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 Home page > Tribuna Libera > La Bibbia è falsa! No, è vera!

La Bibbia è falsa! No, è vera!

Non saprei dire quanto tempo è necessario perché le scoperte scientifiche diventino sapere comune e condiviso. Ma, a volte, ci vuole davvero molto tempo.

Soprattutto se alcuni interessi politici intervengono per deviare la ricerca scientifica a loro vantaggio.

Un caso, probabilmente meno importante di tanti altri, è l’eclatante ampia pagina, corredata da un gran titolo e perfino da un bel disegno esplicativo, che Repubblica ha dedicato ad una “scoperta” che dimostra come i fatti raccontati dalla Bibbia siano stati smentiti dagli archeologi.

L’articolo titola “Da Gerico a Re Salomone la Bibbia smentita dagli archeologi israeliani” e cita le affermazioni controcorrente dell’archeologo Zeev Herzog.

Il quale ha rilasciato un’intervista al quotidiano Haaretz che ne ha fatto un lungo articolo pubblicato sul suo inserto settimanale. Peccato che tutto questo sia avvenuto il 29 ottobre del 1999 e non qualche giorno fa. La notizia-bomba di Repubblica è quindi un po’ datata; direi di una quindicina d’anni. Non si capisce che cosa abbia convinto il maggior quotidiano italiano a urlare ai quattro venti quello che già si sapeva da tempo (a meno che non abbiano letto un mio saggio sul trimestrale Il sogno della farfalla).

Anche il Fatto ha poi rilanciato la notizia per dire sarcasticamente qualcosa sulla nota indimostrabilità dei fatti religiosi. Ma anche sulla indimostrabilità, sulla base dei testi biblici, delle pretese ebraiche sulla terra che era Palestina e che oggi è Israele.

Non entro nel merito di questa stantìa polemica, chiunque abbia studiato un po’ i flussi migratori verso la Palestina negli anni Venti, Trenta e Quaranta sa benissimo che gli ebrei ci sono arrivati per fuggire dalle persecuzioni europee nel corso di un cinquantennio e poi per trovare una casa comune dopo la distruzione delle comunità ebraiche, non certo per un dettato biblico.

Ma non si può negare che l’archeologia israeliana, forse per accontentare i più religiosi o i più ottusi, abbia spesso scavato con l'intento di dimostrare la veridicità dei fatti raccontati nelle Scritture.

In fondo si conoscono le avventure ottocentesche di Heinrich Schliemann: studiò l’Iliade, si fece un’idea precisa dei luoghi dello scontro tra i greci e i troiani per la conquista dell’antica città, poi andò in Asia Minore e cominciò a scavare. Trovando i nove strati degli insediamenti di Troia e i gioielli attribuiti alla mitica regina Elena con cui adornò la moglie facendone un’icona (un po’ pop) dell’archeologia contemporanea.

Non è poi così strano dunque se anche gli archeologi israeliani si sono messi a scavare avendo come guida il testo ebraico.

E’ notizia di oggi che uno di loro avrebbe detto di aver “trovato la cittadella di Re David”, per essere immediatamente accusato da alcuni colleghi di essere uno che tiene "la Bibbia in una mano e la spada nell’altra"; qualsiasi cosa questo voglia dire.

A tutt’oggi la conquista di Gerusalemme - antica città dei Gebusei - da parte degli israeliti e il regno di David e Salomone, con la costruzione del Palazzo e del Tempio, oltre che la fondazione di un regno unico, ampio, potente e rispettato, sono ancora considerati miti inventati in epoca successiva per dare credibilità storica e attendibilità alla fondazione, questa sì reale, dell’Israele nato dopo il drammatico periodo dell’esilio babilonese.

Né più né meno di quanto alcuni archeologi tentano di fare oggi per attestare diritti epocali, storici o religiosi, alla legittimità di Israele.

Che peraltro non ne ha alcun bisogno perché il suo diritto ad esistere gli è stato riconosciuto dalla storia dello sterminio e dalla comunità internazionale nel 1948. Non dagli scritti di antichi esuli che cercavano di attribuirsi una rilevanza che non avevano mai avuto.

Né, tantomeno, da Dio all'alba dei tempi.

 

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