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Ancora sugli omicidi al tribunale di Milano

Come era facile immaginare, le polemiche intorno all’omicidio plurimo accaduto nel tribunale di Milano, si sono incentrate sulle accuse della magistratura al governo e, più in generale alla politica: la campagna di odio verso i magistrati, che avrebbe armato la mano di Giardiello e l’incuria volontaria in cui sarebbe stato lasciato il mondo della giustizia, come dimostrerebbe la mancata sostituzione del metal detector di via Manara, rotto da nove mesi. Sfortunatamente né l’uno né l’altro argomento stanno in piedi.

Che i politici possano avercela con i magistrati e possano aver fatto leggi sgradite ad essi ci sta, ma di qui ad affermare che è questa “campagna di odio” ad aver spinto l’omicida mi pare una affermazione un po’ forte. Siamo in presenza di un uomo affetto da manie di persecuzione (come afferma un suo ex avvocato), con palesi squilibri che hanno indotto la stessa Ag a disporre la perizia psichiatrica e che ha ucciso altre due persone (il proprio avvocato ed un socio che riteneva averlo ingannato): cosa c’entra con i conflitto fra Palazzo Chigi e Palazzo di Giustizia?

Qui davvero si fa della gratuita dietrologia, per un caso che ha evidentissime caratteristiche di delitto individuale di un folle lucido, ma pur sempre folle. E la cosa più divertente è che in questa polemica nessuno fa il nome di chi sarebbe il responsabile della campagna di odio, delle inique leggi anti toghe e della mancata riparazione del metal detector: Matteo Renzi.

Il punto è che in Italia si è sviluppata una sindrome vittimistica per la quale nessuno tollera più alcuna critica, alla quale non si risponde mai nel merito, ma con un “Lo dici perché mi odi”. Anche se un vigile ti fa una multa perché guidi in città a 200 all’ora “Questo è il frutto della campagna di odio…”.

Questo vale per la magistratura, per i manager, per le banche, per il potere politico e per ciascun partito (recentemente un frequentatore di questo blog mi ha accusato di aver “vomitato odio” nei confronti della sinistra radicale, o pretesa tale, per alcune mie critiche alle quali non ha risposto con una sola sillaba). E’ la sindrome del “potere irresponsabile” per la quale nessuno –ed in particolare gli uomini di potere- si sente chiamato a render conto del proprio operato pubblico.

Quanto all’incuria ed alla mancata sostituzione del metal detector, certamente è una porcheria insopportabile che questo sia accaduto, come lo è, molto di più, che un folle possa uccidere, scorrazzare per i piani di un tribunale ed uccidere ancora, senza che ci sia un poliziotto a fermarlo o che i carabinieri arrivino sul posto venti minuti (dico 20 minuti!) dopo il fatto. Siamo d’accordo e spero che un po’ di teste saltino, però non mi verrete a dire che c’era una circolare del governo che invitava a non sostituire il metal detector ed i carabinieri a prendersela calma! Qui funziona tutto così: dalle scale mobili delle metropolitane permanentemente rotte, alla mancata manutenzione di qualsiasi cosa dalle autostrade alle scuole, dove ogni tanto crolla un soffitto ferendo studenti e insegnanti.

Hanno affidato la custodia del Palazzo di giustizia ad una società privata: scandalo! Ma questo accade per tutto (e la società in questione è la stessa che ha il contratto per la sicurezza nell’Expo: che Dio ce la mandi buona!) ed è il frutto di questa demenziale ideologia neo liberista, per la quale privato è sempre meglio.

A sentire certi discorsi pare che le privatizzazioni le abbiano fatte per far dispetto ai magistrati. Il guaio peggiore è che questa strumentalizzazione del caso milanese ai fini della rissa di potere fra due corporazioni, nessuna delle quali è migliore dell’altra, distoglie l’attenzione dai problemi veri, come gli effetti del taglio indiscriminato della spesa, il dilagare delle privatizzazioni ed il costante degrado delle nostre forze di polizia che, a quanto pare, l’unica cosa che sanno fare bene è pestare la gente in piazza e torturare gli arrestati (se permettete: con la generosa copertura offerta dalla magistratura, ricordiamolo).

E voglio concludere accennando ad un aspetto del tutto trascurato in questa vicenda. Ma, un personaggio come Giardiello, che non avrebbe mai dovuto avere il porto d’armi ed acquistare una pistola, come mai aveva l’uno e l’altra? Scusate, ma a me pare che, molto più che la pretesa campagna di odio contro le toghe, il gesto di Giardiello abbia a che fare con l’ideologia della Lega della “giustizia fai da te”. Si è tollerato che la Lega invitasse, anche pochi giorni fa, i cittadini ad armarsi per difendersi dalla orde di islamici e di rom, si è usata la manica larga nel concedere il porto d’armi con la trasparente scusa dell’ “uso sportivo”, ormai c’è 1 milione e 100mila cittadini armati e sono in circolazione legalmente 10 milioni di armi individuali e le sentenze contro chi ha sparato alle spalle di un ladro, uccidendolo, sono sempre più miti, riconoscendo valanghe di aggravanti. Ebbene adesso uno di questi “cittadini” ha deciso di fare uso sportivo della sua pistola in un palazzo di giustizia, perché riteneva soggettivamente di aver subito una ingiustizia: perché vi pare così strano?

Perché anzi che perdere tempo con questa strampalata campagna corporativa di avvocati e magistrati, non parliamo del dilagare di questa pericolosissima ideologia western che va diffondendosi?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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