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 Home page > Tribuna Libera > Aldo Moro, marzo 1978

Aldo Moro, marzo 1978

16 Marzo 1978. Appena udita un'edizione speciale del giornale radio, mi precipitati in via Fani con la mia moto Honda 400 di colore rosso. I corpi degli agenti della scorta di Aldo Moro presidente della Democrazia Cristiana, giacevano insanguinati sull'asfalto al fianco della Fiat 2000 di servizio che ospitava Aldo Moro e dell'Alfa Romeo della scorta. Nessuna delle due vetture era blindata. Da non cerdersi
noltre, le due vetture non erano distanziate tra loro. Un comodo e facile bersaglio. 
In via Fani abitavano i miei amici Mimmo e Cecilia e spesso ero loro ospite a pranzo.
Ricordo che qualcuno segnalò che in quel tragico giorno come nei giorni precedenti era stata vista una moto di colore rosso aggirarsi in Via Fani.

 Era la mia. La tenni chiusa in garage per molti mesi.

Quando succedono cose spiacevoli, la folla vuole un capro espiatorio, un agnello sacrificale, un cristo in croce. Ricordo anche che la polizia per diversi giorni frugava nei cassonetti, fermava molte vetture , controllava gli occupanti e i portabagagli. Allora abitavo a Roma al Largo Vigna Stelluti, a poche decine di metri da Piazza dei Giochi Delfici. 

Aldo Moro fervente cattolico, era solito arrivare con la Fiat 2000 seguita dall'Alfa della scorta, per la messa della domenica nella chiesa della piazza. 


Nel novembre del 2014 il Procuratore della repubblica di Roma Ciampoli, ha scritto che è accertato che in Via Fani, insieme alle Brigate Rosse vi fossero elementi dei servizi segreti deviati, uomini della banda della Magliana . Oggi, si pensa anche alla ndrangheta calabrese.
I nostri servizi segreti che erano un insieme di dilettanti allo sbaraglio, quando si cercava di scoprire dove Moro fosse tenuto prigioniero brancolavano nel buio. 
   La confusione su questo infame delitto è tanta. Una cosa è chiara: la politica di Aldo Moro , l'uomo della mediazione, della convergenza delle parallele, della pacificazione, al tempo della guerra fredda, della contrapposizione dei blocchi, del patto di Varsavia e del Patto Atlantico, non era gradita ai nostri politici e nemmeno all'estero. 
  A quaranta anni dal tragico evento, nell'archivio del Senato ci sono ancora oltre 15mila documenti segreti. I brigatisti chiesero il rilascio di alcuni loro uomini detenuti nelle nostre carceri in cambio della vita di Moro.
  La ragion di stato, questa entità nominale, virtuale , immateriale, contro la vita reale, fisica, di un suo insigne rappresentante, che tuttavia era considerato un corpo estraneo, fu irremovibile: pollice verso. 
  E così, dopo una lunghissima detenzione in uno spazio ridottissimo, senza finestre, senza alcun contatto con il mondo esterno, umiliante, spietata, Aldo Moro, un uomo buono, mite, pacifico fu assassinato.
Fu assassinato perché i massimi rappresentanti dello Stato i suoi colleghi, così vollero . 
Una brutta pagina nella storia della Repubblica Italiana. 

 

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