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A quei ragazzi delle "Medie" di Salò

A quei ragazzi delle "Medie" di Salò

Carissimi,
 
credetemi, dopo aver saputo, non mi sfiora neppure l’idea di esprimere un giudizio e, ciò, a prescindere dal fatto che io viva distante mille chilometri dal luogo della scena. Sono, peraltro, convinto che i vostri genitori e/o i vostri cari, loro sì, avranno da dirvi qualcosa e, soprattutto, che una serie di riflessioni, magari non adesso a caldo, vi troverete a farle voi stessi.
 
Nondimeno, se permettete, un pensiero, alla stregua di messaggio, intendo inoltrarvelo.
 
Quanto a te, stupenda dodicenne cresciuta anzitempo, non mi sembra proprio il caso che, come ho letto, debba avere a scusarti con mamma e papà per aver compiuto o esserti lasciata andare a ”azioni disgustose”. In realtà, piccolina, non ti sei macchiata di alcunché di riprovevole, puoi seguitare a guardare davanti a te a viso aperto con le favolose pupille della tua età, certamente ti sarà dato di accorgerti che il mondo è costituito anche da sfaccettature più leggere e di ben altro genere. E voi, maschietti, illusi “eroi” di un tentativo di sopraffazione o soverchieria o violenza, poco cambia che si sia trattato di gesto abbozzato o condotto a compimento, vi prego, non sentitevi affatto realizzati, neppure minimamente, attraverso una simile impresa.
 
Guardate, da che mondo è mondo, alla vostra età, è naturale che talvolta arrivi a scattare la pulsione a “saltare addosso” ad una ragazza, ma nel contempo occorre che stiate attenti e vi sappiate controllare, agire, insomma, se non proprio con il consenso, rispettando l’altra metà del cielo.
 
Senza trascurare, poi, che durante le ore di lezione, certe spinte adrenaliniche potreste sublimarle e idealizzarle anche soffermando l’immaginazione sull’adorabile bellezza della Silvia leopardiana o calandovi nello sbarco d’Ulisse sull’isola dei Feaci, prologo all’incontro e allo scambio d’amorosi sensi con la fascinosa Nausicaa. Provate, tanto non costa nulla.
 
Una considerazione, ora, circa la location dell’episodio richiamato, quell’aula di seconda media.
 
Francamente e senza voler crocifiggere alcuno, il prof di turno deve essere stato, almeno in quel lasso di tempo, completamente cieco, sordo e incapace di intendere e volere, altro che “preso” dall’interrogazione ad alcuni allievi. Nel 1959, in una quarta superiore, i giovanotti più spavaldi pensarono di “incartare”, combinando una burla, l’insegnante di diritto, distinto signore di buona famiglia, per niente severo e, anzi, incline a dialogare con la classe.
 
Da casa, portarono a scuola un tegame, una bottiglietta d’olio, una manciata di sale e due uova fresche. Dopo di che, mentre l’avvocato era intento, come al solito, ad intrattenersi con la maggioranza degli allievi, concentrandosi intorno e sotto ad un banco dell’ultima fila e servendosi della stufetta a gas posizionata lì vicino, i coraggiosi misero mano alla concreta preparazione di una frittata.
 
Questione di attimi, i passaggi si susseguirono agevolmente e con ordine, quasi che si fosse in cucina, salvo che, all’atto della caduta dei contenuti delle due uova nell’olio bollente, evidentemente troppo bollente, della pentola, venne a registrarsi un accentuato sfrigolio, tipico giustappunto, di un’operazione di frittura.
 
Il professore, come è ovvio, avvertì lo strano rumore e proruppe in un “chi va là, che cosa succede?”, allungando lo sguardo verso il fondo dell’aula.
 
Ne derivò una conclusione dell’avventura ingloriosa e devastante, nel senso che il contenuto della pentola finì sul pavimento impiastricciandolo vistosamente e meno male che contestualmente giunse il suono della campanella di fine lezione.
 
In quella lontana circostanza, gli effetti e le conseguenze più seri si riverberarono l’indomani sotto forma di vibrate lamentele e rimostranze da parte di Nino, il bidello del plesso scolastico, non solo all’indirizzo della quarta B, ma anche nei confronti dell’innocente avvocato professore.
 
Buona Pasqua, ragazzini di Salò del 2010.

Commenti all'articolo

  • Di Mr. Hubbert (---.---.---.72) 2 aprile 2010 02:59

    la scuola esprime la degenerazione della societa’...i genitori che non sanno cosa significhi fare i genitori, delegano tutto alla scuola, scaricandosi di ogni responsabilita’, loro sono gli ’amici’ dei figli, talvolta succubi, non i genitori. Qualche anno fa nella scuola elementare del paese dove abito, una maestra ebbe la malaugurata idea di mettere dietro la lavagna un alunno..risultato:denunciata dai genitori ai carabinieri risoltasi con un risarcimento per danni morali della modica cifra di 12 milioni di lire. Fatti poi di insegnanti presi a botte dai genitori per voti che non rispecchiavano l’immensa intelligenza del proprio figlio non si contano. Qualche natale fa mi trovavo a gironzolare in un centro commerciale, davanti a me un figlio con relativo genitore, il figlio si lamentava perche il padre non voleva comprargli una certa cosa..spazientito per i continui rifiuti, lo mandava sonoramente affanculo(proprio affanculo!)...il padre che non faceva una piega e se la rideva giulivo...cominciamo a guardare dentro noi stessi prima di incolpare il resto del mondo.

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