• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Allarme nel canavese, chiude anche la ex Sandretto

Allarme nel canavese, chiude anche la ex Sandretto

Da mercoledì 4 luglio è in atto un presidio permanente dei lavoratori della Romi, ex Sandretto. La situazione è drammatica per i 128 dipendenti. È l’ennesima attività produttiva che chiude i battenti nella zona.

Cadigia Perini, ex Agile Eutelia di Ivrea e collaboratrice de L'Isola dei cassintegrati, lancia un appello su Facebook: “Portiamo la nostra solidarietà ai lavoratori della Romi”, dice. “Ricordo che quando presidiavamo la nostra sede ci era di grande conforto la visita di lavoratori di altre aziende, magari con una bottiglia di vino o una torta di mele. Organizziamoci per una ‘gita’ a Pont!”. Quanto sia importante la solidarietà quando si occupa una fabbrica, una torre, un tetto, o un isola (!), noi lo sappiamo bene. Ed è per questo che rilanciamo con forza l’appello da queste pagine.

Cadigia lancia un allarme: “Si sta consumando un vero e proprio dramma economico e sociale nel territorio canavese (Ivrea-Torino)”. Sì, perché questa non è la prima attività che chiude nella zona: Agile ex Olivetti ha cessato la sua attività il 6 giugno, Olivetti I-Jet in liquidazione dal 2 luglio. “Mentre il governo per contenere la spesa non sa pensare ad altro che a tagliare altri posti di lavoro”.

Il presidio della ex Sandretto

Abbiamo già parlato in passato dei lavoratori della Romi, ex Sandretto, in un articolo pubblicato tempo fa, ma ora la situazione è a dir poco peggiorata. Dalle sette e trenta di mercoledì mattina c’è un presidio di lavoratori davanti allo stabilimento, striscioni, volantini: c’è tutto quanto serve per attirare l’attenzione sul futuro di quella che è stata una delle più importanti industrie del Canavese, produttrice di presse per la lavorazione della plastica vendute il tutto il mondo. I lavoratori sono decisi a difendere a denti stretti non solo i 56 posti di lavoro rimasti, ma soprattutto lo stabilimento di cui non vogliono veder chiudere i battenti. I dirigenti della Romi la settimana scorsa hanno avviato la procedura per la cessazione dell’attività produttiva in Italia (l’azienda fa parte del gruppo brasiliano Romi Industrias) e la cassa integrazione per i 56 lavoratori pontesi (l’attuale periodo di cassa integrazione scadrà il 24 luglio) e i 72 dello stabilimento di Grugliasco (128 complessivi).

Le rivendicazioni dei lavoratori

Si alterneranno a gruppi dalla mattina alla sera, determinati a continuare ad oltranza il presidio, rimanendo sotto ai gazebo anche la notte. Le loro richieste sono chiare. Aspettano che l’assessore Claudia Porchietto li convochi in Regione per informarli, come aveva promesso da tempo, sull’andamento della trattativa con gli imprenditori interessati all’acquisto. ”Ci auguriamo che la convocazione arrivi nei prossimi giorni e non si aspetti il 19 luglio, giorno fissato per l’incontro in Regione sulla cassa integrazione; in questo momento ci interessa soprattutto sapere se esistono veramente degli acquirenti interessati a mantenere un’attività produttiva nello stabilimento di Pont”, spiega Fabrizio Bellino della Fiom Canavese.

“Abbiamo un reparto per trattamenti termici come ce ne sono pochi, un impianto per la cromatura unico in Piemonte, possibile che tutto debba essere buttato alle ortiche? Potremmo lavorare anche per altri settori, non solo per la componentistica delle presse”, spiega Franco Faccio, 28 anni di lavoro alla Sandretto.

In attesa che la Regione si faccia sentire, i lavoratori stanno studiando nuove strategie per sensibilizzare l’opinione pubblica, non escludendo manifestazioni di protesta più eclatanti.

di Marco Nurra | @marconurra

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.218) 11 luglio 2012 06:24
    Renzo Riva

    Ecché!

    Credevate alla "decrescita felice" a costo zero?

  • Di (---.---.---.134) 11 luglio 2012 08:59

    Immedesimandomi in uno di loro... li compiango ma... temo di non riuscire neppure ad illudermi, come mi succede spesso, di dare qualche miracoloso suggerimento... Credo che il vero problema sia la SCARSITA’ DEGLI IMPRENDITORI capaci di gestire certi problemi a livello...mondiale... e non credo che gli imprenditori di Stato sappiano far meglio dei cani sciolti..
    E poi gioca a sfavore la preferenza del popppolo italiano di avere PADRONI STRANIERI, meglio se remoti ed invisibili.... E’ l’eredita’ di secoli di dominazione di ...francesi, spagnoli, austriaci... I padroni italiani li conosci e ...ti stanno antipaticissimi, odiosi ...e persino ai medici che ti vengono a visitare chiedi che stipendio prendono pubblicato ufficialmente ( sempre troppo no ? ). Il lavoro è un diritto ma chi te lo assicura ? I marziani non ci sono e quelli di Andromeda sarebbero ideali ma...un po’ troppo lontani.
    Suggerisco di battersi per farsi assume dalla regione Sicilia di manica larghissima e che non bada al prodotto dei dipendenti... e mi scuso per il mio vizio di fare battute di spirito in circostanze tanto brutte ma... a parte questo...
    I padroni ora sono brasiliani ? E quanto prende un lavoratore brasiliano capace di fare esattamente le stesse cose ( non facciamo confronti eterogenei ma... per dire...i cinesi sono tanti ed anche se la densità degli abili e competenti fosse 1/10 della nostra ...sarebbero sempre tanti e non so cosa deciderebbe di fare un ...imprenditore cinese...)

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares