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Viaggiare con Trenitalia: storie di ordinaria follia

Scusate se parlo di un caso personale ma sintomatico, credo, nel tempo della TAV.

Mia moglie si doveva recare per motivi famigliari nella sua città natale, nel Sud. Da brava internauta effettua la sua prenotazione via internet già quindici giorni prima, naturalmente con vagone e posto assegnato. Arrivato il giorno della partenza si reca alla stazione ma la sua vettura non esiste: vi è il numero precedente e poi i due successivi. L'orario di partenza ormai è vicino, quindi decide di salire e di parlare con il capotreno. Questo rimane impassibile come se fosse la cosa più normale del mondo.
 

Mia moglie si inalbera e fa notare che sette ore e mezza (tanto dura un viaggio di 550 chilometri) in piedi lei non li fa. Il funzionario delle FFSS risponde: "E che problema c'è. Si sieda su un posto qualsiasi e se dovesse salire il viaggiatore legittimo si vedrà". Mia moglie rimane scioccata. E' vero che è meridionale, è vero che l'apatia, la rassegnazione, l'arte di arrangiarsi le è famigliare oltre che nota, ma questa indolenza per lei è disarmante! Non le riesce facile credere che sia possibile cancellare due vagoni con posti assegnati e prenotati con due settimane in anticipo!

E il capotreno? Impassibile! Ha l'aria di chi ne ha viste di ben peggio. Questo per lui è una baggianata, è come bere un bicchier d'acqua fresca!

Passano cinque minuti e, inevitabilmente, arriva il proprietario del biglietto del posto occupato da mia moglie. L'educazione e il savoir faire all'inizio hanno la meglio, ma con il passar del tempo e con l'arrivo degli altri legittimi viaggiatori la cosa incomincia a degenerare. Pertanto si chiama il capo treno e si chiede il da farsi.

"Non ci sono problemi!" No Problem. "Tutti i passeggeri che non hanno il posto a sedere, vengano con me! ", urla il capotreno che ha trovato il piglio da condottiero. Si forma il corteo di passeggeri lungo gli angusti spazi: ognuno ha con sé due, tre bagagli. Commenti, grida, scambio di battute che hanno come refrain: "Ma che schifo!", oppure: "Intanto i politici vanno con la TAV", e ancora: "Con le tasse che paghiamo", "La colpa è degli statali che sono dei fannulloni (che non c'entra nulla ma fa sempre parte del repertorio)". "E' colpa di Berlusconi", "No è colpa della sinistra", "No è colpa dei sindacati che fanno sciopero e non vogliono lavorare"e via di questo passo.

Insomma il solito copione all'italiana dell'italiota qualunquismo.

Intanto si aprono le serrature delle porte che dà l'accesso ai vagoni di prima classe e un nuovo mondo si affaccia. I viaggiatori senza posto a sedere finalmente hanno trovato l'assise. Ora le tue sette ore le potrai fare in tranquillità, ascoltando il tuo mp3. Poi telefonami quando arriverai! 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.29) 9 marzo 2012 22:42

    articolo interessante!

  • Di (---.---.---.35) 13 settembre 2014 11:55

    Ahahahah disagio ridicolo. 


    Vi racconto di come un semplice "viaggio" da Napoli a Roma possa diventare un incubo, sempre grazie a Trenitalia, ma divido il racconto in andata e ritorno, ovvero come il "gap" di chi non ha accesso ad internet diventi incolmabile, ed il rapporto interpersonale non virtuale sia diventato totalmente ( e forse volutamente) inefficace.
     
    ANDATA: 
    Mi ricordo di avere ricevuto una promozione sulla mia mail. La trovo e acquisto il mio viaggio per il giorno successivo con fattura, sms sul cellulare, al costo di 19 Euro. 
    Il giorno successivo mi reco alla stazione appena 10 minuti prima della partenza del frecciarossa; salgo e trovo subito posto in una carrozza pulita e non affollata, mi accomodo al posto che avevo selezionato al computer.

    Al controllore dico il codice, che ricordo facilmente a memoria. Giusto il tempo di prendere il mio Mac, collegarmi ed inviare un paio di mail, e sono subito arrivato Ho fatto una doccia appena due ore prima, sono fresco, riposato e pronto ad affrontare la giornata di lavoro.

    RITORNO:
    Fa caldo a Roma, troppo caldo. Decido di anticipare la partenza, ma non mi va di ricollegare il computer. Farò fare tutto in stazione con calma, e salirò sul primo treno utile, ristorato dal fresco dell’aria condizionata.

    Vado al distributore automatico accerchiato da decine di "anime pie" che vogliono aiutarmi, ma mi ricordo che non emette la fattura.
     Mi avvio verso la biglietteria, dove, un solo distributore di numeri di turno, è gestito da un addetto dietro ad una delle ridicole "bancarelle" frecciarossa. A parte le condizioni di lavoro, mi domando come gli stranieri lo possano distinguere dagli innumerevoli "consulenti di viaggio" abusivi. Riflettendo, forse anche con un semplice intercity arriverei a Napoli prima del frecciarossa successivo a quello che è in partenza. Dopo luna breve fila, mi consegna il "numeretto" idoneo (secondo lui) e mi metto in coda. Sono le tre del pomeriggio, e mi metto in coda. Sul mio foglietto leggo "R 500", mancano appena 4 numeri. Un quarto d’ora dopo il mio numero è sul tabellone, e mi avvio velocissimo alla postazione,ma sopraggiunge una straniera col 499. 
    L’operatrice con la faccia antipatica, mi dice di aspettare, cosa che faccio pazientemente, ma l’intercity delle 15, 23 è oramai perso. Pazienza prenderò il prossimo frecciarossa. La signorina guarda con sufficienza il mio foglietto, e mi dice che è idoneo solo per i treni regionali. "Abbia pazienza" le dico " me lo ha dato il suo collega". Non vuole sentire ragioni; sto per sbottare, ma mi impongo di restare calmo. Ritorno alla bancarella dove nel frattempo si sono avvicendate almeno 4 persone. Questa volta prendo un "A 125" e mi rimetto in coda. 
    Non posso fare a meno di guardare l’operatrice antipatica, che sta "servendo"già da un pò e molto diligentemente un signore col numero "A 42". Il tempo passa, i numeri scorrono lentamente. Perderò anche questo frecciarossa, penso; siamo già al "A 118". Lei, invece, è ferma al signore dell’ "A 42". Entro in biglietteria e chiedo di un responsabile, esponendo in modo cortese quanto accaduto.
    Praticamente inascoltato, mi avvio alle macchinette rinunciando alla fattura.... (continua)

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