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Afghanistan, la Corte penale internazionale sia all’altezza del suo compito

Si è tenuta fino al 14 dicembre, a New York, l’assemblea annuale degli stati parti della Corte penale internazionale.

Amnesty International ha colto l’occasione per sollecitare la Corte ad accelerare le indagini sull’Afghanistan e a rispondere alle richieste di giustizia delle vittime dei crimini commessi dai talebani così come da altri attori prima che i primi tornassero al potere, nell’agosto 2021.

L’indagine ha conosciuto vari momenti di stallo ed è ripresa l’anno scorso, tra mille critiche poiché il procuratore Khan ha deciso di concentrarsi sui talebani, togliendo priorità al filone riguardante l’operato delle forze Usa, della Cia e delle ex Forze di sicurezza afgane.

Da quasi mezzo secolo in Afghanistan domina una cultura dell’impunità. La Corte è uno degli attori-chiave per debellarla, a patto che non agisca selettivamente. Per molte vittime, è l’unico rimedio giudiziario a disposizione.

Amnesty International ha sollecitato gli stati parte della Corte ad assicurare che siano messe a disposizione tutte le risorse necessarie perché l’indagine vada avanti efficacemente e possa riguardare anche il crimine contro l’umanità di persecuzione di genere e le persecuzioni contro le minoranze, prima tra tutte quella hazara.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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