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10, 100, 1.000 Syriza

"Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo". Questa la famosa frase di Marx del 1848, all'apice di un periodo di grandi sconvolgimenti sociali e di progresso. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e certamente oggi quello spettro non si aggira più per l'Europa. Ma un'altra inquietante presenza sta guastando la festa delle élites tecnocratiche dell'Ue, nonché di molti governanti e politici europei. E' Syriza, la coalizione della sinistra antiliberista ed ecologista che in Grecia alle recenti elezioni ha ottenuto il 26% dei consensi diventando il secondo partito nel paese ellenico. Nessuno parla di Syriza, e nessuno ne ha parlato per mesi tranne che nel giorno in cui si è dovuto comunicare i dati elettorali. Su Syriza esiste la congiura del silenzio, una "conventio ad escludendum" mediatica. Syriza quindi non esiste. In compenso si parla molto di Nuova democrazia, il partito che ha vinto di misura le elezioni, un PdL greco senza le sporcaccionate del Berluska. E si parla anche del Pasok, un Pd greco con un po' più dignità. Cioè si parla - molto - dei collaboratori del liberismo.

Ma cosa ha fatto Syriza per guadagnarsi tanta fiducia da operai e ceti popolari? Qual è stata la "ricetta"? Semplice. Ha rifiutato di farsi coinvolgere nei meccanismi e negli affari dell'establishment politico. Mentre dava anima e corpo per far crescere il movimento antiliberista, manteneva la propria autonomia rifiutando alleanze e accordi elettorali con l'ex premier socialista George Papandreou in cambio di poltrone governative. "Ci releghereste in un angolo, con due o tre ministeri inutili" disse allora Tzipras, cogliendo il nocciolo del problema. Ricorda un po' la presenza della sinistra nel defunto governo Prodi, no? Una Syriza estremista, irresponsabile? Neanche per sogno. Questo è lo stereotipo che hanno costruito i media. Il leader di Syriza ha sempre ribadito il suo rifiuto ad uscire dalla moneta unica chiedendo però la rinegoziazione del debito. Come ebbe a dire Keynes molti anni fa, in un prestito la forza è anche dei debitori. Senza per questo inventarsi niente di particolarmente nuovo e originale. Da sempre la saggezza popolare ci ricorda infatti che fra creditore e debitore chi ha il coltello dalla parte del manico è in realtà il debitore che, se non paga più gli interessi sul suo debito, fa fallire il creditore. Lo spazio per la trattativa e per uscirne in modo onorevole evitando la macelleria sociale, c'era.



Quindi una Syriza a difesa coerente della popolazione greca e della sua dignità, ma responsabile e realistica. Orrore! Estremisti va bene, ma a patto che non si prenda più del 2 o 3% alle elezioni. Ma se si è "estremisti" e si prende il 26%, allora vuol dire che la gente comincia a capire, e questo è pericoloso per chi ha fatto del liberismo dal volto umano la propria linea politica. Il centro sinistra italiano intende rimuovere quel 26%. Facendo finta di non vedere che con un minimo di coraggio politico sarebbe possibile svincolarsi dalla servitù dei diktat del governo tedesco e dal ricatto della speculazione finanziaria targata Usa. Ma i don Abbondio di casa nostra questo coraggio non ce l'hanno, e non hanno neanche un minimo di autonomia di pensiero per immaginarsi che può esistere un'alternativa anche teorica al liberismo. Così assistiamo al penoso spettacolo di un Bersani che ad ogni stangata di Monti - pensioni, art. 18, Imu, e adesso sanità, pubblico impiego, scuola, enti locali - abbozza imbarazzato. Con Sel e Idv che cercano disperatamente di difendere la foto di Vasto quando ormai la decisione del Pd è chiara: allearsi con il centro-centro, bigotto e perbenista, di Casini.

E' bene tenere presente che la competizione fra PdL e Pd di cui ogni giorno siamo informati con un sacco di particolari fino alla noia è solo l'aspetto superficiale e meno importante delle questioni. In realtà è in corso una vera e propria guerra tra il capitalismo in versione liberista da una parte e gli interessi delle popolazioni europee dall'altra. Una guerra combattuta con ferocia e determinazione dai vari Monti, Merkel, banche e fondi di investimento. E in questa guerra Atene è in prima linea. Se Syriza sarà distrutta verrà dimostrato che un'alternativa non è possibile. Se altre "Siryza" nasceranno nei paesi europei, vorrà dire che l'inizio della fine del liberismo è cominciato. E noi siamo in ogni caso chiamati a dare il nostro contributo. Come ha detto il Che greco "La sola, vera sconfitta è una battaglia non combattuta".

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.131) 9 luglio 2012 18:03

    Credo che l’autore piuttosto che lanciarsi in sogni speranzosi sulla fine del "Liberismo", che poi in queste visioni altro non sarebbe che il capitalismo, ma non si può dire, farebbe meglio a farci capire come la sinsitra greca di Syriza intende sradicare dalla vita politica ellenica i suoi due mali più gravi, profondi e diffusi: la corruzione e il clientelismo.

    Una corruzione che succhia l’8% del pil greco a fronte di un poco più che tre per cento della corrottissima politica italiana, Un clientelismo praticato così massicciamente da far impallidire la migliore Democrazia Cristiana degli anni ottanta .

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