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A Servizio pubblico si è parlato di stato sociale

Il governo che col consenso (che si autoassegna) intende annullare l'articolo 18 e sacrificare gli esodati sul Dio mercato.

Il paese alle prese con la recessione, con i prezzi che aumentano e la speranza di una crescita che non c'è: chi si sta preoccupando di creare nuovi posti di lavoro? Chi si deve preoccupare di pianificare lo sviluppo industriale, creare spazi ed opportunità se non lo fa più lo stato e le imprese vanno all'estero (non solo per l'articolo 18)?

In mezzo, una marea di persone che aspettano un segnale: c'è anche chi, strozzato da debiti, paure, non ce la fa più e con un gesto estremo si da fuoco.

"Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorare..." non si poteva iniziare la puntata di Servizio Pubblico con un altra canzone.

Nella sua copertina Santoro si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: "Per sapere cosa è giusto bisogna mettersi nei panni degli esodati". Ma anche nei panni di Servizio Pubblico che è arrivato alla 19 esima puntata senza avere alle spalle un editore.

La critica era rivolta anche a Feltri che, sul Giornale ha pubblicato un articolo sul libro di Masi. "Santoro rifiutò 17 milioni" è scritto: ma Annozero costava 7 milioni e faceva utili per l'azienda. Utili che oggi farebbero comodo alla Rai.

Ma dopo la parentesi su Feltri e i contenziosi legali col Giornale, si è parlato di lavoro e della riforma Fornero.

Con la conferenza del ministro di fronte alla rete delle imprese.
La mobilità lunga è stata tolta perchè "è il male del sistema attuale". E va anche bene: ma poi continua "oggi è difficile licenziare". Affermazione poi smentita nei fatti (per i casi Fincantieri, Pomigliano, Eutelia....) e nei dati (l'OCSE nella sua ricerca mette la Germania più indietro dell'Italia sulla licenziabilità).

Stefano Bianchi ha intervistato Chiara e Anna, ex operaie della Fiat di Pomigliano, figlie di ex operai Fiat che con l'ingresso nella grande fabbrica pensavano di essersi sistemate per sempre: un posto fisso, la possibilità di chiedere un mutuo, una vita più serena...

Non avevano messo in conto che la crisi le avrebbe messe ai margini del mondo del lavoro, senza un posto, senza sussidi forse. "Quando sei precario nel lavoro, sei precario nella vita": chissà se tutti questi segnali dal mondo del lavoro verranno ascoltati dall'esecutivo e dal Parlamento.

Oppure si andrà avanti nel taglio allo stato sociale, alle pensioni, gli esodati abbandonati al loro destino, alle tutele dell'articolo 18...



Ichino, intervistato sull'articolo 18 dice che il PD deve decidersi se vuole entrare in Europa o accettare il fatto che questo percorso di riforme non è percorribile. In mezzo al guado non può stare.

Ichino hanno risposto, in studio, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e il presidente del PD stesso, Rosi Bindi. Non poteva essere più chiara, l'onorevole: sebbene il PD si riconosca in alcune parti della riforma (le tutele ai precari e lo stop alle finte partite Iva), avremmo voluto di più sulla lotta al precariato, è in ogni caso il nostro modello di riferimento è quello tedesco. Dove un giudice stabilisce se il licenziamento economico è lecito e, nel caso, se il lavoratore debba essere reintegrato.

Proposta che era sul tavolo ma che è stata ritirata all'ultimo momento come se qualcuno, questo accordo tra governo e parti sociali non lo volesse raggiungere proprio.

De Magistris ha commentato un passo della conferenza del ministro Fornero: "Questo è il mandato che ci è stato dato". Ma da chi è stato dato? E cosa è stato fatto per diminuire le diseguaglianze, per lo sviluppo: il sindaco vedeva nelle parole del ministro le stesse usate per il referendum su Pomigliano, per cui si sono accettati tagli ai diritti e sacrifici in nome di uno sviluppo che non c'è stato.

I giornalisti Porro e Bechis hanno cercato di "mettere in difficoltà", in senso giornalistico, il presidente Bindi, per la difficile posizione del PD su questa riforma.

E l'onorevole ancora una volta, è stata chiara: Monti deve rispettare la dignità dei partiti in Parlamento.

Nonostante la stima per Monti, il premier non può mettere in crisi il paese mettendo in rischio i diritti di chi lavora e lo stato sociale. E inoltre, il problema dei lavoratori lo hanno anche gli altri partiti, non è dunque una sola questione ideologica, ma sociale di tutti.

Se il paese non è pronto, cosa farà Monti, cosa farà il ministro Fornero? 
Non è stato questo stato sociale a portarci alla crisi, ma come la politica ha usato il welfare per crearsi consenso. E ora non si può scaricare tutto su chi lavora.

In studio, l'esodato della classe 1952 Michele Carruggi.

 

Gli operai di Genova.

 L'intervento di Travaglio.  

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