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Violenza della polizia e diffusione delle armi negli USA. Il problema è di fondo

Si può parlare di Ferguson e dell'omicidio del diciottenne Michael Brown per mano dell'agente Wilson senza interrogarsi, ancora una volta, sulla diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti?

 

Forse non esiste una correlazione diretta con la vicenda, ma la presenza di un numero estremamente alto di armi private genera un cima avvelenato dalla paura, dove ogni conflitto diviene potenzialmente letale. Come scrive Matthew Yglesias su Vox.com, una popolazione che dispone diffusamente di armi da fuoco determina la presenza di una polizia iper-armata, pronta a tutto, poco incline al dialogo. Lo dimostra in modo drammatico il video diffuso ieri dalla polizia di Cleveland, in Ohio, relativo all'uccisione di un dodicenne nero da parte di due agenti di un distretto locale. Il ragazzino impugnava un'arma giocattolo puntandola contro i passanti e qualcuno aveva chiamato il 911 per chiedere di effettuare un controllo. Tra il momento in cui i due agenti scendono dalla volante e l'istante in in cui il giovanissimo Tamir Rice viene abbattuto con un colpo di pistola all'addome passano sì e no due secondi. L'approccio dei poliziotti è deciso e brutale, non c'è tempo per parlare né per chiarire la situazione. Il bambino non risponde con prontezza all'ordine di abbassare l'arma, poi rivelatasi finta, e bum, parte subito il colpo.

La polizia in America spara con preoccupante facilità, come se agisse in un teatro di guerra, e a farne le spese sono spesso giovani appartenenti alle comunità non-bianche più marginali. Uno degli elementi all'origine del fenomeno è senza dubbio la cultura americana delle armi, e la loro diffusione a macchia d'olio sul territorio nazionale. In questo clima di perenne tensione, le fratture sociali e razziali che ancora oggi solcano il paese sono alimentate dalla reciproca diffidenza tra una polizia a maggioranza bianca e gli abitanti dei quartieri neri o ispanici.

L'analisi di Vox relativizza, almeno inizialmente, il ruolo del razzismo. In paesi europei, come la Germania o l'Inghilterra, il numero di persone uccise dalla polizia è mediamente molto basso, rispetto agli Stati Uniti. Anche in quei paesi però esistono minoranze etniche e culturali estremamente numerose e il razzismo è un problema diffuso, al di là dell'Atlantico. Come spiegare allora questa differenza? Il problema principale, secondo Yglesias, va dunque identificato nella diffusione delle armi in un pese dove, mediamente, ogni cittadino ne custodisce una. Una popolazione armata determina la militarizzazione della polizia e la moltiplicazione delle situazioni nelle quali si ricorre all'uso delle armi da fuoco, con conseguenze spesso letali anche ai danni di persone innocenti e disarmate.

Il razzismo e la marginalità sociale però sono variabili determinanti. Se è vero che i giovani neri negli Stati Uniti sono ultra-rappresentati nelle statistiche relative ai reati a mano armata, è altrettanto vero che molti omicidi di afro-americani da parte della polizia sono avvenuti in circostanze che avrebbero richiesto un semplice richiamo o una citazione in giudizio. La degenerazione verso un esito violento e potenzialmente letale è molto meno probabile se lo stesso comportamento viene messo in atto da un bianco.

In effetti, molte ricerche dimostrano che i membri della comunità nera sono vittime di pregiudizi e di una percezione distorta da parte del resto della popolazione: i bambini o gli adolescenti di colore sono spesso percepiti come più grandi della loro età; in alcune circostanze ai neri vengono attribuiti dei poteri sovra-umani, in termini di forza e resistenza al dolore; spesso vengono considerati più aggressivi di quanto il loro comportamento autorizzi a desumere; nelle simulazioni, i partecipanti hanno difficoltà a distinguere le potenziali minacce dai civili inoffensivi, quando si tratta di persone non-bianche. A commettere questo tipo di errori non sono maschi caucasici selezionati tra i membri del Ku Klux Klan ma campioni statistici rappresentativi della popolazione americana. E questo è il problema, perché una polizia composta da persone “normali”, che rispondono in modo “comune” agli stimoli, si rivolgerà sistematicamente in modo più duro e prevenuto nei confronti delle persone di colore.

Di fronte ad una situazione del genere la riposta più logica sarebbe una revisione legislativa per limitare la diffusione delle armi private. Ma il possesso di uno strumento di difesa è un diritto sancito dalla costituzione e attualmente non esiste un consenso politico diffuso che possa mettere in discussione questo assunto. Di fatto, la maggioranza della popolazione statunitense difende il proprio diritto di possedere un'arma, percepita come una sicurezza e non come una potenziale minaccia all'incolumità propria o altrui. Questa percezione è per certi versi paradossale, se si guarda alle cifre, ma le lobby delle armi hanno da sempre gioco facile nel rafforzarla, grazie al costante sostegno assicurato dalla politica e dagli organi legislativi.

Intanto, mentre le proteste generate dall'omicidio Brown continuano in tutto il paese rilanciando il dibattito sulla violenza della polizia, molti negozi specializzati espongono offerte speciali per l'acquisto di armi e munizioni in occasione del Black Friday, il giorno dedicato allo shopping che precede le celebrazioni per il Ringraziamento. Negli stati Uniti esistono 48mila negozi di armi e molti centri commerciali, come Walmart, dispongono di reparti dedicati a pistole e fucili. Da domani il numero di revolver in circolazione potrebbe essere ancora più alto, in un paese scosso dalle tensioni razziali dove un altro morto innocente potrebbe essere la scintilla che dà fuoco alla miccia.

 

Foto: Michael Saechang, Flickr

 

 

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