Anche in Italia alla ricerca dei figli dei desaparecidos
La vicenda dei “desaparecidos” argentini rappresenta, a mio giudizio, una delle più grandi tragedie umane e politiche verificatesi, a livello mondiale, negli ultimi 50 anni. Si ritiene che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del Conadep – Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas).
E, recentemente, ha avuto inizio anche in Italia la campagna, promossa già da tempo in Argentina, per cercare ragazzi e ragazze di circa 35 anni, figli di desaparecidos, che non conoscono però la loro vera identità.
Si occupano di questa campagna Stella Spinelli e Nicola Sessa in un articolo pubblicato su www.eilmensile.it:
“È partita anche in Italia la campagna per cercare ragazzi e ragazze intorno ai 35 anni di età, figli di desaparecidos argentini, ma ignari della loro vera identità.
A lanciarla due persone che vivono e hanno vissuto sulla loro pelle quello che è accaduto in Argentina oltre trent’anni fa: Estela Carlotto, presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo – le nonne che con tenacia cercano quelli che allora erano bambini piccoli o neonati strappati ai genitori incarcerati dagli aguzzini del regime e dati in adozione a famiglie in linea con l’ideologia reazionaria – e Horacio Pietragalla, parlamentare argentino e nipote ritrovato.
(...)
Ma perché una campagna del genere anche qui in Italia? Perché negli anni del default argentino a migliaia sono tornati in Europa e di queste, decine di migliaia in Italia. Fra loro è dunque assai probabile che ci sia qualche ‘hijo de desaparecidos’ ignaro di tutto…
Estela Carlotto, la presidente dalla vita intensa, per trent’anni – con le Abuelas e con le Madres de Plaza de Mayo – mai si è arresa, ha sempre lottato contro l’impunità garantita dallo Stato. Una lotta di pazienza e determinazione, nella rivendicazione dei propri diritti.
E dato che finalmente i processi cominciano, può ora concentrarsi nella strenua ricerca dei nipoti, figli dei loro figli uccisi dalla dittatura.
Centocinque sono stati finora ritrovati in Argentina e adesso la ricerca inizia in Italia.
(...)
Non sappiamo se qualcuno di loro sia o meno in Italia. Fra questi potrebbe esserci anche mio nipote Guido. Siamo tornati in Italia a chiedere solidarietà. E ringrazio con tanta emozione l’accoglienza che sempre abbiamo qui. L’Italia è anche la mia patria e il sangue di mio nipote è anche sangue italiano.
E la certezza che anche il Parlamento italiano abbia deciso di accettare di seguire questa nostra campagna è cibo per l’anima’.
In base a un nuovo accordo fra i governi di Roma e Buenos Aires verranno aperti gli archivi di Stato per poter attingere a notizie preziose che sicuramente saranno utili in questa difficile ricerca.
Sono esattamente 395 i ragazzi che devono essere restituiti alla loro identità e questa campagna dovrà coinvolgere tutti, cittadini e istituzioni, per rendere giustizia e trovare la verità…
Chiunque argentino qui in Italia avesse dei dubbi e volesse saperne di più, può rivolgersi all’ambasciata e il consolato, che sono puniti del kit per fare il test del Dna, il cui risultato sarà confrontato con la straordinaria Banca dati del Dna creato dalle Abuelas.
Per qualsiasi informazione scrivere a [email protected] o chiamare lo 0648073300, oppure [email protected] o chiamare il 3355866777; e infine Comision Nacional por el Derecho a la identidad: [email protected]”.
Il comportamento delle “Nonne di Plaza de Mayo” è veramente encomiabile. Rappresenta un modello che andrebbe seguito da molti che si occupano anche di questioni molto diverse da quelle per le quali queste donne, ormai anziane, si sono battute, e si stanno battendo ancora, per tanti anni ormai.
Infatti le “Nonne” sono la dimostrazione più evidente di come sia possibile con grande coraggio e con grande impegno raggiungere dei risultati il cui ottenimento sembrava difficilissimo. Io mi auguro che le “Nonne” conseguano i risultati sperati anche in Italia. Se lo meritano loro e se lo meritano anche i ragazzi argentini, figli dei desaparecidos, che vivono nel nostro Paese e che hanno il diritto di recuperare la loro vera identità.
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