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A Lecce, l’amico Cosimino

Un atipico corsivo, ruotante intorno a Lecce, in particolare a Via Salvatore Trinchese, rinomata arteria del cosiddetto salotto buono di questo capoluogo.
 
Ad ispirarlo, non già i bei negozi alla moda, le vetrine luccicanti, il perpetuarsi delle vasche materializzate da gente d’ogni età, specialmente da ragazzi e giovani, la sala Bingo che vi si affaccia, bensì una presenza speciale, lì fissa sul marciapiedi, appoggiata al muro di un edificio, 365 giorni all’anno, vuoi con i rigori del freddo come accaduto di recente, vuoi con i quaranta e passa gradi estivi.

Giustappunto nel tratto fra la ricordata sala giochi e l’isolato dove ha sede l’istituto della Suore Stigmatine, ci si imbatte, immancabilmente, nella figura di un uomo, apparentemente e fisicamente minuscolo, ma, senza alcun dubbio, grande dentro.
La natura o il destino – non fa distinzione che si sia trattato dell’una o dell’altro – non sono stati generosi e benigni nei suoi confronti, la persona in discorso è completamente priva degli arti inferiori e dotata solamente di un abbozzo di quelli inferiori, due piccole propaggini idonee a farvi aderire appena le scarpe.

E però, si badi bene, malgrado egli si trovi messo così male nel corpo, quest’uomo non bisogna guardarlo o considerarlo con aria di gratuita compassione o di pietà. Difatti, egli é ricco, assai pieno nel suo interiore, basta accennargli un normale sguardo, prima ancora di porgergli un saluto, è già pronto a lanciarti un fascio di sorriso, sormontato dai suoi occhi luminosi: occhi che hanno il fondo verde – azzurro come certi strati del mare salentino e le pupille dal tono beige – marrone luminoso delle alghe.

Chi scrive, è solito indugiare un attimo passandogli accanto, non già, e tanto, al fine di lasciargli qualche euro, ma principalmente per incrociare il suo sguardo e ascoltare il suo ciao. Il risultato è che, pure nei momenti in cui è turbato da pensieri o da qualche peso, ne trae immediatamente un senso di sollievo, di serenità, d’ottimismo.

Per cui, il disinteressato e schietto suggerimento a chi si trovi a transitare da quel punto, è di fare la stessa cosa. Ne vale la pena.

Cosimino, così si chiama, è nativo di Porto Cesareo, ma ormai leccese a tutti gli effetti, si avvia a compiere ottanta anni e ciò nonostante, servendosi di uno scassatissimo furgone APE e accompagnato da qualcuno che lo assiste, fa due volte al dì la spola tra Via Trinchese e casa sua, in periferia verso il ponte di Monteroni.
Ma Cosimino è soprattutto un discreto monumento di umanità, un vero amico.
 

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