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Venezuela, Maduro resiste alla democrazia

Lo scorso 5 gennaio si è insediato il nuovo parlamento venezuelano, controllato con la cosiddetta supermaggioranza di due terzi dei seggi dalla coalizione MUD (Mesa de la Unidad Democratica). Come da attese, il presidente Nicolas Maduro ed il suo partito stanno contrastando con ogni mezzo il rispetto della legalità, in una escalation di crisi istituzionale che non promette nulla di buono. Del resto, che aspettarsi di differente da Maduro?

La MUD avrebbe ottenuto nelle elezioni 112 seggi su 167. Tale supermaggioranza di due terzi consente alla coalizione vincitrice di modificare la costituzione, decretare l’impeachment dei ministri e convocare un referendum popolare per rimuovere Maduro dalla presidenza. Fatale che Maduro scegliesse di asserragliarsi nel fortino della presidenza sino a completamento del suo mandato, cioè per altri due anni, sterilizzando il legislativo con le buone o le cattive.

E quindi, il 22 dicembre, il parlamento precedente, ad elezioni avvenute, ha nominato dodici giudici della Corte Suprema, e pochi giorni dopo l’ufficio elettorale della medesima ha deciso di congelare la proclamazione di tre eletti della MUD ed aprire una procedura di revisione del voto in otto collegi. Puramente casuale che, con le tre mancate proclamazioni, la coalizione vincente finisca sotto la supermaggioranza dei due terzi.

Altro giro, altra trovata di Maduro: un decreto presidenziale che priva il parlamento della supervisione dell’attività della banca centrale, e della possibilità di nominarne e rimuoverne i membri. In tal modo, Maduro tenta di blindare i suoi fedelissimi nell’istituto di emissione, che poi è la sua personale tipografia. Il decreto presidenziale consente alla banca centrale di secretare i dati di inflazione (che in Venezuela da molto tempo hanno smesso di essere resi noti) e di finanziare istituzioni statali senza autorizzazione parlamentare. Il tutto nel paese che, secondo costituzione, dovrebbe avere una banca centrale indipendente. La MUD si stava preparando a chiamare ad audizione parlamentare i vertici dell’istituto di emissione, per indagare sul segreto di Pulcinella del Venezuela: l’intensa e crescente monetizzazione del deficit pubblico, che sta conducendo il paese all’iperinflazione, stimata tra il 100 ed il 200%, in assenza di dati ufficiali.

Attendiamo sviluppi per il disgraziato paese sudamericano sperando che, alla fine, si eviti lo spargimento di sangue; allo stesso modo in cui attendiamo puntuali alcuni pagliacci italiani cimentarsi nell’appassionata difesa del sistema Maduro.

 

Foto: Emilia Garasino/Flickr

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