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Alice. La metamorfosi del senso. Ultima parte

Alice. La metamorfosi del senso. Ultima parte

Più si approfondisce l’opera di Lewis Carroll più è evidente la sensazione di sprofondare in un enorme buco, forse lo stesso nel quale è caduta Alice rincorrendo il coniglio. Come accade in The Hunting of the Snark (1874), un poemetto solo apparentemente frivolo e leggero. Lo Snark è un essere inventato da Carroll, molto probabilmente nato dall’unione di due nomi di animali shark (squalo) e snake ( serpente). Il componimento narra di una strana e mal assortita combriccola di personaggi che parte alla ricerca di questo misterioso animale avvalendosi di una mappa, che risulta essere un foglio completamente bianco. Alla fine invece dello Snark trovano un Boojum (anche questo nome di fantasia) con il risultato che chi l’ha trovato, e si è ingannato, sparisce. A farne le spese, nel caso specifico, è un fornaio che sapeva fare solo torte nuziali.
 
The Hunting of the Snark appare come un capolavoro del nonsense che possiede al suo interno molti dei temi linguistici e letterari dell’opera di Carroll. Occorre precisare che, però , il nonsense in questo autore, e quello inglese in generale, ha sue specifiche caratteristiche. Queste, come ci fa notare Laura Draghi Salvadori, sembrano legare, nel caso di brevi componimenti poetici, “la perfezione ritmica alla stranezza delle assonanze”. Ma anche che “il senso appare suggerito dalla rima invece che la rima dal senso”. L’effetto di questi limeriks è quello di lasciare interdetto il lettore. O ancora precisa meglio la Draghi Salvadori, citando anche altri autori, “ il loro nonsense non è nulla di puramente negativo, ma sta in quel celestiale facile stato che si trova in bilico tra quel che ha senso e quel che non ne ha. E cioè, c’è in queste cose una specie di vuoto dove invece dovrebbe esserci il senso”.
 
Ma il nonsense è anche condito di jokes, cioè bisticci e giochi di parole, frequenti, ed oseremo dire essenziali, in tutta l’opera di Lewis Carroll. Questi accenni ci danno anche la sensazione dello sforzo traduttivo che ha comportato l’opera di quest’autore, non solo in italiano. Solo per esemplificare, se ci limitiamo alla traduzione dei nomi dei personaggi nei due racconti di Alice, in breve dovremmo ammettere che non possiamo procedere ad una lettura comparata delle varie traduzioni senza annotarci di volta in volta a chi corrispondono i vari nomi.
 
L’ assenza di punti di riferimento mette il lettore in una posizione di incertezza continua, ci si sente nella stessa condizione dei cacciatori dello Snark, muniti di questa enorme carta geografica che rappresentava solo il mare, senza il minimo cenno di terra. “... ma la ciurma fu contentissima quando scoperse/ Che era una mappa che tutti potevano capire”, dove i punti cardinali “sono segni puramente convenzionali” e che la stessa appariva la migliore in quanto “di un bianco perfetto, assoluto”.
 
Ma, attenzione, in Carroll il nonsense non è mai un gioco fine a sé stesso, esso nasconde, sotto l’apparenza linguistica, l’apertura su di un ventaglio di significati ed interpretativo. L’autore infatti non si limita solo all’ambiguità, ma va oltre, le sue storie non sono evidentemente solo fantasticherie. Il fatto di situarsi sul limite tra il senso e ciò che non lo è più, fa che il senso stesso muti e sia, spesso, alla mercé dei personaggi delle sue storie.
 
Prendiamo l’episodio di Humpty Dumpty in Oltre lo specchio (si ritiene di dover mantenere il nome originale inglese perché nelle varie traduzioni italiane troverete, tra l’altro, Bindolo Rondolo, Tappo Tombo, ecc.). Quando Alice lo incontra appollaiato su di un muretto e gli dice il suo nome, Humpty Dumpty le risponde che è un nome stupido e che i nomi devono avere un significato. "Ma un nome deve avere un significato?", gli chiede Alice. E lui: “E’ naturale che deve averlo il mio nome indica la forma che ho…ed è proprio una bella forma, anche. Con un nome come il tuo, dovresti non avere forma”.
 
Il lettore si trova evidentemente spiazzato di fronte a questi dialoghi, sorride proprio perché non ci troviamo di fronte alla mancanza del senso ma d’innanzi ad un sua traslazione, mutazione, metamorfosi. Lentamente Carroll ci conduce (e ci induce) in altri capovolgimenti e traslazioni come quando Humpty sostiene che festeggiare i non-compleanni è più conveniente perché ve ne sono 364 in più in un anno. Ed infine sul significato delle parole. Quanti significati ha una parola e chi decide quale sia il significato? Chiede Alice. La risposta di Humpty Dumpty è decisa: chi è il padrone della parole decide del loro significato.
 
Al lettore, insomma, come per i ricercatori dello Snark, non resta che affidarsi ad un’enorme mappa bianca, la stessa che Carroll ci ha lasciato in eredità. 
 
 
Bibliografia minima
Lewis Carroll. Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Al di là dello specchio. Einaudi
Lewis Carroll. Cara Alice… , Einaudi
Laura Draghi Salvadori, Lewis Carroll, Le Monnier

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