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Al cinema la storia di Pippa Bacca, il velo di sposa che voleva parlare di pace

“Portami da Milano fino a Gerusalemme / Per la luna di miele di api colorate / Che posano sui fiori cresciuti nella guerra / Un polline impazzito che illumina la Terra”.

Così, nel brano “Velo di sposa”, contenuto nell’album “Human” del 2013, il gruppo musicale Radiodervish ricordava Pippa Bacca, l’artista e performer milanese uccisa in Turchia 12 anni fa.

Da Milano Pippa partì, con l’amica Silvia Moro, ma non arrivò a Gerusalemme. La città santa doveva essere l’arrivo – dopo 6000 chilometri in autostop – di un percorso attraverso 11 luoghi di conflitto, passato, latente o in corso.

Pippa e Silvia erano vestite da spose, per celebrare un matrimonio simbolico con popoli colpiti dalle guerre, per omaggiare le ostetriche per il loro insostituibile ruolo nel dare la vita.

Sposa del mondo, Pippa si fidava. Giunta in Turchia, dopo essersi separata da Silvia sperava di arrivare presto a Beirut. Ma il 31 marzo 2008 venne stuprata e uccisa a Gebze, a sud-est di Istanbul, da un conducente che l’aveva presa a bordo.

La sua storia, le immagini del viaggio lungo i Balcani fino al Bosforo, rivivono in un commovente ed emozionante documentario di Simone Manetti, “Sono innamorato di Pippa Bacca”, che Wanted Cinema porta nelle sale cinematografiche da giovedì 5 marzo.

Si inizia da Roma, proprio giovedì prossimo, con una proiezione speciale alla presenza del regista. L’appuntamento è alle 20 al cinema Farnese.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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