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Vendita allo scoperto

Short selling. Viene definito con un inglesismo. Vendita allo scoperto rende più l'idea ed è per questo che viene evitato questo termine. Rende troppo l'idea. Cioè la possibilità, o lo strumento, che viene offerta agli speculatori borsistici di vendere titoli che non si posseggono.

Se la stessa cosa venisse effettuata nella vita reale, fuori dal mercato borsistico e con beni che non siano i titoli o le obbligazioni, si verrebbe puniti dalla legge per frode e millantato credito, ma se effettuato in quel mondo non solo è consentito, ma diventa essenziale.

Sentiamo cosa dice in proposito Marco Pagano, noto redattore de "La Voce.info", circa il provvedimento, provvisorio per carità, preso da parte della Consob di sospensione di tale pratica per eccessivo utilizzo.

(...) divieti delle vendite allo scoperto imposti dalle autorità (...) mostra che essi danneggiano la liquidità del mercato e non offrono sostegno del mercato (tranne che tutt'al più nel brevissimo periodo).

Quindi la pratica di vendere beni o cose che non si posseggono, danneggiano la liquidità del mercato. Non si capisce però perché se le cose che si vendono sono titoli di borsa hanno questo effetto mentre se sono altri beni allora è truffa.

Questo dimostra secondo me due cose.

Quanto siamo stati condizionati dall'ideologia del capitalismo finanziario dominante. Quello dove il "buon senso" o comunque la logica e la consequenzialità delle cose, improvvisamente scompare, di fronte a meccanismi e pratiche che ci vengono poste come naturali e logiche, ma che non sono né naturali né logiche.

L'altra cosa che mi viene in mente è come la dialettica da azzeccagarbugli, da lacché del regime, venga messa al servizio del potere e trovi ampi spazi sui mass media, senza possibilità di replica o di contradditorio. Perché io ho provato a rispondere a quel tale economista, professore non della Bocconi ma del MIT, che le sue statistiche e conclusioni erano viziate confrontando i suoi stessi dati, naturalmente in un'altra ottica. Ma non ho trovato spazio ne su "La Voce.Info" nemmeno per dirmi che dicevo delle stupidaggini.

Il professorone indica un'evidenza empirica sugli effetti dei divieti delle vendite allo scoperto imposti dalle autorità di molti paesi nel 2008 dopo il fallimento di Lehman Brothers e mostra che essi danneggiano la liquidità del mercato e non offrono sostegno del mercato. Vero! Ma non si chiede quale era il danno rispetto ad una liquidità fittizia. Si scambiano beni e titoli fittizi. Aumenta quindi una messa in scena di liquidità fittizia, finta, dietro alla quale non vi è vero scambio di valore. Si passa di mano la proprietà fra un finto proprietario e un credulone acquirente. Ma senza nessuno scambio di valore reale.

La stessa logica di derivati, degli swap e via discorrendo. Un mondo cioè di truffatori, di rapinatori, di millantatori, ma tutto legalizzato e tutto sotto la protezione della legge. E naturalmente di questi economisti della Bocconi, del MIT di premi Nobel ecc ecc.
Ma che mondo abbiamo costruito?

Ma al di là dei dati statistici, dei numeri e delle formule matematiche , come si fa ad affermare che una pratica basata sull'inganno e sul millantato credito possa essere considerato pratica buona e giusta?

E questo non crea nessun moto di sdegno e di ribellione da parte di nessuno!

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