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AIAZZONE, i furbetti del comodino

Sul fallimento Aiazzone si è parlato soprattutto delle decine di migliaia di clienti truffati, e troppo poco degli 850 lavoratori vessati e con mesi di stipendi non pagati. La vicenda parte da lontano ed è la solita storia di scatole cinesi e mala imprenditoria.

“Nel punto vendita dove lavoravo, qui a Mariglianella (NA) non possiamo nemmeno occupare, ci hanno tagliato acqua e luce apposta per impedircelo” ci racconta Carmine Improta. “Abbiamo iniziato a mandare molte email al ministero e ai curatori fallimentari, per smuovere le acque. Più di questo…”

Nel 2008 il marchio con tutte le attività e negozi Aiazzone viene rilevato dalle famiglie di Renato Semeraro (da non confondere con il mobiliere Giovanni Semeraro) e Gianmauro Borsano, viene creata la B&S Spa. A giugno 2009 B&S acquisisce anche la catena Emmelunga, già in crisi. Fra gli azionisti di B&S, la Mete Spa di Borsano titolare del marchio Per Sempre Arredamenti e Aiazzone Network Srl di Giampiero Palenzona, fratello maggiore del vicepresidente di Unicredit e presidente di AdR, Fabrizio. Mica “soliti ignoti”, qui si tratta di persone ben note!

Nel 2010 la situazione esplode: non vengono pagati i fornitori (se non con cambiali e assegni a vuoto) e gli stipendi ai dipendenti che si mobilitano in tutta Italia anche per la mancata applicazione del contratto nazionale. Eppure Aiazzone ed Emmelunga vendevano bene. Dove sono finiti i soldi?

In una successiva inchiesta per evasione fiscale della Procura di Roma vengono fuori anche società del gruppo Aiazzone e vengono indagati Palenzona, Semeraro e Borsano, con i figli Margherita e Giovanni. I soliti noti, appunto, ormai denominati “i furbetti del comodino”.

Nell’agosto 2010 gli 850 dipendenti e i 44 negozi che facevano capo a B&S, Holding dell’Arredamento, Emmedue ed Emmecinque vengono ceduti alla torinese Panmedia, piccola società guidata da Giuseppe Gallo. Accade però che anche Panmedia continua – sorpresa – a non pagare nessuno.

Si arriva così al 28 marzo 2011 quando gli “imprenditori” Renato Semeraro, Giovanni Borsano e Giuseppe Gallo vengono arrestati per bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e riciclaggio. E subito dopo il tribunale di Torino dispone il fallimento di Panmedia. Un tracollo che si porta dietro, oltre alle migliaia di clienti truffati, le vite di centinaia di famiglie rimaste senza reddito e con stipendi non pagati.

di Cadigia Perini
(2 giugno 2011)

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.173) 2 giugno 2011 20:02

    E’ spiacevole che lavoratori e risparmiatori non siano tutelati adeguatamente dalla legge italiana.

    Si incontrano fin troppo spesso realtà di aziende che non pagano gli stipendi ai lavoratori o altro.

    Gli addetti ai lavori banalizzano questo, sostenendo che i tribunali stanno scoppiando, eppure ci sarebbe un modo:

    L’ERRORE E’ STATO DEPENALIZZARE IL CASO DI INSOLVENZA. BISOGNEREBBE RIPRISTINARE UNA PENA COMMINATA IN CARCERE, E SAREBBE L’UNICO MODO PER FAR VENIRE LA VOGLIA A TUTTI I DEBITORI DI PAGARE I DEBITI.

    Il fatto che persone cerchino di farsi giustizia da sè è sintomatico e dovrebbe fare riflettere.

  • Di (---.---.---.79) 18 settembre 2011 14:44

    indagare meglio. questo e’ il mio punto di vista . troppe truffe e ancora secondo me ne stanno facendo altri affiancati da....... INDAGARE INDAGARE INDAGARE

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