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Wikileaks: gli scoop che mettono nei guai Julian Assange

Avevamo lasciato Julian Assange, fondatore del sito Wikileaks – sito che pubblica informazioni riservate – alle prese con un’accusa di aggressione e una di violenza sessuale ritirata poi dopo poche ore dall’annuncio. Fu una giornata molto movimentata in rete. Assange è ormai un paladino della controinformazione e un personaggio ormai quasi mitologico (si raccontano di fughe precipitose, strani attentati etc...) nonché da poco diventato uno dei nemici pubblici numero 1 dei servizi segreti americani. Nonostante il sito esista da qualche anno (2006) è salito agli onori della cronaca dopo aver pubblicato il video “Collateral Murder” che mostrava come in un’azione di guerra l’esercito statunitense avesse ammazzato oltre 18 persone, compresi due giornalisti della Reuters (Saeed Chmagh e Namir Noor-Eldeen), ma è stata la pubblicazione di 70 mila documenti top secret (i cosidetti Warlogs, i diari della guerra) sull’Afghanistan a inizio luglio a renderlo ancora più inviso ai servizi e non solo. Anche molte associazioni umanitarie (come Amnesty), infatti, hanno criticato la messa in rete di quei documenti riservati, accusando Assange di aver messo in pericolo la vita di molti informatori afghani di cui risultavano i nomi senza che fossero in alcun modo nascosti. Da quel momento il viso di Julian Assange che fino a pochi mesi fa erano in pochissimi a conoscere ha fatto il giro del mondo e anche Wikileaks ha avuto un enorme balzo di popolarità tanto che quest’anno è tra i 50 migliori siti nella classifica del Time.
 
Dicevamo di qualche settimana fa. Beh la Procura di Stoccolma rende noto il mandato di arresto nei confronti di Assange (che vive spesso in terra svedese, la sede della Sunshine Press che edita WikiLeaks ha sede lì) per molestie sessuali e stupro. E’ quest’ultima, in particolare, a scatenare i giornali e la rete, date le voci che vogliono la Cia sulle tracce del fondatore di Wikileaks. Dal sito si difendono: “Accuse infondate” e in Italia subito si pensa a un corrispettivo statunitense del Trattamento Boffo, ovvero, per chi ancora non lo sapesse, si intende lo screditamento soprattutto a mezzo stampa del nemico, con accuse e dossier che poi si riveleranno infondati. Ecco, solo che quel “poi” si traduce in “immediatamente”, e il pomeriggio stesso, dopo l’annuncio delle accuse arriva la marcia indietro del procuratore. Assange è scagionato dall’accusa di stupro (ma rimane aperta l’inchieste per quella di molestie).
 
Insomma, sembra che stavolta i sospetti di un falso si siano rivelati giusti.
 
L’attesa nei giorni seguenti era per 15000 documenti che Assange dice di avere nel cassetto pronti per essere pubblicati, e quando l’altroieri ha comunicato su twitter che l’indomani (ieri, ndr) avrebbe pubblicato altri documenti il mondo intero si è interrogato su cosa sarebbe successo e quali scandali sarebbero stati rivelati. Puntuale ieri sera è arrivata la pubblicazione, ma l’unica notizia è che il documento è di tre pagine e ha deluso un po’ tutti. Nessuno scoop e nessuna notizia scottante, solo tre pagine, appunto, catalogate come segrete, ma che di segreto hanno ben poco. A firmarle è un think tank dal nome degno di un romanzo di Thomas Pynchon: “Red Cell”.
 
Il documento, intitolato “Cosa succederebbe se gli Stati esteri vedessero gli Stati Uniti come ‘Esportatori di terrorismo’”. Il documento si focalizza su come si sia data poca importanza al recrutamento di terroristi nordamericani – “non esclusivamente terroristi musulmani” - che possano compiere missioni contro target non statunitensi, facendo una lista di esempi a supporto delle proprie tesi. Questi cittadini sono utilissimi alla causa di Al Qaeda soprattutto perché “hanno passaporto statunitense, non hanno la classica fisionomia arabo-musulmana e possono comunicare facilmente con i leader radicali grazie al loro libero accesso a internet e altri mezzi di comunicazione”. “Se i regimi stranieri cominciano a pensare che la posizione degli Stati Uniti sulla rendition è troppo unilaterale, favorendo gli Stati Uniti ma non gli altri paesi questo potrebbe danneggiare gli sforzi Usa per la detenzione dei sospetti terroristi” e poi il documento parla anche del caso Abu Omar: “Ad esempio nel 2005 l’Italia ha emesso mandati di cattura per agenti Usa coinvolti nel rapimento di un religioso egiziano (Abu Omar - ndr) e il suo trasferimento in Egitto (...) Una proliferazione di casi del genere - continua il documento - potrebbe danneggiare non solo i rapporti bilaterali degli Stati Uniti con altri paesi ma anche danneggiare il nostro impegno globale nel contro-terrrorismo”.
 
Nulla di particolarmente scabroso, ma semplicemente una riflessione fatta da questo think tank che sul documento è così descritto: “Questo documento è stato redatto dalla Red Cell della Cia, che è stata incaricata dal direttore dell’Intelligence di portare un approccio ‘fuori dagli schemi’ che porti riflessioni e offra un punto di vista alternativo all’intera serie di risultati analitici”.
 
Questa ‘Cellula rossa’ è la stessa che ha redatto un documento sul perché l’apatia dei cittadini europei riguardo la missione in Afghanistan potesse non bastare a far dormire sonni tranquilli agli Usa, e si focalizzava soprattutto sulla popolazione tedesca e francese, quelle, in pratica, maggiormente avverse alla missione in questione. Il documento partiva dalla caduta del governo olandese a seguito della discussione sul rinnovo del contingente e sulle conseguenze che poteva avere e diceva: “Alcuni stati Nato, come Germania e Francia, hanno contato sull’apatia pubblica per aumentare il loro contributo alla missione, ma l’indifferenza potrebbe trasformarsi in un’ostilità attiva se i combattimenti in primavera e in estate portino a un aumento dei morti tra i soldati o i civili afghani e se un dibattito come quello tedesco si sviluppi in altri stati che contribuiscono con delle truppe”, e a quel punto la cellula analizzava la situazione politica in quei paesi (si parlava delle regionali che si sono svolte in Francia nel marzo scorso) e dava delle dritte di comunicazione da sfruttare in quegli stati: puntare l’attenzione sugli aiuti che si danno alla popolazione civile afghana, puntare su come una sconfitta possa provocare gravi conseguenze a livello di sicurezza in Germania, ma soprattutto sfruttare l’ascendente che Obama ha (aveva?) in quegli stati, piuttosto che l’immagine della donna in quel paese, facendole raccontare le esperienze sotto i talebani.
 
A leggere il documento non si può che convenire, però, con la domanda che il giornalista di Repubblica Federico Rampini si pone sul suo blog “Ma questi della Cia li pagano pure?”.
 
Martedì intanto Wikileaks era tornato a far parlare di sé soprattutto in Belgio e in Francia a causa dei documenti sul Mostro di Marcinelle. 1.235 pagine dell’inchiesta tuttora coperta da segreto istruttorio sul caso Dutroux, il pedofilo e pluriomicida belga erano state rese disponibili il 17 aprile 2009, ma solo un paio di giorni fa alcuni giornalisti se ne sono accorti, portandoli alla luce. In quelle carte (file, a dire la verità) c’è tutto: coordinate, testimonianze, conti bancari etc... tutto ciò, insomma, che riguarda il caso, compresa la testimonianza di Dutroux. Le polemiche non si sono fatte attendere, soprattutto da parte dei familiari delle vittime e di coloro che, per dirla con le parole di Cédric Visart de Bocarmé, procuratore generale di Liegi e capo di gabinetto al Ministero della giustizia all’epoca dei fatti, sono state esposte a tal punto a causa di questi documenti ma che “non hanno nulla da rimproverarsi”.
 
“Wikileaks ha fatto più scoop in tre anni di quanti ne abbia fatto il Washington Post in trenta”. Non sappiamo se sia proprio così, ma questa frase, pronunciata da Clay Shirky, la dice lunga su quello che è e sarà il ruolo di Assange & Co nei mesi e negli anni a venire.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.4) 29 agosto 2010 11:56
    Damiano Mazzotti


    Molto spesso la verità è più semplice...

    Ci sono molte donne che trovano molto stimolante fare sesso con una persona famosa...

    Poi in molti casi queste donne ci guadagnano in pubblicità...

    In altri casi ci sono donne con abitudini sessuali borghesi che quando si trovano a fare sesso con una persona libera e anticonformista si trovano in difficoltà poichè certe cose per loro sono sconvenienti..

    E Assange è molto australiano, molto libero e molto anticonformista e forse è un grande amante del sesso anticonvenzionale...
     
    Ma le donne in genere amano più i soldi e gli avvocati e meno il sesso...

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