo parlare delle tante trasmissioni flop in Rai?

Nella puntata sono stati trasmessi pezzi di interviste a Indro. Sulla satira: "Ogni regime democratico, accetta la satira .. solo Mussolini non ammetteva la satira". "Gli italiani non riescono ad andare a destra senza finire sul manganello", dall’intervista con Biagi. Berlusconi? "Un bugiardo in buona fede".

Il primo numero della Voce, intitolato "L’attesa", con l’immagine del balcone di Piazza Venezia. Qusta voglia di autoritarismo, del padrone da ossequiare, di ordine e pulizia (per gli altri).




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